Widows – Eredità criminale: recensione

Dopo aver trionfato agli Oscar 2013 con un tocco all black conferito grazie al successo di 12 anni schiavo, il regista Steve McQueen torna ora al cinema dopo ben cinque anni d’assenza, durata in cui il nostro autore si è potuto prendere i suoi tempi per scegliere cosa portare di nuovo al grande pubblico tramite il suo tocco inconfondibile (un passato da fotografo alle sue spalle); e tale scelta è cascata direttamente su una serie tv del 1983, Le vedove, creata da Lynda La Plante e nuovo spunto per il regista di Shame, voglioso stavolta di avventurarsi in qualcosa di più adrenalinico rispetto alle trame drammatiche che ha sempre raccontato.

Usando come cast principale un trio di donne forti composto da Viola Davis, Michelle Rodriguez e Elizabeth Debicki, Widows – Eredità criminale è quindi un intenso racconto che guarda all’incontro tra il codice immorale di una pericolosa metropoli e la forza di volontà di un trio femminile intenzionata a riscattarsi, questo a causa di alcuni affari svolti dai loro mariti rapinatori.

Loro sono Veronica (Davis), Linda (Rodriguez) e Alice (Debicki), le quali si ritrovano d’improvviso vedove per colpa di un colpo andato a male capeggiato da Harry (Liam Neeson), marito della prima; ma il bottino che questi dovevano recuperare sembra appartenere a gente poco raccomandabile e prendendo di mira Veronica intendono riavere indietro i loro soldi minacciando di ucciderle.

A questo punto servirà avere un piano ben stabilito, cercando di fare le mosse giuste ed evitando di rimanere coinvolti in qualche brutta sorpresa, che ovviamente non tarderà ad arrivare.

C’è da dire nei riguardi di McQueen che è ammirevole il modo con cui lui intenda diversificare il suo cinema, cimentandosi stavolta in qualcosa di molto lontano da ciò che ci aveva abituati a vedere, e con Widows – Eredità criminale arriva a tanto prendendo a cuore questo crime movie e stendendo addirittura l’intricato script con l’aiuto del Gillian Flynn de L’amore bugiardo – Gone girl; il problema è che, dopo un inizio folgorante preso a mostrare il pronunciato colpo andato a male con esiti spettacolari, il racconto tende ad ammosciarsi, cercando di creare delle tensioni interiori nei suoi protagonisti ma finendo invece di sviluppare una trama fatta esclusivamente di noia.

In più lo stile tipico di McQueen qua si mette al servizio di un manierismo tipicamente hollywoodiano, regalando giusto un paio di trovate tipiche del suo cinema ma adeguandosi ad una regia senza guizzi, stantia e impersonale.

Delle tre protagoniste chi ne esce maggiormente a testa alta è la Alice della Debicki, la cui metamorfosi da moglie devota (e maltrattata) ad escort le concede le introspezioni migliori, mentre la Davis è fin troppo glaciale e anonima e la Rodriguez sacrificata all’ennesima potenza, nonostante il suo di personaggio aveva delle buone premesse (madre di famiglia con grossi debiti alle spalle); messe di nomi forti a fare da contorno, oltre al succitato Neeson anche Colin Farrell, Robert Duvall, Jackie Weaver, Lucas Haas e il Daniel Kaluuya di Scappa – Get Out, tutti pedine di un racconto noir dalle forti premesse ma con risultati alterni, se non proprio noiosi, che non riescono a rendere accattivante il plot che smuove l’intera vicenda narrata da Widows – Eredità criminale.

Forse per McQueen è meglio tornare a parlare di storie drammatiche, vicende con cui creare delle istantanee filmiche su cui concentrarsi, perché il passo verso le storie criminali fatto in questo lungometraggio è un vero proprio errore di percorso per il nostro autore, spingendolo in una retrocessione creativa che lo fa girare a vuoto.

Mirko Lomuscio