Un nemico che ti vuole bene: recensione

Ormai nel nostro cinema c’è sempre una lotta un cui si cerca di creare, da una parte dei prodotti leggeri che possano alleviare l’umore dello spettatore, dall’altra invece degli altri film che con serietà riescano ad analizzare situazioni o persone che abitano questa Italia; mai si era pensato, in tempi recenti magari, di dover miscelare elementi appartenenti in entrambe le correnti, in modo da poter trovare una via di mezzo tramite una pellicola particolare, in cerca di una originale vena narrativa.

Ci prova quindi questo Un nemico che ti vuole bene, un’opera indefinita, o meglio un oggetto non identificato, che parte da un presupposto noir per poter mettere dentro anche dettagli che hanno fatto la gioia della nostra commedia.

Diretta dal Denis Rabaglia di Azzurro (dove c’era un Paolo Villaggio in versione seriosa), in questa pellicola abbiamo come protagonista un Diego Abantuono in vesti meno brillanti del solito, alle prese con un ruolo che lo porta nel mezzo di un plot dalle premesse forti; la fonte d’ispirazione per questo prodotto viene direttamente da un racconto di Krysztof Zanussi, narrato al regista stesso nel 2004 in modo che potesse trarne un qualche lungometraggio, ed il risultato è il qui presente Un nemico che ti vuole bene.

La storia è quella del professore Enzo Stefanelli (Abatantuono), il quale, durante una notte piovosa, trova ferito per la strada il giovane Salvatore (Antonio Folletto), decidendo quindi di soccorrerlo.

Una volta salvatagli la vita, l’uomo però capisce che il ragazzo altri non è che un killer spietato, ma invece di ucciderlo quest’ultimo decide di ricambiare l’aiuto del pacato professore in un modo veramente estremo.

L’intenzione è quella di eliminare colui che Enzo ritiene essere il vero nemico della sua esistenza, che, nonostante l’agiata vita che fa, è pur sempre ricca di bocconi amari per mano di soggetti poco raccomandabili.

Ovviamente Stefanelli non è d’accordo con questa decisione, ma Salvatore non è personaggio che si tira indietro così facilmente.

Le premesse sono buone, come anche l’avvio dell’intera vicenda, con quell’atmosfera dark e oscura che getta l’intero film in qualche aurea mai percorsa dal cinema leggero italiano, eppure però Un nemico che ti vuole bene non riesce a compiere per bene le sue intenzioni; l’opera di Rabaglia arriva ad essere accattivante, getta dei semi di originalità come inserire Abatantuono (anche sceneggiatore del film) in questo contesto noir e farlo comunque sbizzarrire con alcune sue uscite ironiche, ma senza però amalgamare degnamente il serioso con lo humour.

Qua un elemento sovrasta l’altro, senza però creare un equilibrio degno di nota, rendendo il tutto poco serio per poter essere compreso come thriller e poco leggero per poter essere coinvolgente nei momenti più ironici; si assestano un paio di colpi e battute degne di nota, il buon Folletto se la cava nei panni del killer Salvatore e il resto del cast fa da contorno per delineare l’ambiguo universo in cui vive Enzo, composto dai volti di Roberto Ciufoli, Massimo Ghini, Antonio Catania, Ugo Conti e Sandra Milo, ma ad Un nemico che ti vuole bene manca l’input di sapersi adeguare su una solidità narrativa, capace di dare carattere a ciò che racconta.

Così com’è, nonostante sia sempre nella media, risulta anonimo e poco definito nei risultati e nelle intenzioni finali; giusto se siete in cerca di un pizzico di originalità, perché un pochino ce ne è.

Mirko Lomuscio