Security: recensione

Il cinema italiano ha da qualche anno un nuovo nome che si muove tra le fila del genere di tensione, ci riferiamo allo scrittore americano Stephen Amidon, autore di opere letterarie che hanno ispirato lungometraggi come il pluripremiato Il capitale umano di Paolo Virzì, ora preso in considerazione per la nuova trasposizione di uno dei suoi nuovi libri, nonché produzione Sky Original e disponibile on demand dal 7 giugno, sui canali Sky Cinema e Now.

Diretto dall’inglese Peter Chelsom, poliedrico regista che ha diretto opere come Il commediante e Serendipity – Quando l’amore è magia, questo Security è un thriller ambientato nella località toscana Forte dei Marmi, meta estiva per migliaia di persone e qua contestualizzata nel periodo invernale, sfondo di un fitto e misterioso caso che attanaglia alcuni abitanti del luogo.

Tra i quali c’è un addetto alla sicurezza, interpretato da Marco D’amore, che intende fare chiarezza sullo scottante caso di una giovane ragazza, figlia di un suo conoscente (Tommaso Ragno), che viene trovata piena di lividi e percosse, ritenendo colpevole il suo alcolizzato padre.

Ma dietro a questa faccenda si nasconde un qualche mistero ancora più profondo e celato, mettendo alle strette una serie di persone facilmente sospettabili, che sia un giovane facoltoso professore e scrittore (Silvio Muccino) o la stessa famiglia del nostro addetto alla sicurezza, sposato con la candidata sindaco di Porte dei Marmi, Claudia (Maya Sansa), e padre di una figlia che ha una relazione col succiato professore.

La verità porterà a galla molte cose che si nascondo tra le mura di quelle case e il nostro indagatore arriverà fino in fondo, con lo scopo di chiudere una volta per tutte i conti con la sua vita e il suo passato.

Con una premessa che tende a urlarci perennemente ”siamo tutti osservati”, il qui presente Security rientra in quella branca di thriller italiani che tendono a voler appoggiarsi esclusivamente su delle trame a dir poco mal gestite (vedere il sopravvalutato e citato Il capitale umano appunto), mostrando un plot e un senso del misterioso che a conti fatti risultano essere solo una enorme bolla di sapone.

In poche parole, con un avvio che tende ad aprire le danze con uno scottante caso di violenza domestica padre/figlia, il film di Chelsom avanza di minuto in minuto senza sapere che pesci prendere, senza dare anche la benché minima idea di quale sarebbe il pericolo che questa indagine dovrebbe celare tra le sue fitte trame.

Per non parlare dell’andazzo da mera fiction senz’anima che attanaglia l’intera visione, tra ritmi insostenibili e un fotografia veramente stucchevole, a cura del premio Oscar (per Avatar) Mauro Fiore, un compendio di risultati sotto la media che lasciano senza parole.

Si arriva verso la conclusione con grande fatica in questo film dalla durata di centododici minuti (!), capeggiato da un cast che dovrebbe risultare efficace ed invece a conti fatti è solo male assortito: un appesantito D’Amore guida il tutto senza che però il suo fondamentale personaggio spicchi a dovere, seguito poi da un Muccino in versione bello, pericoloso e sospettoso (ed è tutto dire), più una Sansa dall’accento toscano marcato e una Valeria Bilello in veste di vecchia fiamma del protagonista; in ultimo, un Fabrizio Bentivoglio nel ruolo di un politicante dai forti problemi esistenziali, caratterizzazioni che ormai quest’ultimo ricopre col pilota automatico (qui anche malamente).

Siamo di fronte all’ennesimo thriller da fiction senza ragion d’esistere, Security è mero “cinema da salotto” per chi si accontenta di blande approssimazioni narrative e superflui sviluppi socio culturali italioti (il marcio che vive nelle case di tutti, tradimenti coniugali, falso perbenismo politico); non è un prodotto che potrebbe essere preso sul serio da chi veramente si ritiene amante del genere thriller più solido e ben concepito.

Mirko Lomuscio