Magic: recensione

Quando ho iniziato questo romanzo non sapevo cosa mi aspettasse, sapevo solo che il titolo Magic e la copertina, un po’ diversa dalle solite illustrazioni fantasy, per questo genere di libri, mi avevano già incuriosito molto.

Leggendo poi la storia, la mia prima impressione positiva è stata confermata.

Ci troviamo alle prese con un mondo sfaccettato, qui non esiste una sola Londra, ma quattro città con lo stesso nome, e tutte differenti, in mondi differenti, collegate da porte che si possono varcare solo con la magia.

Kell è un Antari, un ragazzo prescelto dalla magia ed è uno dei pochi, insieme ad un altro suo simile, Holland, ad avere il permesso di attraversare i mondi.

Ognuna delle quattro Londra ha per Kell una caratteristica particolare che lui individua con un colore. In questo romanzo esistono la Londra rossa, la Londra grigia, la Londra Bianca e la dimenticata Londra nera.

È proprio durante una missione nella Londra Grigia, che Kell incontra, o per meglio dire, si scontra, Delilah Bard.

La ragazza è una ladra, giovane, abile e scaltra e ruba qualcosa che non avrebbe dovuto all’Antari, una pietra nera dagli strani poteri.

Kell, suo malgrado, è costretto a coinvolgere Delilah, Lila, in qualcosa di molto più grande di lei, rischioso e pericoloso, riportare quella strana pietra al luogo dove appartiene, la proibita Londra nera.

La trama di questo libro se da un lato, mi ha ricordato gli scritti di Neil Gaiman, in special modo Nessun dove e Coraline, per lo stile, per l’idea dei mondi altri e delle porte per attraversarli; dall’altro mi ha dato un po’ l’idea di superficialità.

Tutti gli elementi di questo strano mondo in cui si muove Kell, dove ogni città ha le sue regole e la sua società, potevano essere sviluppati meglio. A mio parere, è mancato un certo interesse nel legare alcuni passaggi cruciali del romanzo, molte domande vengono lasciate in sospeso, ed altre non vengono nemmeno poste.

Avrei voluto che le figure di Kell e Lila fossero state più approfondite caratterialmente e che venisse detto qualcosa in più su questi due protagonisti e sui loro perché. Forse questa storia da l’idea d’essere incompiuta perché fa parte di un ciclo di più libri, però non sarebbe stato male se l’autrice avesse speso qualche parola in più sul passato degli Antari, o sul perché la tanto temuta Londra nera è caduta in disgrazia.

Un’ultima perplessità la ho sul comportamento dei due giovani protagonisti, poco più che ragazzini, e questo forse si nota un po’ troppo. In alcuni punti Lila, ad esempio agisce in maniera troppo superficiale, come ad esempio quando getta la spada creata con la magia della pietra nera in mezzo ad una strada. Chi mai farebbe una cosa simile, sapendo la pericolosità di un’arma incantata?

Ad ogni modo, al di là di alcune debolezze di trama, ho adorato questo libro, per lo stile pulito e scorrevole, e per la capacità dell’autrice di creare  diverse versioni della stessa città, Londra, partendo da un’idea piuttosto semplice dei mondi paralleli, arricchendola però di cenni storici, geografici e socio politici differenti per ciascuna realtà.

Un altro elemento particolare che mi ha stregato, è l’utilizzo dei riferimenti olfattivi per identificare la magia, le persone, i luoghi, la trovo una cosa molto verosimile, anche se di solito poco usata, perché spesso in un fantasy non si fa caso agli odori. Qui invece questi profumi sono importanti, vitali, percepire uno può salvare una vita, e di fatto nel libro questo accade e mi sembrata un elemento particolare.

Consiglio la lettura di questo libro, nonostante le piccole criticità di cui ho già detto, questo romanzo rimane comunque affascinante e meritevole, ne sono davvero rimasta entusiasta.

 

Samanta Crespi

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