Sherlock Gnomes: recensione

Col tempo abbiamo visto la creatura letteraria di Arthur Conan Doyle, Sherlock Holmes, in tutte le salse cinematografiche possibili, almeno stando alle epoche in cui è stato proposto; dagli anni ’40 in cui lo interpretò Basil Rathbone agli anni ’50 in cui fu Peter Cushing a rivestirne i panni (in La furia dei Baskerville del 1959, salvo poi tornarci nel 1984 con La maschera della morte), arrivando infine alla versione giovanile prodotta da Steven Spielberg nel 1985 con Piramide di paura e alla avventure cinetiche di Guy Ritchie ottenute col dittico interpretato da Robert Downey jr., dal 2009 in poi.

Mancava all’appello una versione su cartoon alquanto bizzarra, escluso il Basil l’investigatopo della Disney, che bizzarro davvero non lo è; ci ha pensato un nome come Elton John in riguardo che, avendo prodotto un cartoon estroso come Gnomeo e Giulietta di Kelly Asbury, decide di bissare l’esperienza regalando a tale titolo uno spin off tutto suo, coinvolgendo così il noto personaggio creato da Doyle.

E’ con Sherlock Gnomes quindi che si arriva a tanto, assistendo ad una versione animata del più grande investigatore del mondo, ma in veste da nano da giardino, abitante di un universo composto da sole statuine per cortili, il medesimo che costellava la trama del succitato Gnomeo e Giulietta.

Ed è proprio proseguendo le gesta di questi due personaggi di derivazione shakespeariana che prende avvio la storia di questo nuovo cartoon, diretto dal John Stevenson del primo Kung Fu Panda, dove il buon Sherlock, dopo aver sconfitto il temuto Moriarty, si troverà ad avere a che fare con un grave caso di sparizioni; parecchi nani da giardino sono scomparsi nel nulla e dopo che anche Gnomeo risulterà essere tra questi, Giulietta decide di muoversi, facendosi aiutare da Gnomes e dal fido collaboratore Watson.

Le indagini porteranno i nostri protagonisti tra sconcertanti verità e rivelazioni dall’impatto imprevedibile.

Nonostante la qualità del precedente Gnomeo e Giulietta fosse da ritenere alquanto nella media, ma con molta fatica, ecco che Sherlock Gnomes rincara la dose mostrando davvero poca fantasia e voglia di rendersi originali in riguardo.

Coinvolgendo il noto investigatore letterario in questa avventura per bambini alquanto scombinata, gli autori, avendo già dimostrato poco rispetto per i due amanti shakespeariani, decidono di bissare in quanto a sfottò, creando una linea narrativa esile e poco articolata, fatta di sagome e personaggi tagliati con l’accetta, come anche i colpi di scena in sé.

Sherlock Gnomes è una di quelle operazioni realizzate senza un perché logico, a parte la voglia di divertire esclusivamente i bambini, sempre che quest’ultimi riescano a intrattenersi in riguardo; la mano di Elton John in qualità di produttore esecutivo si fa sentire nella presenza gratuita di un pugno di suoi successi (si parte con Crocodile Rock, fino a passare per Don’t go breaking my heart e The One tra le altre, tutte in versione riveduta), mentre la comicità veramente lieve non riesce a far quadrare la simpatia (se così si può chiamare) che aleggia al principio di questa operazione.

Vero e proprio colpo di grazia arriva dal doppiaggio italiano, reo di affibbiare ai protagonisti di Sherlock Gnomes vari dialetti, tramitee insopportabili dialoghi sciorinati in calabrese, siciliano, pugliese e romano, calcolando poi che la versione originale aveva dalla sua la presenza di nomi forti hollywoodiani (oltre a Johnny Depp che dà voce allo Sherlock del titolo, anche James McAvoy, Emily Blunt, Michael Caine, Mary J. Blige, Chiwetel Ejiofor, Ozzy Osbourne, Maggie Smith); ma anche recuperandolo nel suo audio originario poco c’è da salvare in questo Sherlock Gnomes.

Mirko Lomuscio