Con Antonella ho scommesso sul nome dell’attore di Taxi Driver, confondendo Al Pacino con De Niro. Pegno della scommessa: 24 ore senza Facebook.
Avrei preferito non mangiare dolci per un mese. Antonella è removibile “Sarà disintossicante” – dice con un bel sorriso. Avrei preferito farlo bevendo acqua e limone.
Antonella mi invia un messaggio alle 23.45: “Silvia inizia a procedere con la disattivazione del tuo profilo. A mezzanotte in punto il tuo profilo non esisterà più. Se a quell’ora vedo ancora il tuo profilo attivo, invece di uno, saranno due i giorni senza Facebook. Ricorda, tu non esisterai più su Facebook”.
Comincio a sudare freddo.
Ma come si fa a cancellarsi da Facebook?
Antonella insieme ad altri amici mi hanno assicurato che riattivarsi sarà facilissimo.
E se non accadrà?
Se Facebook non mi vorrà più nel suo mondo?
Vorrei sbattere la testa contro il muro, anzi contro il computer.
Magari lo rompo e ho la scusa con Antonella.
Una domanda martella la mia mente: “Perché ho fatto questa stupida scommessa?”.
Ho solo quattordici minuti per trovare il modo di disattivare il mio profilo. Quattordici minuti per sparire da Facebook. Cinque minuti li perdo a guardare i post dei miei amici con nostalgia. Come farò per un intero giorno senza incontrarli? Come farò a trascorrere un giorno senza curiosare nelle loro vite? Sono sicura che si accorgeranno della mia assenza.
Antonella invia un altro messaggio: “Clicca sulla freccetta in alto a destra, vai su impostazioni, sicurezza e clicca su disattiva account”.
Il momento è arrivato. Devo cliccare su “disattiva il mio profilo”. Davanti agli occhi, solo foto dei miei amici con scritto che mancherò a loro. Come prima foto c’è anche quella del ragazzo che mi piace “Andrea will miss you”. A volte è bello giocare sull’assenza. Immagino lui disperato che mi cerca, cliccherà sul mio nome e apparirà la scritta “profilo non disponibile”.
Ricevo un altro messaggio. Sempre Antonella: “3 minuti”. Devo fare presto, altrimenti i giorni senza Facebook saranno due. Facebook mi chiede nuovamente se sono sicura o se voglio solo uscire dal mio account senza disattivarmi. Non ho scelta, devo farlo. A mezzanotte in punto ricevo il messaggio di Antonella: “Brava. Non sei più nel mondo di Facebook”.
Chiudo il computer, sperando di addormentarmi. Il sonno non arriva. Sono abituata ad addormentarmi leggendo i post dei miei amici, aspettare un “mi piace” sull’ultima foto delle mie gambe stese a prendere il sole, augurare a tutti la buonanotte e lasciare il computer aperto nel lato vuoto del letto. Tra le mani, il mio cellulare, con la voglia di inviare messaggi a tutti i miei amici. E’ tardi, stanno già dormendo. Non voglio disturbarli. Scendo dal letto.
Inizio a vagare per la casa. Sono nervosa. Apro la tenda. E’ una notte di luna piena. La fotografo. Voglio far vedere la foto ai miei amici di Facebook. Non posso. Stanotte la foto la guardo solo io. Immagino la bacheca di Facebook, piena di immagini bellissimi della luna. Guardo la foto e poi guardo nuovamente la luna. Non riesco a togliere lo sguardo dal cielo. La mia testa è all’insù. Quanto è bella la luna.
Vado in sala. Nella libreria ci sono tanti libri, alcuni mai terminati. Ne prendo uno e me lo porto a letto. Inizio a leggerlo. La prima pagina la rileggo tre volte, la mia mente è distratta a pensare cosa sta accadendo su Facebook, cosa stanno facendo i miei amici e alla luna!
Parole sdraiate sul libro iniziano ad entrare nella mia mente. Quella storia mi avvolge fino a farmi sorprendere dal sonno. Appoggio il libro sul comodino.
Alle 4 e mezza mi sveglio. Prendo il cellulare in mano. Clicco su Facebook per vedere se nella notte sono arrivati nuovi “mi piace”.
Davanti a me la copertina blu di Facebook che mi chiede il mio email e la mia password. Sono tentata a collegarmi e a staccarmi nuovamente.
Antonella sta dormendo. Di sicuro non se ne accorgerà. Scrivo il mio indirizzo email. Scrivo la password, manca solo l’ultima lettera. Mi fermo.
Ma perché sono cosi debole? Ho fatto una scommessa. L’ho persa. Devo rispettare i patti. C’è un mondo vero fuori da Facebook. C’è una luna vera fuori da Facebook. Metto il cellulare in carica in sala, invece che sul comodino.
Mi sveglio con la luce di un raggio di sole sul mio viso. Che ora è? Dov’è il cellulare?
La sveglia non è suonata? Sul comodino c’e’ solo il libro. Ricordo di aver lasciato il cellulare in sala. La sveglia suona da mezz’ora e io non l’ho sentita. Sono in ritardo. In effetti, non lo sono.
La sveglia la metto sempre mezz’ora prima per avere il tempo per pubblicare su Facebook. chattare e leggere i pensieri dei miei amici. Mentre aspetto che il caffè sia pronto, non so cosa fare. Ho il cellulare in mano, mi sembra privo di vita. Siamo abituati a essere in contatto con gli amici su Facebook che non li chiamiamo più al telefono.
Penso ad Andrea. Sicuramente stamattina sarà andato a visitarmi su Facebook per leggere i miei post. Andrea tutti i giorni scrive: “Buongiorno a tutti”. Chissà cosa ha pensato nel non trovarmi.
Vado a lavorare. Mi siedo alla mia scrivania. Le scrivanie sono tutte cosi vicino che sbircio Facebook dal computer dei miei colleghi. L’ho fatto anche quando ero in metropolitana. Il ragazzo vicino a me, mi ha girato le spalle per nasconderlo e io annoiata ho ripreso a leggere il quotidiano. Il telefono è sempre muto. Nessuno mi chiama. Neanche Antonella per sapere come sto. Oggi non esisto su Facebook! Nessuno dei miei amici se ne accorge?
Cerco dialogo con i miei colleghi. Tutti mi dicono di tacere perché sono impegnati a leggere le notizie degli amici su Facebook. Ormai le notizie le leggiamo da Facebook e non dai quotidiani.
Nell’ora di pranzo vado al bar da sola, tutti rimangono in ufficio per passare un’ora con gli amici facebookiani.
Il bar è in un palazzo antico. Non avevo mai notato le colonne in stile gotico. Un piacevole profumo di cibo caldo mi avvolge. Mi siedo. Leggo con attenzione il menu e scelgo con calma. Il cameriere viene a prendere l’ordine.
Dalla borsa tiro fuori il libro che avevo iniziato la sera prima. Mi guardo intorno. Tutti hanno la faccia schiacciata sul cellulare. Un ragazzo entra nel bar. Non ci sono posti liberi. Mi chiede se può sedersi al mio tavolo. Acconsento con piacere. E’ anche molto carino. Si siede con il cellulare in mano. Le sue dita si muovono veloci sulla tastiera. Viene il cameriere. Per tre volte gli chiede se è pronto a ordinare. Guarda velocemente il menu e ordina la pasta con il sugo di funghi per poi brontolare quando arriva dicendo che a lui i funghi non piacciono e l’aveva chiesto con il ragu alla bolognese.
Non riesco a tacere: “Scusa ma hai ordinato la pasta con il sugo di funghi”.
“Forse sì. Sto litigando con dei miei amici su Facebook. Scusa non ho tempo di parlare con te. Devo continuare a litigare con loro. Tra mezz’ora ritorno in ufficio”.
Mi guardo intorno. Guardo ogni tavolo. Guardo il viso di ognuno. C’e’ chi sorride, chi ha un’espressione di stupore, chi sul viso ha una smorfia e chi ha il viso avvolto di tristezza.
C’e’ silenzio, anche se siamo in tanti. Le parole escono sempre meno dalla bocca e sempre di più dalle dita.
Il ragazzo chiede il conto. Paga. Si alza e mi dice: “Ciao mi chiamo Sandro. Mi piacerebbe conoscerti di più. Mi dai il tuo nome e cognome che ti chiedo l’amicizia su Facebook?”
“Mmm sì… il mio nome è… ahhh no scusa, non …non sono su Facebook cioè ci sono, ma non oggi… cioè… forse neanche domani… oppure sì… non so”, rispondo tutta confusa.
“Non sei su Facebook? Ho capito non vuoi la mia amicizia, peccato perché secondo me abbiamo tante cose in comune”-
“Credo proprio di si, abbiamo parlato tanto” – dico in tono ironico – “Di te so che non ti piacciono i funghi. Tu non lo sai se mi piacciono o no, troppo impegnato a litigare con i tuoi amici. Veramente ci sono su Facebook, ma ho fatto una stupida scommessa, 24 ore senza Facebook… magari ti lascio il mio numero di telefono”.
“Il numero di telefono? Per quale motivo? Che noia! Con Facebook posso sapere i tuoi interessi, guardare le tue foto, sapere dove hai passato le vacanze, quali sono le tue passioni e non ho bisogno di fare domande per scoprire chi sei. Ora devo andare. I miei amici facebookiani mi stanno aspettando. Se torni su Facebook, chiedimi l’amicizia”, dice lasciandomi il suo biglietto da visita.
Torno in ufficio. La mia amica chiede conferma se vado all’evento con lei.
“Quale evento?”
“Ti ho mandato l’invito su Facebook la scorsa settimana e tu hai confermato con un click la tua presenza. Non hai visto stamattina su Facebook il reminder dell’evento?”
“Non… non ci sono… non ci sono più su Facebook”.
“Cosa, mai sei impazzita? E ora come fai a divertirti, ad andare agli eventi, a sapere ciò che accade in città. cosa hanno scritto i tuoi amici, cosa succede nel mondo?”
“Credo o forse spero… anzi non so… diciamo che temporaneamente mi sono allontanata da Facebook. Comunque stasera vengo volentieri”.
Meglio avere la serata impegnata, invece di stare in casa da sola ad aspettare la mezzanotte. Ho pensato tutto il giorno ad Andrea, guardando il telefono e sperando in una sua chiamata. Ma perché dovrebbe chiamare? Abbiamo sempre chiacchierato su Facebook e realizzo che non mi ha mai chiesto il numero di telefono.
Suona, rispondo con il cuore in gola e voce sexy sperando che sia lui, anche se non ha il numero. Magari l’ha chiesto ad Antonella. E’ l’idraulico. Alle sette viene a casa a ripararmi la perdita d’acqua dal lavandino. Mi scuso con la mia collega per non andare con lei come promesso.
“Non ti preoccupare. Una decina di carissimi amici che parlo ogni giorno su Facebook, verranno all’evento. Ci divertiremo tutt’insieme”, risponde immediatamente.
Torno a casa dopo aver letto ogni articolo del quotidiano pomeridiano. Troppo tempo senza leggerne uno. Il mio quotidiano negli ultimi anni è Facebook.
Mentre giro la chiave nella serratura, la solitudine mi avvolge. Non l’avevo mai avvertita prima. Con i social non siamo soli quando siamo in casa, ma lo siamo quando siamo fuori. L’idraulico arriva subito e va via velocemente.
Inizia a prendermi il panico della paura di non riuscire a riattivare il mio account. Cucino sempre di corsa, dimenticando di scolare la pasta quando è pronta perché distratta dal mondo virtuale. Stasera cucino le lasagne, sono lunghe da preparare e la mezzanotte arriverà presto.
Guardo la televisione, dopo aver cenato. Mi raccolgo sul divano rosso, avvolta in una calda coperta a vedere Taxi Driver dedicandoli la mia totale attenzione senza accorgermi che è passata la mezzanotte.
Ho quattro messaggi di Antonella sul cellulare. I classici sms che ormai non ti manda più nessuno. Mi chiede come mai il mio account di Facebook non è stato ancora riattivato. Facebook? Ho passato una bella serata in compagnia di me stessa. Spesso ci lamentiamo della solitudine. Ma non siamo mai soli. Noi siamo sempre in compagnia di noi stessi. In nostra compagnia ci stiamo tutta la vita e dobbiamo starci bene.
Antonella mi invia un altro messaggio: “Sono stata all’evento. Ho visto la tua collega. Era in piedi appoggiata al muro con il cellulare in mano. Mi sono avvicinata per salutarla. Mi ha detto che si stava divertendo molto. Una decina di suoi amici erano alla festa e si stavano scambiando le opinioni in chat. Ho visto anche Andrea. Anche lui attaccato al muro a chattare”.
Chiamo Antonella. Voglio sapere di Andrea.
“Sai cosa ho fatto? Gli ho chiesto se ti aveva visto. Quando ho menzionato il tuo nome, mi ha chiesto il tuo cognome. Si è collegato su Facebook per vedere la tua foto. Non l’ha trovata. Mi ha detto che ha dodici amiche con il nome Silvia. Senza foto non può ricordarsi di te. Gli ho rammentato di averti presentata all’uscita del cinema Odeon un mese fa. E sai lui cosa ha detto? Ah sì, ricordo vagamente… quando le scrivevo su Facebook pensavo di non averla mai vista”.
Andrea non sa neanche chi sono. Antonella mi sprona a rientrare su Facebook per guardare le meravigliose foto della luna. La luna è davanti a me. La luna è nuda. La sto guardando. Non ci sono filtri. Ci sono solo i miei occhi. Il mio sguardo è nudo. Noi non guardiamo più con occhi nudi. Guardiamo con il cellulare.
Vado a letto senza chiudere le tende.
Io dentro. La luna fuori.
Io fuori dal mondo di Facebook. Io dentro alla luna.
Roberta La Placa per Upside Down Magazine
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