The offering: recensione

Il campo dell’horror espande sempre i propri punti di vista verso qualsiasi ambito o sfumatura possibile per poter creare nuovi argomenti, e nel settore del cinema demoniaco questo genere recentemente ha deciso di metterci di fronte anche a leggende appartenenti a determinate religioni; è del 2019 il film intitolato The vigil, di Keith Thomas, dove al centro della questione c’era un’entità malefica appartenente al regno ebraico, aprendo le proprie suggestioni per una storia che sarebbe dovuta essere all’altezza della situazione (e che in fin dei conti non lo è stata).

Ora tocca ad un altro titolo muoversi sugli stessi passi, narrando di un antico demone che si insidia nella vita di una famiglia ebrea ortodossa; con The offering di Oliver Park, autore con alle spalle un solo titolo (l’inedito da noi A night of horror: nightmare radio) e una carriera da attore per piccoli prodotti (The dare – Obbligo o verità, Solar impact, Under the Jericho sun), assistiamo quindi alle vicende del giovane Arthur (Nick Blood) che, assieme alla propria moglie incinta Claire (Emily Wiseman), torna a casa del padre rabbino e responsabile di un obitorio, Saul (Allan Corduner), portando con sé alcuni problemi personali da risolvere.

Nel frattempo si presenta alla clinica il cadavere di un uomo morto suicida, il cui corpo giace in una delle celle frigorifere del posto; quello che Nick e i suoi cari non sanno però è che questo morto annida al suo interno un’entità malvagia proveniente da un’antica maledizione, la quale tende a nutrirsi delle anime dei bambini.

Sfuggire alla sua furia omicida sarà il primo dei pensieri per Nick e Claire, ma ciò che questo demone è capace di fare sarà oltre la loro immaginazione.

Se superiamo il fatto di essere consapevoli che ci troviamo di fronte ad un solito rimasticamento di idee e spunti già visti in altri titoli, tanto che qua si chiama in causa il bel Autopsy di André Øvredal miscelato al succitato e meno riuscito The vigil, con The offering possiamo quindi ben dire di avere a che fare con un horror che bene o male una sua dignità se la porta dietro, rendendosi il più classico possibile sia nello svolgimento che nella costruzione dei momenti horror, senza però fare un minimo sforzo nella ricerca di originalità.

Il regista Park gestisce questa sua opera con il pilota automatico, rimproverandogli sicuramente una mancanza di assoluta creatività nello svolgimento ma riconoscendo che almeno un certo ritmo lo ottiene il suo The offering, senza che annoi più di tanto.

Certo, abbiamo a che fare con un lungometraggio che abusa di jump scare e mostra spettri fatti in assoluta e totale CGI (la presenza del mostro protagonista, un imponente demone alto due metri), nulla di assolutamente buono anche per il genere a cui appartiene, ma possiamo ben dire che in questi casi abbiamo assistito a di peggio ed il titolo di Park riesce a rimanere a galla per alcune trovate, come quella di approfondire la demonologia ebraica con i profondi segreti della Cabala.

Non ultima la voglia di chiudere la visione in modo altamente pessimista, giusto per destare qualche brivido in più anche nello spettatore più attento nel campo dell’horror; ovviamente non è e non sarà mai un capolavoro The offering, ma rientra in quel tipo di titoli di poca importanza che guardano con fedeltà al genere horror, sfruttando in modo funzionale poche location e pochi spazi, tanto per rendere più claustrofobica la storia che racconta.

Mirko Lomuscio