Ant-Man: quanto si discosta il film dal fumetto?

Siamo giunti quasi alla fine di questa carrellata di focus\editorial sui film Marvel in comparazione con i loro omonimi fumetti, paradossalmente dopo la dipartita della persona che creò realmente la Marvel, l’uomo, la leggenda, Stan Lee, al quale sarà dedicato quest’articolo. Ci mancherai molto, Stan.


Ad ogni modo, oggi parleremo del più piccolo, ma non meno grande, supereroe apparso sul grande schermo fino ad ora, Ant-Man.
Uno dei personaggi più sottovalutati e importanti dell’universo Marvel: fondatore degli Avengers, creatore di Ultron, scopritore del Microverso… Hank Pym è riuscito a rivoluzionare buona pare del mondo fumettistico di Lee. Nel film le sue potenzialità sono state rimpicciolite, termine voluto, ma ciò non toglie che resti comunque godibile.


Nei fumetti Hank Pym, l’Ant-Man originale, era sposato con una dissidente russa, Maria Trovaya, che viene tuttavia uccisa dal governo ungherese proprio per le sue affiliazioni politiche. Successivamente, il KGB imprigiona Hank e lo obbliga a lavorare per l’Unione Sovietica. Ma lo scienziato, una volta soperte le, nominate da lui, Particelle Pym, capaci di rimpicciolirlo fino alle dimensioni di un insetto, riesce a mettere fuori combattimento il KGB e a fuggire.


Janet Van Dyne, nei fumetti, è la figlia di un collega e amico di Hank, Vernon, ucciso da un alieno. Per aiutarla a vendicarsi, Hank la rende sua socia, e così nacque Wasp, capace, oltre a rimpicciolirsi, di volare, grazie alle sue ali frutto di una mutazione genetica.


Nel film non viene citata la fragile mentalità di Hank Pym, deteriorata dall’eccessivo utilizzo delle Particelle Pym, che lo porta più volte a picchiare sua moglie.


Nel prologo del film viene mostrato Mitchell Carson, un collaboratore di Stark. In futuro, egli sarebbe dovuto diventare il terzo Ant-Man, ma a causa della sua brama di potere, non vide mai realizzarsi il suo sogno.
Hope Van Dyne, nei fumetti, è sì la figlia di Hank e Janet, ma appartenente ad una realtà alternativa, nella quale per qualche tempo è stata una supervillain conosciuta come Regina Rossa.
Nei fumetti, Hank è colpito non tanto dall’abilità di Scott, quanto dalla sua bontà d’animo: egli infatti, sì, ruba l’armatura con grande abilità, ma non per i soldi: la indossa al fine di combattere Crossfight, che aveva rapito l’unica dottoressa in grado di curare sua figlia, affetta da una malattia cardiaca genetica. Una volta assicurato Crossfight alla giustizia, Scott restituisce la tuta a Hank, disposto anche a costituirsi. Pym, però, decide di farlo diventare il nuovo Ant-Man, proprio per il suo altruismo.


Il Regno Quantico, nei fumetti è conosciuto come Microverso, ed è un vero e proprio universo a parte, con proprie forme di vita, imperi e galassie.
Il Ghost nei fumetti è molto diverso da quello presentato nel film: oltre a non possedere alcun nome, utilizzava la sua tecnologia intangibile per sabotare famose corporazioni, tra cui la STARK stessa. Per aumentare i suoi profitti, si è unito ai Thunderbolts per un po’, per poi redimersi e donare tutta la sua attrezzatura alle Parker Industries.


Nei fumetti il padre di Ava ha uno spessore assai maggiore: è un vero supervillain conosciuto come Testa d’Uovo, prima una spia infallibile che vendeva appunti su tecnologie atomiche, poi un geniale scienziato capace di rivaleggiare con Hank stesso.


La figlia di Scott, Cassie, prima del climax finale, dice a suo padre che gli servirebbe qualcuno che gli guardasse le spalle, e che quel qualcuno potrebbe essere lei. Ciò è collegato ai fumetti perché sarà proprio lei la terza Wasp, o anche Giant Girl, ma che andrà incontro ad una tragica fine per mano, involontariamente, del Dottor Destino.


Jimmy Woo, mera comparsa nel film, nei fumetti è un agente sia dell’FBI che dello S.H.I.E.L.D, conosciuto per aver fermato il (non tanto politically correct) terrorista cinese Artiglio Giallo.
Nei fumetti Sonny Burch non era solo un agente del mercato nero delle armi, ma una delle teste della compagnia Cross.

 

Andrea De Venuto

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