Il confine dell’ombra: intervista esclusiva a Gianluca Arrighi

Celebre avvocato penalista romano, è considerato uno dei maestri del legal thriller italiano, ed è autore dei seguenti romanzi: Crimina romana (2009), Vincolo di sangue (2012), L’inganno della memoria (2014).
 
La sua è una penna noir capace di regalare ai lettori personaggi e trame mozzafiato, tant’è che L’inganno della memoria diventerà presto un film.

Noi l’abbiamo intervistato per carpire i suoi segreti e sapere di più sul suo prossimo romanzo Il confine dell’ombra che uscirà quest’anno ad aprile. Ecco cosa abbiamo scoperto…

 
 
 
Ha carta bianca e tre aggettivi per descriversi…
 
Semplicemente, sono un avvocato penalista e un autore di romanzi a sfondo criminale e giudiziario. È sempre difficile descriversi, soprattutto in positivo. Quindi, per ciò che riguarda i tre aggettivi, direi: pigro, goloso e un po’ nevrotico. 😉  

Mai senza?
 
Un buon libro.

Cosa le piace leggere?
 
Prediligo, anche per deformazione professionale, i thriller e i noir. Rimango sempre affezionato in modo viscerale alle mie letture giovanili, che spaziavano da Edgar Allan Poe a Geroge Simenon, da James Ellroy a Raymond Chandler, da Daschiell Hammert a Stephen King. Tra gli italiani, su tutti, l’immenso Giorgio Scerbanenco.

Se dovesse esprimere tre desideri?

 
Mi basterebbe un mondo migliore, per le mie figlie e per tutti i giovani che vivono in questo tormentato periodo storico.

La sua vita in un tweet?
 
Davvero troppo pochi centoquaranta caratteri! 😉

Ci parli del suo ultimo romanzo. A chi lo consiglierebbe e perché?
 
Uscirà ad aprile e s’intitolerà Il confine dell’ombra. La storia riguarderà una complessa indagine della UACV, l’Unità di Analisi del Crimine Violento, ossia la sezione speciale della Polizia di Stato creata nel 1994 per supportare l’autorità giudiziaria nel casi di omicidi particolarmente efferati. Diciamo che non lo consiglierei ai deboli di cuore e agli amanti dei libri Harmony.

Come nascono i suoi personaggi, vi è un collegamento con la realtà?
 
Tutto ciò che scrivo nasce dalla professione che svolgo, fatta di indagini, delitti e processi penali. Per questa ragione, nei miei romanzi, c’è sempre un collegamento con la realtà criminale e giudiziaria. L’Arrighi scrittore e l’Arrighi avvocato sono complementari e inscindibili.

Le ambientazioni che sceglie provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?
 
Nessuna proiezione dell’anima, per le ambientazioni dei miei romanzi pesco nel torbido della nostra società.

Quale messaggio vuole trasmettere ai lettori con i suoi romanzi?
 
Per un giurista, oggi, scrivere un romanzo non può prescindere dall’impegno sociale. Nei miei libri cerco sempre di tessere trame noir denunciando, al tempo stesso, vizi e malfunzionamenti della martoriata giustizia italiana.  
 
È già al lavoro su un nuovo libro?
 
Of course! 😉
 

Silvia Casini

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