Soma: recensione

Non si vedevano giochi dall’atmosfera così claustrofobica dai tempi di Amnesia. Ed in effetti la casa video ludica è la stessa: Frictional Games.

Ci immergeremo nell’oceano, in un ambiente post apocalittico: Simon Jarrett partecipa ad un esperimento che comprende il trasferimento della memoria in un computer. Improvvisamente si risveglia cento anni dopo in una stazione sottomarina, senza sapere il perché. La sua vecchia vita è stata cancellata, ora si ritrova in un mondo nuovo ed oscuro. Esplorando man mano la stazione, scoprirà di essere nell’ultimo rifugio umano sulla Terra, in quanto una cometa ha decimato gran parte della vita in superficie. Solo l’oceano si è rivelato un barlume di speranza per l’umanità. Ma qualcosa è andato storto: gli umani sono scomparsi e strane creature girano per le varie stazioni. Simon scoprirà che l’unica maniera per salvarsi è raggiungere la misteriosa “Arca”.

Soma ci riporta ai fasti del primo Bioshock: clima soffocante, in quanto siamo letteralmente in una struttura sottomarina, mostri mutanti che ci cacceranno e meravigliosi paesaggi subacquei. Ma ha anche in comune col gioco la tematica dell’autodistruzione umana. Rapture e Pathos II sono state progettate come fari di speranza, salvo poi essere distrutte dagli uomini stessi.

Naturalmente abbiamo un’intelligenza artificiale impazzita: WAU, chiaramente ispirata ad Hal 9000.

Soma presenta anche tematiche interessanti: esplora l’orrore esistenziale. Durante la partita, vedremmo diversi robot credersi umani, tanto da spingere Simon a chiedersi se debbano essere considerati persone oppure no. I robot hanno un’anima? E se si è giusto ucciderli?

Questo ci riporta alle importanti domande di Ghost in the shell: cos’è l’anima? Cosa divide  il vivente dal non vivente? È possibile l’esistenza di forme di vita diverse da come le concepiamo? E se l’anima potesse essere copiata, si parlerebbe ancora di individuo?

Per quanto riguarda la modalità di gioco, Simon non è un guerriero e pertanto dovrà fuggire dai nemici o distrarli lanciando oggetti. Le creature sono rare da incontrare, ma non tutte sono ostili.

Un fatto curioso è che il metodo efficace per  non essere uccisi è non guardare i nemici: pare che possano influenzare la nostra mente con un contatto visivo diretto.

Una nota negativa sono le lunghe ore vuote di gioco a cui potreste andare in contro.

In conclusione,  la Frictional Games è riuscita a regalarci un fantascientifico distopico in grado di esplorare questioni filosofiche complesse.

 

Debora Parisi

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