I videogiochi di guerra possono essere educativi?

Il dibattito sul produrre o no videogiochi violenti è un tema che sta rincorrendo in questo periodo. A tal proposito, vogliamo dire che concordiamo sul fatto che i videogiochi con eccessivi livelli di violenza grafica dovrebbero essere indirizzati a dei giocatori maturi, soprattutto perché un adulto potrebbe comprendere di più il significato e reggere certe tematiche forti.

Ora, è possibile che un videogioco di guerra possa essere anche educativo? Di norma, nei giochi di questa tematica, si impersona soldati che eseguono missioni, sparando nemici a vista o seguendo una certa logica. Eppure a nessuno è venuto in mente di immedesimarsi nei civili. Esatto, non nei soldati armati ed addestrati, ma nei cittadini, le vittime che più di tutti soffrono le conseguenze delle guerre. This war of mine, prodotto dalla 11 Bit Studios (già citata da noi in precedenza), riesce in questo intento.

Siamo in un tempo che varia dal 1992 al 1995, durante l’assedio di Sarajevo. Per chi non sapesse, è stato l’assedio più lungo del XX secolo, durando tre anni consecutivi. Il motivo del conflitto deriva da questioni nazionalistiche ed etniche sorte dopo la morte di Tito, nell’ex Jugoslavia. Forse in futuro ci faremo un focus storico, per il momento vi basta sapere che l’intera storia si svolgerà proprio durante questi tre anni di assedio. Noi impersoneremo un gruppo di civili sopravvissuti, ognuno con le proprie abilità (ad esempio avvocato, giornalista, cuoco, calciatore ecc) ed il nostro compito sarà quello di rimanere vivi fino al termine del conflitto. Impresa piuttosto ardua, dato che dovremo intrufolarci di notte nelle abitazioni o negli edifici abbandonato, per trovare provviste, medicinali e legname, e non sempre saremo soli.

La struttura videoludica del gioco ricorda molto Distrust: dovremmo cliccare sugli ostacoli per eliminarli, usare grimaldelli o piedi di porco per aprire serrature e, soprattutto, i personaggi reagiscono agli eventi, spesso manifestando malattie mentali come depressione o isteria. Vi avvisiamo che il gioco è molto difficile, in quanto dovreste resistere, compiendo a volte scelte discutibili, per permettere a tutto il gruppo di sopravvivere. La struttura narrativa, invece, ricorda molto il gioco di ruolo Stonewall 1969,  in quanto ogni personaggio ha una sua storia che si intreccia con gli eventi di Sarajevo.

Il gioco si dividerà in due momenti: giorno e notte. Nel primo ci preoccuperemo dei compagni e del rifugio, nel secondo cercheremo provviste, rischiando spesso la vita.

Ci saranno due modalità: quella classica, dove crei tu la storia, e quella con una storia pre impostata.

Cosa renderebbe This war of mine così speciale? Beh, prima di tutto, i personaggi sono vivi, veri. Sono persone normali, vittime di guerre insensate. Soffrono, amano e sognano. Ogni protagonista rifletterà sulle conseguenze delle sue azioni: potremmo rubare viveri nella casa di due anziani, ma il personaggio di turno, e anche il gruppo, si chiederà se sia stata la cosa giusta o se si poteva evitare tale azione. Si arriverà addirittura a piangere per le azioni commesse. Se invece salveremo la vita ad alcune persone dalle macerie, i nostri compagni avranno pensieri positivi su di noi. Ricordatevi che ogni azione ha delle conseguenze. Ci saranno anche i bambini da accudire, forse le vittime più innocenti della guerra. E sì, purtroppo rischieranno di morire per le ferite o le infezioni. Gli adulti dovranno non far pesare loro l’ambiente ostile, giocando e proteggendoli. Inoltre un compagno potrà consolare un altro in stato di depressione, dando un senso realistico all’ambientazione.

Quindi, This war of mine si presenta come un gioco di amministrazione e sopravvivenza, che ci fa comprendere fin da subito che la vita, soprattutto se in situazioni delicate, ci mette davanti a scelte difficili. Perché lo riteniamo educativo? Prima di tutto, ti fa immedesimare nei personaggi: vittime inermi di una guerra insensata. Provi empatia per loro, soffri con loro, ti affezioni ad ogni singolo protagonista. Inoltre, se uno muore, non ritornerà indietro, e tutto il gruppo soffrirà il lutto. This war of mine, quindi, si mette dalla parte dei deboli, degli ammalati ed indifesi. Ritrae il lato oscuro della guerra, dove fratelli si uccidono e derubano per sopravvivere.  Ci mostra la parte che i telegiornali non ci descrivono, dove i civili dormono nella polvere e nel gelo, arrivando a nutrirsi di carne cruda o avariata per sopravvivere. Cosa succederebbe se foste voi le vittime e non la città lontana di Sarajevo? E contro chi lotterete? Persone comuni come voi, che la guerra ha mutato.

 In conclusione, This war of mine è un gioco che induce all’empatia, mettendoci nei panni di civili sotto assedio. La guerra non è uno scherzo e vedendo le situazioni attuali, la realtà è più vicina di quel che pensiamo. Lo consigliamo però ad un pubblico sopra i sedici anni, non solo per la complessità del gioco, ma anche per le sue tematiche forti. Vi lasciamo con una citazione di Hemingway, apparsa diverse volte nel gioco, che racchiude l’essenza della storia: “Nella guerra moderna morirai come un cane e senza una buona ragione”.

 

Debora Parisi

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