The dinner: recensione

Una cena in un ristorante di lusso tra due fratelli, con le rispettive mogli, porta alla luce, tra una portata e l’altra, problemi e rancori familiari mai affrontati. Vecchie ruggini nate e cresciute con e insieme a loro, a cui si aggiunge il dramma di dover decidere sul futuro dei rispettivi figli, colpevoli di un atroce delitto, portando così i protagonisti dell’incontro a guardare in faccia alle mancanze del passato nel tentativo di giungere, per quanto difficile, a una giusta scelta.

Questa la trama del nuovo film di Oren Moverman The dinner, in uscita il 18 maggio 2017, tratto dal romanzo di Herman Koch La cena, best-seller internazionale al quale si era già ispirato Ivano de Matteo per I nostri ragazzi.

La pellicola vanta un cast stellare, la cui interpretazione è impeccabile in ogni sfumatura, che fa emergere e risaltare, in modo chiaro e netto, le caratteristiche della personalità delle quattro figure su cui ruota l’intera storia.

Richard Gere, nei panni di Stan Lohaman, fratello maggiore, politico con una coscienza, membro del congresso candidato per la carica di governatore, conferma una crescente maturità e qualità.

Steve Coogan, nel ruolo di Paul, il fratello minore, insegnante di storia con problemi psichici, è splendido, toccante, reale, perché emoziona nel mostrare i sentimenti, la sofferenza interiore per il debole che la madre aveva nei confronti di Stan.

Al loro fianco le rispettive mogli, Katelyn (Rebecca Hall), compagna di Stan, sacrificatasi per la famiglia che non ha molta voce in capitolo, e Claire (Laura Linney), compagna di Paul, amorevole e premurosa.

Tuttavia, la loro professionalità non sono sufficienti a rendere la pellicola coinvolgente a tal punto da incollare lo spettatore allo schermo, il quale resta distaccato e disorientato, di fronte a un racconto, le cui tematiche rimangono sospese senza essere approfondite, non lasciando spazio, di conseguenza, all’intuizione di una probabile conclusione.

In The dinner, si analizzano in modo superficiale le ipocrisie e gli egoismi delle famiglie borghesi, che cercano di nascondere dietro alle maschere immacolate del perbenismo, mostrando, invece, una realtà artefatta, dove si arriva all’esasperazione nel momento in cui ci si rende conto che quel gioco di ruoli è insostenibile.

Il delitto dei figli adolescenti, che durante una notte di bagordi, hanno dato fuoco a una barbona che dormiva davanti a un bancomat, li porta a scontrarsi non solo tra loro su come agire, ma anche con se stessi, ovvero se proteggerli o punirli come giusto che sia, riportandoli ad esaminare situazioni passate irrisolte.

Ciò che non permette al film di decollare sono proprio le indecisioni. Tutto, infatti, rimane sospeso in un limbo di insicurezza dove nessuno è in grado di prendere una svolta definitiva.

Ci si ritrova ad assistere a flashback di vari avvenimenti, passati e presenti, in modo scoordinato che non fanno altro che aumentare la confusione nella mente del pubblico il quale, invece di entrare nella storia vivere e comprenderne i tormenti, per alcuni versi comuni come la gelosia tra fratelli e il difficile rapporto materno, si allontana estraniandosi completamente, complice anche un’atmosfera troppo fredda fatta di convenevoli programmati, facendo sorgere seri dubbi sulle omertà e sui dilemmi esistenziali dei personaggi, che continuano a temporeggiare in una logorante attesa.

In conclusione, The dinner, nonostante la grande interpretazione degli attori, presenta più ombre che luci, resta privo di intensità e non soddisfa le aspettative previste.

 

Emanuela Giuliani

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