Vita da editor: intervista esclusiva a Stefano Mancini

Laureato in giornalismo e iscritto all’Ordine come professionista dal 2005, è redattore presso un’importante testata nazionale e direttore di Aragorn servizi editoriali. Ha pubblicato otto romanzi e numerosi racconti.

La prima vera pubblicazione risale al 2005 con il romanzo fantasy Il labirinto degli inganni edito dalla AndreaOppureEditore. Nel 2010 pubblica il romanzo La spada dell’elfo (Runde Taarn Edizioni), nel 2013 Le paludi d’Athakah (Linee Infinite Edizioni), nel 2014 Il figlio del drago. È stato finalista nel 2007 al concorso “Parole in corsa”, con il racconto Pericolo rosso a bordo, poi pubblicato nell’antologia Scrivere è viaggiare ed è tra gli autori della raccolta di racconti a tema fantasy Imaginarium. Ha collaborato, infine, alla stesura di altri tre libri: l’umoristico Champions Tic (Leconte Editore, 2005) e gli istituzionali Lettere al Parlamento e Le mogli della Repubblica (Herald Editore, 2006 e 2007).

Svolge l’attività di editor per svariate case editrici, tra cui Astro edizioni. Per saperne di più sul suo “mondo”, lo abbiamo intervistato ed ecco cosa abbiamo scoperto…

 

Ha carta bianca e tre aggettivi per descriversi…

Determinato, appassionato, sognatore.

Mai senza?

Taccuino e penna per gli appunti.

Cosa le piace leggere?

Di tutto: dai fantasy, ai thriller, passando per gialli, horror e narrativa.

Se dovesse esprimere tre desideri?

Beh, tanto per cominciare chiederei che la mia giornata durasse almeno il doppio del tempo (per avere così tempo di fare tutto o quasi); poi chiederei di vendere qualche milione di copie dei miei libri; infine una casa in Scozia (un paese che adoro e dove andrei subito a vivere se potessi).

La sua vita in un tweet?

Sveglia presto, al lavoro al pc dalla mattina alla sera, tra editing, schede di valutazione e scrittura dei miei romanzi. Cena (cinema fuori o tv in casa) e poi a dormire, pronto per ricominciare il giorno dopo.

Ci parli di un romanzo che le è rimasto impresso. A chi lo consiglierebbe e perché?

Ultimamente mi hanno colpito due romanzi in particolare: La verità sul caso Harry Quebert di Joel Dicker, e Fore Morra, dell’amico e collega Diego Di Dio. Mi sono rimasti impressi entrambi per la qualità stilistica, per il linguaggio chiaro, ma al tempo stesso accattivante, e per l’intreccio narrativo incalzante e coinvolgente. Li consiglierei a qualunque esordiente, per fargli vedere che scrivere un bel libro non significa usare “paroloni” o un linguaggio “lirico”, ma essere chiari, arrivare a tutti con parole semplici, ma accurate.

In qualità di editor, lavora anche con gli esordienti self? Se sì, che servizi offre?

Certo, lavoro con chiunque abbia voglia di mettersi in gioco, di rimboccarsi le maniche e di darsi da fare. Offro qualunque genere di servizi editoriali: dalle schede di valutazione (utili a capire quali sono gli aspetti positivi e negativi di un libro), alla correzione bozze (per ripulire il testo da refusi e sviste) agli editing (per lavorare a fondo sul proprio libro, sia per quel che riguarda problematiche strutturali e contenutistiche, sia per ciò che riguarda invece la forma, perciò sintassi e grammatica).

Che tipo di autore è?

Mi piace raccontare storie. Il mio scopo, quando comincio a scrivere un nuovo romanzo, è quello di intrattenere il pubblico, di coinvolgerlo con un intreccio appassionante, con personaggi credibili e con una trama accattivante. Non ho l’arroganza di pensare di fare letteratura, ma solo di essere un buon intrattenitore. Quando le persone finiscono un mio libro voglio che pensino di aver investito bene il loro tempo, non certo di aver vista cambiata la loro vita.

Un consiglio per gli aspiranti scrittori?

Leggete. Tanto. E qualunque genere.

Un consiglio agli aspiranti editor?

Non siate pigri. La pigrizia è il male di questo lavoro. Continuate a studiare, sempre, perché la lingua italiana, come ogni altra lingua, è in continua evoluzione e non si finisce mai di imparare.

 

Silvia Casini

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