La scatola delle lettere perdute: recensione

Avete voglia di leggere un libro emozionante e strappalacrime? Vi consigliamo La scatola delle lettere perdute, dove un vecchio diario e delle lettere ingiallite vi faranno compiere un commovente viaggio nel mondo di una donna alla ricerca della verità sulla propria famiglia.

Di fatto, quando sua nonna Mariam muore, Katerina eredita un’antica scatola da spezie. Al suo interno, avvolti da un intenso profumo, trova delle lettere e un diario scritto in armeno. Katerina scopre così che la sua famiglia è stata devastata dalla tragedia armena del 1915.

Non solo Mariam, ancora bambina, è stata esiliata dalla sua casa in Turchia e separata dall’amata famiglia, ma ha anche dovuto affrontare il terribile dolore per la perdita del primo amore. Inquieta per ciò che ha scoperto, Katerina vuole andare a fondo in quella storia.

Decide allora di mettersi sulle tracce dell’amata nonna e intraprende un viaggio che la porterà dall’Inghilterra a Cipro e poi dall’altra parte del mondo, a New York. Sarà un tuffo nel passato, ma anche un modo, per Katerina, di liberarsi di ricordi dolorosi in cui è ancora intrappolata.

La storia, in sostanza, è carica di scene che rievocano il trauma psico-fisico che svariate famiglie armene hanno subito durante l’atroce massacro del loro popolo nella prima guerra mondiale.

Infatti, la sofferenza dovuta al conflitto bellico, il costo in termini di vite umane, i respiri spezzati e le anime straziate fanno da sfondo storico a questo romanzo, dove la protagonista Katerina si muove tra i ricordi di sua nonna e il presente, e quando andrà a Cipro, grazie al giovane armeno Ara, riuscirà a scoprire i segreti dolorosi della sua famiglia.

In definitiva, La scatola delle lettere perdute è un libro profondo che fa luce su un momento storico poco conosciuto. Inoltre, lo stile dell’autrice è sobrio; Katerina è sensibile e l’evocazione di sua nonna Mariam attraverso il cibo, i profumi, le fotografie e la musica trasportano il lettore in un universo affascinante, suggestivo e struggente al tempo stesso.

 

Silvia Casini

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