No Lands Pulp: Dritto al cervello parte 1 – recensione

Un noir fantasy composto da quattro volumi, scritto da Daniele Daccò e Mario del Pennino. La storia parla di un nano che si risveglia in una stanza, privo di memoria, con un cadavere di una nana e dei flashback su una bambina. Braccato dalle guardie cittadine, il nostro protagonista dovrà raccogliere diversi indizi per ricostruire la sua storia e salvare la bambina.

Il fumetto è in bianco e nero, l’unico colore che viene risaltato è il rosso. Non sono scelti a caso: il bianco ed il nero sono colori tipici dell’ambiente noir. Parliamo di Sin City ad esempio. Il rosso, invece, enfatizza la passione e la violenza. Rossi sono anche i pensieri del protagonista così come le labbra della bella Ithil o il sangue sulla scena del crimine.

Gli autori del fumetto hanno dimostrato di voler esplorare nuovi orizzonti del fantasy ibridandolo col genere noir, in un combinazione azzeccata, il cui tema dell’amnesia e la ricerca di sé ricorda in parte Memento di Christopher Nolan, sebbene la struttura narrativa sia totalmente diversa, oppure anche ai giochi Bioshock Infinite o Amnesia, dove i protagonisti senza memoria dovranno seguire vari indizi e peripezie per scoprire più sul loro passato.

Piccola nota anche sui racconti finali che approfondiscono vari personaggi, alcuni presenti nel fumetto, altri no. Questi racconti danno loro una voce ed una dignità, donando importanza anche alle loro vite. Eccetto la prima, tutti gli altri sono narrati in prima persona.

In conclusione, Dritto al cervello è un fantasy dalle tinte innovative ed un ritmo calzante, consigliato sia agli amanti del fantastico che a quelli del poliziesco.

 

Debora Parisi

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