Novembre

Ci sono momenti in cui non te ne frega più niente. Delle tue paure, delle incertezze, di pensieri negativi che se anche arrivano, li scacci via immediatamente come fossero mosche fastidiose.

Il fatto è che ti hanno già tormentato abbastanza. E a un certo punto, non sai più che fartene.

E’ passato un anno, pensi quel giorno, al risveglio. E’ andata, dici alle tue amiche.

Non hai idea della potenza di questa affermazione.

Però riesci a renderti conto che ci sei ancora, in piedi e tutta intera, quando solo poco tempo prima pensavi che non saresti mai più riuscita a raccogliere i pezzi di una te distrutta.

E invece, chi lo ferma il tuo sorriso?!

Quando pensi che la vita ti abbia dato quel che desideravi, lei si prende beffa e te lo leva come la terra da sotto i piedi, ma poi che fa? Piano piano, ti suggerisce che tutto questo dolore e tutte le domande che invadono le notti insonni e piene di lacrime, possono anche vagare nell’etere senza risposta. Perché quella che hai davanti è una possibilità. Nuova, in cui puoi decidere ancora una volta chi sarai e cosa vorrai fare.

E’ una sensazione dalla doppia faccia: sulle prime ti spaventa, lasciandoti terrorizzata e smarrita. Poi ti armi di coraggio, ribalti la medaglia e ci vedi un’infinità di occasioni da cogliere.

E il tuo motto, diventa inconsapevolmente: Perché no?

Come oggi, quando ti arriva una telefonata dai tuoi amici del Veneto. Un imprevisto non permetterà loro di essere presenti al weekend che avevate programmato insieme.

Avevi tra le mani un biglietto aereo e una stanza prenotata a Bologna.

Ecco qua. Un’altra sfortuna..

Anzi no. Un segno, è chiaramente un segno che il destino ti sta lanciando. Urla a gran voce: “Rinuncia, stai a casa.”

E’ facile camminare su questo sentiero. I passi sono già calcati, li stai solo ripercorrendo come hai fatto innumerevoli volte. Un’aura di pessimismo che ti avvolge come in un bozzolo.

Ma a un certo punto cominci a sentirti stretta, scomoda. E ti fermi. Un bivio.

Rinunciare ti era sembrata la scelta più ovvia, logica. Poi la domanda si formula nella tua testa, prima nebulosa e man mano sempre più chiara.

Perché no?

E lì è un attimo. Nasce la farfalla. E il primo battito d’ali sa di vita, porta con sé una boccata d’aria fresca e tanta voglia di respirarne ancora.

I dubbi sono sempre lì, attanagliati in un angolo del cuore. Non è che li ignori, anzi, dai finalmente una risposta: “Sai che c’è? Io ce la farò!”

Tutto il resto si svolge in un ritmo concitato che ti fa sentire un piacevole gorgoglio in tutto il corpo. E’ proprio bello.

Quando ti fermi, qualche sera dopo, non puoi fare a meno di sorridere. Prendi il tuo smartphone e scatti una foto alla Torre Degli Asinelli. E’ maestosa, ti fa sentire piccola sì, ma anche parte di qualcosa di grande ancora tutto da esplorare, da scoprire.

Mandi un messaggio improvviso alle tue amiche, raccontando di questa avventura e ne sei davvero compiaciuta.

E loro… più di te.

Su Whatsapp avete un gruppo dal nome buffo, scelto per caso in una serata in cui vi mettevate d’accordo per uscire insieme.

Ci sarebbe da chiamarlo, invece, Il Gruppo Dell’Emotività, dove ogni sentimento viene espresso e sentito dalle altre in una rete di empatia che solo in pochi hanno la fortuna, o l’intelligenza di avere.

Respiri aria nuova, c’è tanta gente giovane in movimento. Musica, colori, festa.

Hai una stanza grandissima. Puoi stare con te stessa, lontana per un poco dalla solita realtà. Ritrovi il piacere delle piccole cose: una colazione abbondante, la cena in un ristorante in cui scopri la cucina tipica del posto. Sentirti turista, girare tra i monumenti godendoti le passeggiate nel freddo pungente che ti arrossa il naso. E intanto il cervello esplode di luce, idee, stimoli. Era da tempo che non ti sentivi così.

Ti rendi conto che con questa scelta hai davvero girato l’ultima pagina di quel libro che è ora di riporre in uno scaffale alto, accanto ad altri libri ormai impolverati.

Sei tornata in te, tutta d’un pezzo come sei sempre stata.

Che vada a farsi fottere il destino.

E’ il momento di godersela.

Perché no?

 

Erika Carta

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