Il capolavoro: intervista esclusiva ad Amanda Melling

Amanda Melling è cresciuta tra le montagne del Piemonte e il mare della Liguria. Attualmente vive in un cottage in Irlanda, con i suoi tre figli e il suo compagno. Ama il buon cibo, la fotografia, i corvi, il folklore e soprattutto i libri, da leggere e da scrivere.

Gestisce la collana di narrativa rosa Amaranta di Antonio Tombolini Editore, grazie alla quale scova talenti letterari e offre al pubblico storie di donne contemporanee coraggiose, avventurose, romantiche e sognatrici.

Il suo ultimo lavoro pubblicato è Il capolavoro, un giallo a tinte romance molto frizzante, e se volete saperne di più sul suo libro e sul suo percorso professionale, vi invitiamo a leggere l’intervista qui sotto.

 

Ha carta bianca e tre aggettivi per descriversi…

Sicuramente sono una persona astuta, ambiziosa e vulcanica.  Queste tre caratteristiche del mio carattere, insieme, mi permettono di arrivare sempre ai traguardi prefissati, e spesso senza troppa fatica.

Mai senza?

Mai senza olio extravergine di oliva, vino rosso e peperoncino. Tre cose da cui dipende il buon umore delle mie giornate. Se poi posso avere anche del caffè lungo d’asporto, che mi possa seguire nelle mie passeggiate sulla spiaggia, sono la persona più felice del mondo.

Cosa le piace leggere?

I miei gusti variano molto in base al periodo. Da ragazzina adoravo Stephen King, la saggistica e i romanzi d’avventura, ora tendo più verso i gialli e il mainstream. Ho però delle fissazioni, che riguardano la letteratura e anche il cinema. Una storia deve sempre essere ambientata in un luogo isolato, come una foresta impenetrabile, un faro sulla scogliera o una villa in aperta campagna. Poi come direttrice editoriale della collana Amaranta di Antonio Tombolini Editore, mi diverto a leggere storie d’amore, ma sempre con una venatura originale all’interno. La classica struttura del genere rosa non è quello che cerco e nemmeno ciò che amo leggere.

Se dovesse esprimere tre desideri?

Vorrei finire di sistemare il mio giardino. Devo fare una zona rocciosa, mettere una tinozza scandinava e un forno a legna per le pizze. Ma con tre figli non c’è mai possibilità, assorbono tutto il mio tempo e le mie risorse. Mi piacerebbe essere tradotta in inglese, per una casa editrice in Irlanda. Questo perché ormai la mia vita è in questo paese, e sogno di poter creare una piccola casetta di legno sulla strada dove lasciare i miei libri,  dove la gente possa acquistare i miei romanzi senza assistenza. È una formula molto usata nei paesi nordici. In Danimarca, ad esempio, vengono vendute le uova, le verdure, e persino oggetti di casa. Le persone inseriscono i soldi dentro a una piccola scatola, prendono il prodotto e se ne vanno. Il mio terzo desiderio è sicuramente riuscire ad avere un piccolo rifugio lontano dal mondo, dove passare le vacanze. Magari sull’isola di Clare, o accanto a un fiume, visto che la pesca mi ha sempre appassionato. Sono tutti desideri materiali. Forse perché per il resto, sono piuttosto fortunata.

La sua vita in un tweet?

La #vita in un #tweet. Scherzo. Odio i social, ad esclusione di Instagram, quindi non posso rispondere.

Ci parli del suo ultimo romanzo. A chi lo consiglierebbe e perché?

Il mio ultimo romanzo è Il capolavoro, che ha inaugurato la collana Amaranta. Lo consiglio a chi ama quei gialli dove bisogna  dimostrare che si è in grado di scoprire l’assassino prima che venga svelato. Mi sono divertita molto a scriverlo.

Come nascono i suoi personaggi, vi è un collegamento con la realtà?

Non c’è veramente mai. I miei personaggi non ricordano persone che sono passate, nemmeno di sfuggita, nella mia vita. A volte però rimango particolarmente colpita dalle ambientazioni cinematografiche. Quelle incidono molto sul mio immaginario. Ad esempio, non riesco a liberare la mente dal negozio dell’isola in The wicker man di Robin Hardy. Mi viene sempre voglia di scriverne ogni volta che inizio un nuovo romanzo. Si può dire che i miei personaggi prendano spunto essenzialmente dal cinema. In questo giallo, in particolare, mi sono ispirata alla figura di Agatha Raisin, che ha avuto molto successo in Inghilterra.

Le ambientazioni che sceglie provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?

Quelle invece sono sempre reali. Mi piace osservare le case, i piccoli dettagli nei giardini, le tende, le decorazioni. Spesso fotografo ciò che mi colpisce, e poi utilizzo le immagini per ricreare un luogo perfetto nei miei romanzi. Unisco diverse case, vie e negozi, spesso lontani fra loro, ricreando un’atmosfera che per me ha sempre senso di esistere.

Come può riassumere ai suoi lettori il suo romanzo? Qual è il messaggio che vuole trasmettere?

Essendo un giallo in stile classico non contiene all’interno particolari metafore. Anche riassumerlo, senza svelare troppo, è impossibile. È la storia di una donna che inizia a sentirsi un po’ vecchia, e che, oltre a innamorarsi, durante una vacanza in montagna, dovrà anche improvvisarsi investigatrice. Non tanto per la morbosa curiosità che potrebbe rapire la mente umana, ma per salvaguardare se stessa, la sua vacanza, e forse anche la sua vita.

È già al lavoro su un nuovo libro?

In questo momento sto lavorando a tre progetti contemporaneamente: un romanzo fantasy per ragazzi, che è ancora agli inizi, un ricettario mediterraneo per il mercato anglosassone che ormai è quasi concluso, e un romanzo incentrato sulle eccellenze culinarie italiane, che sta cercando la sua strada nelle scrivanie delle varie redazioni e che spero di poter pubblicare presto.

 

Silvia Casini

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