Niente più

«Niente più» ripeteva ossessivamente ad alta voce senza ritegno alcuno ignara dell’altrui presenza aggiungendo parole concitate che si accavallavano una sull’altra ostacolando il fluire armonioso del respiro in una lotta spietata all’ultimo sangue tra le sillabe e il fiato finché, costretta a respirare per sopravvivere, di colpo concedeva una sana pausa a sé e alle menti di chi le stava malauguratamente intorno interrompendo per magia ogni conflitto.

Una nuova colata di lava verbale sarebbe sicuramente srotolata fuori dal cavo orale non appena il respiro avesse riempito i polmoni a segnare l’avvio di un altro defluire di inutili racconti di cui nemmeno si poteva intuire l’argomento tanto era confuso e offuscato da un’inverosimile ansia contagiosa.

Ecco difatti le parole defluire all’improvviso dall’esofago una dietro l’altra in affanno, il respiro trattenuto per troppo tempo ormai finché, scaraventando l’aria fuori e cercandone di nuova inspirando con forza, la cassa toracica si ritrovava ingolfata di parole, le frasi si aggrovigliano e le orecchie dei vicini si sdoppiano timorose di perdersi qualcosa, i colli ruotano di qua e di là e le mani smistavano i flussi verbali che li stavano inondando, mio Dio che fatica!

E io, in debito di pace, mi sono rannicchiata in un angolo, isolandomi nel mio silenzio.

 

Elisa Bollazzi

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