Un posto chiamato incanto: recensione

Se amate i romanzi appassionati costruiti partendo da fatti reali mescolati alla fiction, vi consigliamo il libro di Susana López Rubio: Un posto chiamato incanto.

Bello, corposo, avvincente, pieno di amore, intrighi e colpi di scena. La storia è ambientata a Cuba. Siamo nel 1947. Una nave proveniente da Lisbona giunge al porto dell’Avana carica di migranti. A bordo c’è il diciannovenne Patricio, che il suo bagaglio lo porta tutto addosso: un completo di lana, un paio di vecchie scarpe, e una scatola di sardine. Ma la sua vera ricchezza è racchiusa nei cinque “talenti”, che sull’isola lo porteranno a conquistare alleati e nemici: la faccia tosta, un paio di splendidi occhi azzurri, l’inventiva, la giovinezza e la fame. Arruolato come factotum dal fondatore dei Grandi Magazzini El Encanto, Patricio scopre un luogo magico frequentato da splendide donne, milionari e star di Hollywood. E proprio qui, tra le scintillanti vetrine e l’atmosfera esclusiva di El Encanto, incontra l’amore della sua vita, la bella, inquieta e posatissima Gloria. Separati dalle differenze di classe, dal destino e dalla Storia, i due innamorati si ritroveranno a distanza di anni, grazie alla tenacia dei sogni e al profumo inconfondibile della mariposa.

Ed è così che in un contesto vintage, L’Avana diventa seducente e tormentata, nonché offuscata da intenti malavitosi. Già perché negli anni Cinquanta, la Mafia era dappertutto, e quel periodo violento fa proprio da sfondo a un’intensa storia di riscatto e amore impossibile.

Infatti, Un posto chiamato incanto è un magico e interessante ritratto dei grandi magazzini de El Encanto, che all’epoca erano davvero una meta molto ambita, tant’è che nel libro fanno capolino Ava Gardner, Frank Sinatra, Christian Dior e le creazioni dei più ricercati couturier parigini, perché furono realmente clienti de El Encanto e gli aneddoti che vengono raccontati sono accaduti per davvero.

Come erano questi famosi magazzini? Be’, diciamo che vetrine sfavillanti e lusso sfrenato erano i tratti distintivi de El Encanto.

E se da una parte il contesto storico è senza ombra di dubbio ammaliante, dall’altro i protagonisti principali (Patricio, l’umile e trafelato tuttofare, nonché Gloria, la donna che ama intrappolata in un matrimonio sbagliato) vi terranno col fiato sospeso fino alla fine. Infatti, nell’atmosfera rarefatta di questo affascinante crocevia di destini, una sfolgorante Cuba, perduta per sempre, si affaccerà a tratti con timore reverenziale e in altri momenti con grande prepotenza, per rammentare al lettore il sabotaggio del 1961, la musica, i colori e il rum di una terra solcata da palme, spiagge, sole, rumba, alcool, tramonti imperdibili e gangster violenti.

In conclusione, Un posto chiamato incanto vi farà annusare l’aria di un luogo bello da stordire, assaporare cocktail dagli ingredienti segreti e vivere avventure da cardiopalma. Quindi, preparatevi a essere sommersi dalle emozioni, perché vi arriveranno inevitabilmente a ondate, pronte a farvi sospirare e a restare senza fiato fino alla fine, perché lo struggente epilogo vi svelerà tutti i battiti del cuore.

 

Silvia Casini

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