Mixed by Erry: recensione

Dopo aver chiuso completamente il capitolo Smetto quando voglio, firmando una delle trilogie più particolari ed ispirate del nostro panorama cinematografico, e aver dato luce al piccolo film L’incredibile storia dell’Isola della Rose, Sydney Sibilia decide di mirare la propria ispirazione verso una storia vera, quella dei fratelli Frattasio, abitanti di Napoli e che nel mezzo degli anni ’80 fecero scalpore grazie al loro mercato di musicassette contraffatte, portando nel mondo del contrabbando una firma più unica che rara.

Con il titolo Mixed by Erry, l’opera in questione vede quindi all’azione il nostro trio, Enrico (Luigi D’Oriano), Peppe (Giuseppe Arena) e Angelo (Emanuele Palumbo), cresciuti nei quartieri popolari partenopei, lavorando col proprio padre Pasquale (Adriano Pantaleo) vendendo whiskey contraffatto e che, di punto in bianco, riescono ad entrare in un grosso business del contrabbando.

Come? Semplice, duplicando cassette e mixando pezzi con canzoni famose ed in voga, attirando quanti più clienti possibili e guadagnando miliardi.

Ma tutto ciò ovviamente attira l’attenzione della legge, che sotto al guida del rigido capitano Fortunato Ricciardi (Francesco Di Leva) cercherà di fermare il mercato dei Frattasio, che nel frattempo sono riusciti anche a “piratare” canzoni proposte a Sanremo battendo sul tempo qualsiasi altra concorrenza.

Biografia che sa di nostalgia “canaglia”, sotto qualsiasi punto di vista lo si voglia vedere, Mixed by Erry è un lungometraggio che ci trasporta nella Napoli degli anni ’80 e ci fa rivivere, non solo le tensioni e il sottobosco di un mondo come quello del contrabbando partenopeo, ma anche un pensiero artistico che ci ricorda quanto importante sia usufruire del valore di un’opera , che sia musicale o no.

Sibilia con il suo film intende aprire una finestra verso quel passato in cui ancora non c’era una tutela dei diritti d’autore, ma che, per assurdo, tale situazione consentiva a determinati “artisti” della truffa di esibire una propria di arte; quella dei Frattasio non era solo “pirateria”, ma anche un modo di esprimere un concetto di come poteva essere sfruttata la musica, stando a quanto detto nel film, concetto che giustamente può o non può piacere, ed oggi, che di pirateria audiovisiva ipoteticamente si vive anche nelle pareti di ogni casa, osservare alla loro storia fa più sorridere che inorridire.

Stando a tutto ciò Sibilia guarda quindi alla vita dei Frattasio con occhio malinconico, delineando per ognuno dei suoi calibrati protagonisti una caratteristica particolare; la mente Enrico, il cassiere Peppe e la forza fisica Angelo, relegandoli in una Napoli memore della visione di De Filippo, ma con l’aggiunta di un pizzico di attualità e di pericoloso camorrismo.

Completano il cast la presenza di un Pantaleo versione paterna, lui che è l’eterno bambino di Io speriamo che me la cavo, più un Di Leva minaccioso nei ranghi della legge e un Fabrizio Gifuni versione manager milanese, unico vero personaggio che risulterà essere ambiguo ai fini della storia di Mixed by Erry.

Tra nostalgia e attualità, l’opera di Sibilia si dimostra essere una visione tutta da godere, soprattutto per chi quegli anni li ha vissuti in spensieratezza, tra le note delle hit musicali che tanto andavano in voga in pieni eighties, e su questo si chiude citando la corposa colonna sonora del film ricca di pezzi famosi, italiani e non.

Mirko Lomuscio