Loro: recensione

Può il memoriale di una giovane donna sconvolgere a tal punto da turbare persino coloro che si avventurano abitualmente nei recessi più oscuri della mente?

È quanto riecheggia nel romanzo Loro di Roberto Cotroneo (Neri Pozza), dove il gioco vero o falso, luce o tenebre, realtà o fantasia finisce per catapultare il lettore in un universo di tensione.

Tutto è cesellato perfettamente: la parola scabra e scorrevole, i dettagli gotici sparsi tra le righe, il forte richiamo a un certo tipo di letteratura (lo stile di Shirley Jackson, Il giro di vite di Henry James, I misteri di Udolpho di Ann Radcliffe, Jane Eyre, ecc.).

In queste pagine, infatti, troverete il tema della verità e dell’ambiguità, del Bene e del Male, della violenza, del sacro e del soprannaturale.

È con pennellate immaginifiche, che Roberto Cotroneo conduce il lettore in un quadro narrativo oscuro e incerto. La sua penna indaga territori sinistri, ma soprattutto quella terra di nessuno che è la nostra mente.

La storia è la seguente: Margherita B. espone dei fatti accaduti nel 2018, quando prendendo servizio come istitutrice presso una famiglia aristocratica, gli Ordelaffi, in una magnifica villa progettata da un celebre architetto alle porte di Roma (la casa di vetro), si imbatterà in due gemelline. Lucrezia e Lavinia sono identiche, innocenti, ma al contempo inquietanti. E nella casa di vetro, tutto sembra perfetto.

Lucrezia ama il pianoforte, Lavinia l’equitazione. Ma quando Margherita inizierà a percepire presenze terrificanti, l’orrore comincerà a essere palpabile.

Ed è grazie all’artificio del diario, ma anche a una sapienza della lingua e a una cifra stilistica asciutta, ferma e sintetica, che Cotroneo offre ai lettori un libro mozzafiato, capace di unire il contemporaneo con l’arcaico e di restituire, sul finale, l’imprevidibilità della vita e il caotico labirinto della mente umana.

Loro è un romanzo di grande impatto emotivo, che ha il pregio di guardare in faccia l’esistenza, di sollevare dubbi, di far apparire spettri e tutte quelle indeducibili e maniacali ossessioni che si instillano nottetempo come falle nel pensiero e che, senza dubbio, seguono certi tipi umani come randagi.

In definitiva, è un libro da leggere per l’incastro di ombre e luce, in grado di creare brividi a fior di pelle, di entrare dentro un linguaggio vivo, che è lama. Non preoccupatevi se a ogni parola scelta, ci sarà un sussulto, un fremito, perché, alla fine, tutto virerà nella composizione del puzzle e potrete trovare un po’ di quiete, avendo appreso una lezione importantissima, ovvero che i fantasmi del nostro oggi sono i più temibili, i più pericolosi. Diluvi della psiche, invisibili. Fatalmente umani.

Silvia Casini

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