YŌKAI. Le Antiche stampe dei mostri giapponesi: recensione della mostra

Sono stata qualche settimana fa ad una mostra allestita nella bella cornice di Villa Reale a Monza.

Sto parlando di YŌKAI. Le Antiche stampe dei mostri giapponesi, a cura di Paolo Linetti, che si è conclusa il 9 ottobre.

Per chi non sa di cosa io stia parlando, questa mostra è un viaggio fantastico con storie che miscelano mito, brivido e mistero attraverso duecento opere dei più spaventosi artisti giapponesi del XVIII e XIX secolo.

Tra le varie sale espositive potete trovare Xilografie, rari libri antichi, e poi ancora abiti storici, armi tradizionali, un’armatura samurai e la preziosa collezione Bertocchi: 77 netsuke, piccole sculture in avorio, finora mai esposte al pubblico. La mostra si aprirà con una sala immersiva che farà rivivere al visitatore l’esperienza della più leggendaria prova di coraggio dei samurai.

Il percorso espositivo, suddiviso in undici sezioni, è pensato come un viaggio all’interno dell’immaginario giapponese, e si apre con una sala immersiva che farà rivivere al pubblico l’esperienza della tradizionale prova di coraggio dei samurai del Rituale delle cento candele. I visitatori fanno il loro ingresso in una stanza totalmente buia, illuminata soltanto dalla fioca luce di cento candele che rivela la presenza delle opere.  Le candele si spengono poi una ad una accompagnate dalla voce roca di un attore che impersona il fantasma di un vecchio samurai, morto dopo essere impazzito per aver incontrato un vero mostruoso Yōkai nella notte.

Devo dire che partecipare al rituale è stata un’esperienza emozionante, molto ben riuscita.

Il Rituale delle cento candele ebbe una grande influenza sul mondo dell’editoria. Alla Villa Reale si trovano alcuni preziosi volumi riccamente illustrati che raccolgono le leggende narrate in queste occasioni, oltre a un importante nucleo di xilografie policrome che davano forma ai racconti, realizzate dai più famosi artisti giapponesi del XVIII e XIX secolo.

Ho avuto il piacere di parlare con Chiara Spinnato, fondatrice di Vertigo Syndrome.

Voglio creare una mediazione tra le conoscenze approfondite degli studiosi, le esigenze degli spazi espositivi, e ciò di cui ha realmente bisogno il pubblico delle mostre: conoscenza attraverso l’esaltazione del divertimento, apprendimento che sia anche e soprattutto stupore e rapimento.

Quello che rende stellare una mostra non è soltanto ciò che viene esposto, ma anche il percorso che il visitatore compie all’interno di essa, che deve essere adattato appositamente per ogni luogo o città che lo ospita”.

Silvia Casini, in questa cornice, sabato primo ottobre, ha presentato il suo libro La cucina incantata – Le ricette tratte dai film di Hayao Miyazaki, un lavoro corale con la partecipazione di Raffaella Fenoglio e Francesco Pasqua, edito da trenta editore.

Il cibo è sempre un tema piuttosto centrale nei film animati di Miyazaki, rappresenta la convivialità, lo stare bene insieme, la positività, ma anche la trasformazione e la vita.

Che cosa c’entrano il cibo, i film di Miyazaki con i mostri giapponesi?

In realtà moltissimo, poiché nella cultura nipponica sono spessi intrecciati, sentimenti,  mostri, spiriti e cibo.

In Miyazaki è molto forte l’attenzione alla natura, all’equilibrio, ai temi alla guerra e all’inquinamento, spesso il cibo quindi è una metafora di quello che accade, così come lo sono i mostri giapponesi legati alle leggende.

Le Jorogumo, avvenenti donne che rivelano alle vittime la loro reale natura di enormi ragni; i Tanuki, simpatici tassi trasformisti; i Bakeneko, gatti mostruosi; i Kappa, esseri acquatici, che importunano le natanti; le Ningyo le sirene giapponesi la cui carne profumatissima può donare agli uomini giovinezza o morte atroce; Okiku, il fantasma inconsolabile che cerca il decimo piatto a lei rubato…

Si vede bene come natura, animali e sentimenti siano profondamente intrecciati nell’immaginario nipponico.

La mostra è sulla paura infatti, che è un sentimento molto antico è istintivo.

Da fruitrice, e da mamma anche, sono stata piacevolmente colpita non solo dalla cura espositiva della mostra, ma da tutti gli eventi collaterali inerenti, destinati ad un pubblico adulto eterogeneo, come la presentazione di libri, conferenze, workshop, ma anche per tutta l’attenzione riservata ai bambini, che di solito sono i grandi assenti o non considerati come possibili visitatori di mostre d’arte. Immaginatevi di portare vostro figlio/a ad una mostra lunga, piena di corridoi e stanze interminabili dove non può toccare nulla. ‘A solo guardare e in religioso silenzio, lo portereste? Io no, di certo non prima degli 8-9 anni. E immaginate però quante cose ed esperienze i bambini si perdono proprio per questo modo ottuso di pensare ad un’esposizione o una mostra.

Si dice tanto che bisogna riaffacciarsi all’arte, riavvicinarsi ai musei, quando poi per una famiglia con bambini diventa impossibile andarci, non tanto perché non sia bello ciò che si vuole vedere, ma per il modo in cui viene proposto e fruito.

Ecco, alla mostra YŌKAI, dove ho portato tutta la famiglia, compresa mia figlia, lei si è divertita con il papà e con altri bambini, mentre io seguivo la presentazione del libro.

Mia figlia ha quasi 6 anni, è molto attenta e intelligente, ma anche molto vivace, diciamo che si è molto divertita a partecipare alla “caccia al tesoro” organizzata proprio per bambini e ragazzi, lo scopo era  quello di ritrovare tutte le immagini con una mappa, cercandole nelle varie sale espositive. Ai bambini venivano anche dati disegni da colorare, ispirati ai vari mostri e spiriti presenti nelle opere e illustrazioni della mostra. Così le sono rimaste impresse anche le storie e i nomi dei mostri, senza per questo che ne sia rimasta spaventata.

Non posso non menzionare le bellissime illustrazioni di Loputyn, l’illustratrice bresciana che ha proposto sei tavole originali, create per l’occasione che s’ispirano e interpretano altrettante leggende giapponesi. Ogni illustrazione presenta in chiave contemporanea un racconto e un mostro grazie allo stile che la caratterizza in maniera inequivocabile.

Davvero una mostra per tutti e i gusti e, per una volta, si può dire: una mostra per grandi e per piccini.

Info: https://mostrigiapponesi.it/

 

Samanta Crespi
 
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