Stato di ebbrezza: intervista esclusiva all’attrice Melania Dalla Costa

Stato di ebbrezza è un film di Luca Biglione, con Francesca Inaudi e Melania Dalla Costa. Uscito al cinema il 24 maggio 2018, abbiamo deciso di intervistare l’attrice Melania Dalla Costa coprotagonista della pellicola drammatica che narra la storia vera di Maria Rossi, la cabarettista emiliana che a metà degli anni 2000 raggiunse il successo calcando i palchi di Zelig e del Maurizio Costanzo Show, per poi cadere vittima della dipendenza dall’alcol.

Quando hai iniziato ad appassionarti alla recitazione?

Grazie a mio padre, ex pittore e fotografo Italo-francese. Mi ha fatto avvicinare al mondo dell’arte, prima insegnandomi a dipingere, poi ad osservare le fotografie che faceva a mia madre ed infine portandomi al cinema. Ho trascorso la mia infanzia guardando  tantissimi films insieme alla mia famiglia. Ho iniziato ad appassionarmi alla recitazione quando mi sono resa conto che non riuscivo ad aprirmi, ero chiusa in me e avevo il bisogno di comunicare. Recito per portare un messaggio con i miei personaggi: se scendi in campo e ti metti in gioco, hai già vinto!

Come hai iniziato la tua carriera?

La mia carriera è iniziata nei laboratori pomeridiani, di teatro, alle medie e alle superiori. La mia prima prova è stata l’interpretazione della Primavera de Le quattro stagioni di Vivaldi. Ho studiato per tanti anni, ho una base classica di teatro. Ho frequentato l’Elf Teatro, lo Spazio Gedeone e il CTA a Milano. Poi ho studiato presso il Conservatorio Teatrale Diotajuti e la Tecnica Chubbuck, usata da tante stars di Hollywood, presso l’ HT Studio a Roma di Patrizia De Santis e con Bernard Hiller (life coach di Leonardo di Caprio). Il mio primo provino è stato per Maccio Capatonda,  che mi ha voluta nelle sue parodie, poi ho lavorato in serie cult come Un posto al sole ed Immaturi. Dopo tanti anni di gavetta sono entrata nel cast del film Stato di ebbrezza, con Francesca Inaudi e Antonia Truppo, dove sono la coprotagonista, attualmente al cinema.

Hai trovato qualche difficoltà ad interpretare i tuoi personaggi?

Mai, a parte Beatrice in Stato di ebbrezza, dove ho un ruolo difficile ed intenso. Ho dovuto ingrassare dieci chili e peggiorare esteticamente, dopo averlo concordato con il regista. È stata una sfida con me stessa, un mettermi alla prova, un andare oltre gli schemi. Ho frequentato per alcuni pesi una clinica psichiatrica dove ho intervistato pazienti e medici. Con l’aiuto della musica sono riuscita a calarmi in profondità. La canzone di Beatrice è Hallelujah cantata da Jeff Buckley, che tra l’altro è anche il mio cantante preferito. Il testo, però, è stato  scritto da Leonard Cohen e spiega che diversi tipi di hallelujah esistono, e tutte le hallelujah perfette e infrante hanno lo stesso valore.

Parlaci del film Stato di ebbrezza.

È un film impegnato dalle tinte forti, basato su una storia vera, quella della comica Maria Rossi, ex star di Zelig, e della sua travagliata vita, Stato di ebrezza fa discutere perché tratta il tema della droga e della rehab. Il mio personaggio, Beatrice, ha una figlia, la sua stella polare, che le hanno portato via. La bambina di Beatrice è stata affidata alla famiglia di suo marito mentre lei vive in una clinica psichiatrica come un fantasma. Convive con le due identità che si è creata per sopravvive alla realtà. Scappa da un mondo all’altro per perdersi e ritrovarsi tutte le volte che vuole. Un giorno però dovrà scontrarsi con una crudele realtà: la realtà! Beatrice è dolce, un essere sensibile e fragile che lotterà per guarire e ritornare nella società con l’unico obbiettivo di riconquistarsi la sua vita, ma soprattutto sua figlia.

Come è stato il tuo rapporto con il personaggio di Maria Rossi?

Sul set ho dovuto confrontarmi con il personaggio di Maria Rossi, interpretato da Francesca Inaudi e da Maria Rossi stessa, che ha fatto anche lei parte del cast. È stata un’esperienza unica perché raccontare la storia di una persona in vita era doppiamente difficile. In clinica Beatrice incontra Maria, anche lei in un periodo drammatico della sua vita, dopo aver perso la madre, e tra le due nasce un’amicizia molto forte, surreale e saffica. E’ la storia di una amicizia tra due donne che insieme superano il periodo più buio della loro vita.

Hai in mente progetti per il futuro?

Alcuni mesi a Los Angeles. Ho diversi progetti in cantiere in Italia e non solo, ma voglio provare anche in America. Voglio darmi questa possibilità e chissà poi cosa accadrà. Credo molto nell’ascolto dell’universo, nella bellezza dei pensieri positivi, nei desideri e nei sogni con una scadenza. Con costanza, determinazione e studia possono arrivare grandi sorprese.

C’è mai stato un ruolo a cui sei stata molto legata? Perché?

Beatrice perché per interpretarla ho scavato in basso, aperto porte dimenticare, accettato e con consapevolezza superato i miei lati bui.  Insieme al mio personaggio li ho rivissuti e vinti, rinascendo anch’io. Beatrice resterà insieme a me per sempre e avrò un bel ricordo di lei perché rappresenta la fragilità e la vulnerabilità che spesso non mi concedo.

 

Debora Parisi

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