Il cappello di Mendel: intervista esclusiva a Elena Cerutti

Medico specialista in medicina interna e d’urgenza. Lavora in un grande ospedale torinese. Ha vinto, in età giovanile, il Premio Bardesono, sezione ragazzi, con un suo racconto. Ha frequentato corsi di scrittura presso la scuola Holden di Torino. Collabora, in qualità di direttore, al blog Biblioteca anonima narratori e gestisco il sito dell’AMSI (associazione medici scrittori italiani) di cui faccio parte. Lo sconosciuto, edito Golem, finalista al premio Mario Soldati del 2012 e selezionato per la trasmissione Masterpiece, è stato il suo primo romanzo. Ha vinto nel 2015 il premio della giuria GUEci “Un libro amico per l’inverno”. Ha ricevuto una menzione d’onore al Premio Pavese 2015. Ha inoltre  scritto i racconti: All’ultimo respiro per l’antologia Una splendida giornata di sole: sette racconti per un giorno, edita da
Libromania; Il ragazzo difficileper l’ antologia Il ratto di Proserpina, edita da Libromania; Ricordo bene quel giorno per l’antologia di racconti brevi edita dall’associazione AMSI. Ha scritto una poesia dialettale raccolta nell’antologia Il senso della vita con l’associazione AMSI.

Con Il cappello di Mendel, sempre edito Golem, ha vinto il Premio FADOI (associazione internisti italiani) come medico artista dell’anno 2018 e il terzo premio del Premio Internazionale Città di Cattolica nel 2019.

Per saperne di più su questo romanzo, l’abbiamo intervistata.

Hai carta bianca e tre aggettivi per descriverti…

 Curiosa, intrepida, solare.

Mai senza…?

 Speranza, voglia di sperimentare, coraggio       

Cosa ti piace leggere?

 Sono una lettrice compulsiva. Non leggo mai meno di tre romanzi per volta. Da adolescente ho divorato i classici, prevalentemente italiani. Poi mi sono avvicinata alla letteratura moderna. Adoro gli scrittori sudamericani, specialmente Isabel Allende, Gabriel Garcia Marquez, di cui adoro le atmosfere surreali che hanno ispirato il mio romanzo.

Se dovessi esprimere tre desideri?

 Serenità, salute per me e per le persone a me care, successo

La tua vita in un tweet?

 La vita è un viaggio: compitelo e procedete

Parlaci del tuo romanzo. A chi lo consiglieresti e perché?

 Il romanzo è ricco di emozioni e introspezioni familiari. La protagonista si muove in un percorso trans generazionale che le permetteranno di confrontarsi innanzitutto con se stessa, complice la malattia che la colpisce e la costringe a fermarsi. Ma anche di affrontare la vita e le relazioni con quanti condividono il suo cammino. Figli, madre, sorella, ex marito. Giulia viaggia dunque tra Torino e Londra, ma all’interno della sua mente, in un viaggio di conoscenza, attraverso cui troverà posto la speranza. Lo consiglio a chi ha voglia di emozionarsi, arrabbiarsi, riflettere, ritrovare la speranza perduta e lo spirito giusto per lottare innanzi alle difficoltà della vita. E a chi è incuriosito dalla psicologia trans generazionale.

Come sono nati i personaggi?

 Ogni personaggio si ispira in modo dichiarato e voluto a persone realmente esistite, che rappresentano le mie radici e i nuovi germogli della mia pianta. In particolare mi sono lasciata ispirare da mio nonno, come me medico e scrittore, vero artefice della nascita di questa storia e mio mentore.

Le ambientazioni scelte provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?

Le ambientazioni esterne sono reali e si svolgono in zone che ben conosco, il dolce e verde Canavese, mia terra natìa, e Torino, città di adozione verso la quale provo un’attrazione fatale e magica. Le ambientazioni degli interni sono, invece, un miscuglio di realtà e di fantasia in una propaggine dei miei desideri più reconditi. 

Come puoi riassumere ai potenziali lettori il tuo romanzo? Qual è il messaggio che hai voluto trasmettere?

 Giulia è una cinquantenne inquieta, divorziata e con un recente nuovo fallimento sentimentale. Anche con i propri figli, adolescenti che si rispecchiano nell’età adulta, ormai studenti universitari, ha un rapporto difficile, di pura formalità. Non li riesce a capire come loro non capiscono lei. Quando il suo primario le offre l’opportunità di trasferirsi all’estero per seguire un progetto di ricerca internazionale, a Giulia pare che il destino le apra una nuova ed eccezionale opportunità per tagliare i ponti con il passato e iniziare una nuova vita. Ma la parentesi dura ben poco: una malattia le impedirà di proseguire la sua esperienza, costringendola a un prematuro ritorno e a un confronto al quale aveva tentato invano di fuggire. Il romanzo si trasforma così in una vera e propria saga familiare in cui vengono affrontate le dinamiche relazionali tra genitori e figli, tracciando un percorso trans generazionale. Le vicende dei propri antenati portano Giulia a confrontarsi con se stessa, con i propri fallimenti, con le paure, con le relazioni con la propria madre, in quanto figlia, e con quelle con i suoi figli, in quanto genitrice: in un percorso di cura non solo della malattia ma, alla ricerca del vero tesoro, la guarigione dell’anima. Lo consiglio a tutte le persone che abbiano la voglia di scavare dentro di se e di riscoprire le proprie radici in un appassionante percorso di crescita.

Sei già al lavoro su un nuovo manoscritto?

Sì. Da qualche mese ho ideato una storia di una famiglia che si svolge nella Torino in trasformazione, dagli anni cinquanta agli anni odierni, percorrendo la storia di tre generazioni. Ho già in mente non solo la trama, ma conosco già a fondo i miei personaggi. Conosco i loro pregi e difetti e i loro lati deboli e forti. Ho impostato la capitolazione e il prologo. Ora non resta che trovare il tempo…

Silvia Casini

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