In difesa del fantastico: l’essenza della creatività umana

Cos’è il fantastico? L’infinito orizzonte a cui può attingere la mente umana. Il fantastico è la materia prima da cui sono stati creati i miti, le fiabe, le favole, le leggende ed i diversi generi di narrativa. Erroneamente si pensa che sia qualcosa di infantile, oltre che naturalmente si confonde il genere “fantasy” con il fantastico. Essi in realtà sono due cose ben diverse, come abbiamo già accennato nel precedente focus de La mafia raccontata nei libri fantasy.  Il Fantastico è in realtà così intersecato nella nostra vita da non accorgersene nemmeno.

Nel focus precedente avevamo dimostrato come dei, mostri, miti ed oggetti magici fossero associati alla vita di tutti i giorni. Un esempio potrebbe essere la nota malattia mentale “Narcisismo”, nato dal mito di Narciso, un uomo maledetto ad amare solo sé stesso e per questo colpevole della sua tragica fine. Ecco come la fantasia dona nomi e concetti alla realtà, aiutando gli uomini a comprenderla e catalogarla.

D’altronde, i miti servivano non solo per intrattenere, ma anche per trattare i dilemmi dell’animo umano.

Il fantastico è l’origine dei generi fantasy, horror e fantascienza. Sussurra agli scrittori storie meravigliose o terrificanti. È la culla del Signore degli Anelli, Le montagne della follia e la Trilogia della fondazione. Senza di esso, l’uomo sarebbe un automa.

Ispira anche i pittori, altrimenti non ci sarebbero stati angeli, divinità e mostri nelle più belle opere d’arte della storia. Sarebbe esistita la Venere di Botticelli, se l’essere umano fosse stato privo di fervida immaginazione?

Canta ai drammaturghi, perfino agli scienziati, accompagnandoli a conoscere il creato. Ma ha anche un lato oscuro, in quanto alimenta le menti terrorizzate ed ignoranti, generando stragi, morti e paura. La caccia alle streghe o gli attentati terroristici religiosi ne sono un esempio.

L’immaginazione umana, con i suoi pro e contro,  è ciò che ha portato l’evoluzione della nostra civiltà. Mica male per qualcosa da poppanti. Se i miti fossero stati insignificanti, perché donare nomi di dei, eroi o creature fantastiche a pianeti, asteroidi, stelle o costellazioni? Chi avrebbe mai saputo che il noto marchio per creare email, Thunderbird, deriverebbe dal famoso Uccello del Tuono della cultura nativo americana?

Gli androidi, ormai divenuti realtà, erano già presenti, in forma diversa, nei miti antichi, con i servi meccanici di Efesto o il Golem ebraico, per poi rinascere, con termine che conosciamo oggi, nel romanzo fantascientifico di Auguste di Villers, L’eva futura. Per non parlare dei modi di dire o le imprecazioni, tutti influenzati dal backgroun popolare. Il famoso “Tallone d’Achille”, da dove verrebbe?

Altro esempio, dove scienza e fantastico si uniscono: la sonda spaziale “Ulysses” trae il proprio nome dall’omonimo eroe greco, protagonista principale dell’Odissea e personaggio secondario importante nell’Illiade. Ulisse è simbolo della curiosità umana verso l’ignoto, della ricerca della conoscenza. Ulisse, l’eroe che si avventurò verso rotte inesplorate, così come ha fatto la sonda nello spazio, per studiare il sole e l’eliosfera.

Immergendoci nell’orrore, come detto nel focus precedente, molti eventi di cronaca nera assumono il nome di creature da incubo per enfatizzare la tragedia, un esempio calzante è l’orco pedofilo. L’orco durante i secoli perse il ruolo di sovrano degli inferi, per diventare una creatura fiabesca, spesso dotata di poteri magici e forza sovrumana. Rimase però il suo amore per la carne umana, in particolare quella dei bambini. L’orco, quindi, enfatizzerebbe il ruolo del carnefice nei confronti delle piccoli vittime, esattamente come farebbe l’omonima creatura nelle fiabe.

Inoltre, possono opere di fantasia nascondere critiche e provocazioni sociali o storiche profonde e coraggiose? Certamente, a volte è stato proprio il fantastico il mezzo per far valere il proprio pensiero in ambienti decisamente opprimenti o bigotti (La fattoria degli animali vi dice qualcosa?).

Analizziamo brevemente  la situazione dell’editoria italiana nei riguardi tre generi derivanti dal fantastico: fantasy, fantascienza ed horror.

Il primo è, socialmente, associato al mondo infantile. Sono i ragazzi il pubblico più prolifico nel settore, mentre la proporzione di adulti che legge fantasy è inferiore a chi predilige gialli, narrativa o rosa.  Come espresso nell’analisi Mostri in ritardo. Perché l’urban fantasy non arriva?, la cultura italiana ha avuto, nel passato, esempio di opere che traevano dalla mitologia o dal folklore, ma sono sempre state “controllate” e “soffocate” da un clima molto religioso e poco incline ad ambientazioni estranee a quelle cristiane. Basta pensare che, mentre il Romanticismo tedesco ed inglese prediligevano soggetti sovrannaturali, quello italiano era più legato o ad ambientazioni storiche (Manzoni) od a problematiche sociali (Ugo Foscolo). È vero che le poesie di Leopardi presentano un’impronta classicista, ma purtroppo l’elemento Fantastico non era il tema principale del movimento italiano. Ciò era dovuto al fatto che l’Italia all’epoca non era una nazione unita ed ha poco “pubblicizzato” l’elemento fiabesco o gotico, prediligendo invece altri temi. Il Fantastico, quindi, non era inteso come movimento unificatorio nazionale in quanto il territorio era ancora suddiviso in vari stati.

Ultimamente c’è un nuovo risveglio verso il genere, ma la strada è molto ardua, dato che ancora si associa il fantasy all’infantilismo, dimenticandosi che ci sono opere che non sono per nulla per bambini (Berserk, con i suoi mostri, uccisioni e stupri, non è proprio un’adorabile fiaba da raccontare a un tenero pupetto prima di andare a dormire).

Ora passiamo all’horror: se il fantasy era per bambini, l’horror è per i disturbati. Almeno, questo è il pensiero dell’italiano medio. È come specie di creatura rara, tenuta in alcuni zoo (editorie) specializzati, ma solo poche persone possono apprezzare il suo aspetto orrido, guardando oltre le apparenze. Se tu leggessi horror, saresti o un satanista o un serial killer. Peccato che nessuno ha mai preso in considerazione come certi libri religiosi siano pieni di donne che decapitano uomini, stupri, incesti, pedofilia e un “sano” principio xenfobo.

Come con il fantasy, l’elemento d’orrore è stato poco pubblicizzato, per tutta a una serie di problematiche sociopolitiche. Eppure, ad esempio, abbiamo avuto dei romanzieri di vampiri, ad esempio Salgari, noto soprattutto per le storie d’avventure come Il corsaro nero o Sandokan, scrisse anche racconti  gotici/horror.

L’horror non è solo sangue, mostri ed azioni distruttive, il genere scava nell’animo umano, fino all’emozione primaria: la paura. Un sentimento che non dobbiamo assolutamente sottovalutare, dato il clima odierno di xenofobia che si sta rapidamente diffondendo.

La paura cambia le persone, le porta a diffidare, a compiere atti estremi. Ma la paura è anche un mezzo per tenerci vivi.

Perché le persone si allontanano dall’horror? Perché hanno paura di guardare l’abisso del proprio animo.

La fantascienza è la letteratura del futuro, o meglio, è la letteratura che tratta di possibili sviluppi futuri della società umana. A differenza dell’horror o del fantasy, la fantascienza è il “figlio” del Fantastico più’ legato alla nostra tecnologia, con tema principale proprio il rapporto tra uomo e scienza, ma anche tra l’uomo e l’ignoto. Il genere fantascientifico, così come lo conosciamo oggi, nacque intorno alla fine del diciannovesimo secolo e inzio del ventesimo, tra i suoi più’ grandi esponenti di quei primi anni c’erano H.G Wells e Jules Verne. Ovviamente, già prima vi erano opere che potevano essere considerate fantascientifiche, come Frankestein di Mary Shelly.

La fantascienza sembra avere un proprio pubblico di fedeli lettori  e pare essere il meno giudicato dei tre generi, forse perché è, ironicamente, quello più’ legato alla modernità. Insomma, se ti guardi Star Trek sei un uomo virile, se ti guardi Queste oscure materie sei un poppante, invece se ti vedi Suspiria sei uno psicopatico che ama guardare le ballerine mezze nude venire uccise da creature malefiche.

Figlioletto del genere fantascientifico è il distopico, ovvero un’ucronia dove il mondo è andato letteralmente a farsi benedire. Nel distopico è l’uomo l’artefice della sua corruzione, se il mondo è andato a quel paese è solo grazie a lui. Un esempio calzante di distopico è 1984 di Orwell. Perché il genere distopico piace? Perché propone ostacoli che il lettore, assieme al protagonista, dovrà superare per cambiare sé stesso ed il proprio futuro.  Inoltre, la distopia è un genere terribilmente vicino alla realtà, basta vedere come 1984 sia l’enfasi della dittatura staliniana oppure nazista.

Il distopico è un genere che attualmente sta andando in voga soprattutto tra i giovani, merito del periodo di Hunger Games e filoni vari.

Naturalmente, i tre generi possono fondersi tra loro, dividendosi in sottocategorie, alla fine non sempre c’è una netta divisione tra horror, fantasy oppure fantascientifico. Un esempio è La Torre Nera di Stephen King, dove sono presenti i tre generi in un puzzle tematico armonico.

In conclusione, è abbastanza curioso che molte persone che considerano i derivati del fantastico come qualcosa di infantile, vivano circondati da esso senza rendersene conto, usandoli spesso come mezzi di propaganda o materia di studio. Il fantastico è sempre in movimento, cresce, si adatta alle nuove esigenze e ai nuovi interrogativi della società.

Ovviamente abbiamo dovuto fare una breve analisi  sui tre generi, ma in futuro abbiamo intenzione di dedicare un focus a ciascuno, approfondendo anche le origini storiche e sociali.

 

Debora Parisi

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Photo credits immagine in evidenza: Joel Robinson