La profezia del male: recensione

Tra tavole ouija e oggetti voodoo il cinema horror ha sempre avuto modo di raccontare trame sul filo della tensione, toccando di conseguenza argomenti come il contatto metafisico con presenze dell’aldilà; l’ultimo esempio in materia è stato l’acclamato Talk to me, dove tramite una strana mano mummificata chiunque poteva contattare anime tormentate di gente defunta.

Adesso è la volta di un’altra pellicola ad azzardare questo tipo di approccio narrativo, e lo fa parlando di tarocchi maledetti che richiamano antiche maledizioni o spiriti maligni.

Tratto da un libro di Nicholas Adams, La profezia del male, diretto dal duo di esordienti Spenser Cohen e Anna Halberg, è quindi la vicenda di un gruppo di giovani amici “assortiti” che incombe in un mazzo di tarocchi, nascosti in una casa di villeggiatura immersa nel verde.

Tra questi ragazzi c’è Haley (Harriet Slater), un ‘appassionata di astrologia e cartomanzia, che decide di leggere le suddette carte agli altri, un po’ per divertimento, un po’ per curiosità.

Ciò che però ne verrà fuori è il richiamo di una forza malefica, capace di compiere il destino di ognuno di loro, portandoli verso morte certa.

E mentre uno per uno cascano vittime di inaspettati incidenti, spetterà ad Haley stessa assieme agli altri sopravvissuti tentare di fermare questa maledizione, scoprendo innanzitutto quale storia oscura si cela dietro quei tarocchi maledetti.

Con fare molto basico e anche riecheggiante una certa vecchia scuola di cinema horror, La profezia del male apre le danze con la voglia di narrare una trama simil La casa o La notte dei demoni, grazie a questo gruppo di ragazzi alle prese con un potere malefico, evocato da un oggetto misterioso dentro una casa antica.

 

E non si disdegna in fin dei conti neanche il pregio di basare la semplice trama su un body count efficace e funzionale al genere slasher, certo con una dose splatter moderata e celata da incomprensibili ritmi veloci, con morti che comunque possono fare il verso a un Final destination qualsiasi.

Purtroppo il film del duo Spenser e Cohen mostra poi il fiato corto per via una mediocre scrittura, con una sceneggiatura piena di improbabilità e strafalcioni narrativi, scemando l’operazione di fondo e senza dare una certa profondità all’argomento cardine del film: i tarocchi e gli spettri che questi oggetti evocano.

Infatti ognuna di queste presenze maligne, un po’ come I 13 spettri del 2001 diretto da Steve Beck, ha una sua caratterizzazione (c’è la dama nera, il giullare, il mago, e così via) ma senza però dare profondità all’operazione in sé; sono fini a se stessi e si lasciano seppellire dalla superficialità che la sceneggiatura presenta, il tutto tra caratterizzazioni banali dei personaggi e momenti alquanto ridicoli involontari, il tutto contando sulla presenza di “nuovi” volti della Hollywood attuale quali sono il Jacob Batalon dello Spider-man con Tom Holland e la bellezza indiana Avantika, vista nel recente remake musical di Mean girls.

Lungometraggio all’acqua di rose, La profezia del male poteva avere il pregio di riportare un certo richiamo agli horror di una volta nella forma, ma finisce per divenire un lungometraggio a dir poco mediocre nel complesso dei suoi risultati.

Mirko Lomuscio