Poupelle della Città dei Camini in dvd: recensione

Poupelle della Città dei Camini diretto da Yusuke Hirota e prodotto dallo Studio 4°C è sbarcato in home video per Anime Factory/Plaion. Ed è un gioiello d’animazione da non perdere.

Basato sull’omonimo albo illustrato per bambini del 2016 di Akihiro Nishino, narra le vicende di Lubicchi, che vive nella città dei camini, dove l’aria è perennemente grigia per gli innumerevoli camini che emettono costantemente fumo.

I residenti hanno da tempo abbandonato ogni convinzione che possa esistere qualcos’altro oltre questa triste coltre di cenere. Tranne Bruno il sarto, che raccontava sempre storie di un cielo pieno di stelle, fino a quando non scomparve improvvisamente. Il figlio di Bruno, Lubicchi per l’appunto, lavora come spazzacamino. Un bambino solo finché non incontra Poupelle, un simpatico mostro fatto di spazzatura.

La città cupa, steampunk, fatta di comignoli fumanti, non solo offusca il firmamento, ma anche i cuori dei suoi abitanti. E questo suo manto di oscurità e ottusità, rispecchia alla perfezione il mondo chiuso dell’élite che governa il luogo. Una sorta di setta che mira ad assoggettare la volontà e i desideri della popolazione. Infatti, in questo microcosmo opprimente, fatto di sfumature fantascientifiche ucroniche, dove viene spacciata per vera un’unica realtà, la via di fuga è l’immaginazione. Qui, i diseredati, gli eretici e tutti coloro che risiedono ai margini della società, come Lubicchi e la creatura fatta di rifiuti, sono l’eccezione. E hanno un valore senza pari.

Le ciminiere costeggiano le strade, spargendo nell’aria una nebbia così densa e nera tanto da ricoprire di fuliggine ogni cosa, compresi i suoi cittadini che da tempo hanno smesso di credere nelle stelle. Lubicchi però è determinato a dimostrare a tutti che c’è qualcosa al di là di tutto questo maledetto fumo, motivo per cui rivolge sempre lo sguardo in alto.

Per dimostrare la sua teoria, Lubicchi, quasi una sorta di piccolo Galileo, ha bisogno di aiuto. E lo trova sotto forma di un improbabile amico, portato magicamente in vita da una stella. Questo puzzolente personaggio simile a uno spaventapasseri (il cui nome, non a caso, ha una sorprendente somiglianza con la parola francese poubelle, che significa “bidone della spazzatura”) può non sembrare un compagno di avventure ideale, per via del suo cappello fatto di un ombrello rotto, il mento arrugginito e un tubo di gomma penzolante. Ma è amabile, saggio, di una dolcezza commovente. E c’è un perché. 

E poco a poco lo capirà anche Lubicchi. D’altronde, lui sa che può fidarsi del suo strambo amico magico e umanamente struggente nonostante sia fatto di pezzi di scarto arrugginiti e malandati. Esattamente come poteva fidarsi di suo padre Bruno, che era stato l’unico a intuire la verità. Ecco perché cercava di diffonderla con uno spettacolo itinerante. Ed ecco perché l’élite lo ha messo a tacere una volta per tutte.

Solo che le grandi verità trovano sempre una via per emergere e il cuore di Lubicchi è gigantesco, è zeppo di coraggio e sfida la sorte. Lubicchi sa che suo padre aveva ragione. Sa che può contare su Poupelle, su sua madre e su un gruppo di ribelli pronti a tutto pur di respirare meglio e di volgere lo sguardo al cielo.

Ed è questo il messaggio più edificante di questo affascinante film d’animazione: alzate lo sguardo, non lasciatevi schiacciare da chi vuole rendervi dei meri automi, uscite dal seminario, scaraventatevi addosso il vizio di vivere, abbiate il coraggio di essere spudoratamente felici.

 
Silvia Casini
 
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