La principessa è in un’altro castello: recensione dei primi cinque episodi

Dal 19 ottobre è uscita la webserie targata Drunken Otters: La principessa è in un’altro castello. La serie si presenta come una parodia del ruolo fiabesco del cavaliere che va nel castello a salvare la principessa, inoltre è un richiamo alla cultura pop, soprattutto dei decenni passati: abbiamo citazioni a Star Wars, ai film horror sugli zombie, ma anche ai film Western ed alle atmosfere steampunk. La struttura della trama ricorda molto il gioco Dragon Slayer ed infatti la presenza videoludica è molto forte (con citazioni anche ai picchiaduro anni ’80 come Mortal Kombat), e gli effetti speciali, sebbene siano a basso budget, rendono vivaci le ambientazioni, caratterizzando bene i personaggi (adorabile Papà Satàn in stop motion).

Il primo episodio si pare già con un’introduzione parodistica della storia, con il narratore stesso che si rivela il cattivo e viene sconfitto proprio a causa della sua “distrazione”. Il protagonista, Fitzgerald, è forse il personaggio meno approfondito, in quanto incarna volutamente il classico cliché dell’eroe intrepido, senza macchia e senza paura. I veri protagonisti della storia sono proprio i membri della famiglia Satàn, con le loro relazione grottesche e comiche.

Interessante è stata la rappresentazione del capo famiglia, Papà Satàn, che si proietta in un ologramma al figlio Herbert, con un accappatoio che lo fa assomigliare a Palpatine (prima citazione a Star Wars).

Il secondo episodio è interamente incentrato sul personaggio di Herbert, uno dei figli più impacciati del signore oscuro. Dopo che i suoi “incredibili” cyberninja hanno fallito, decide di prendere lui stesso la situazione in mano, scontrandosi con Fitzgerald. Ed è qui che c’è la seconda citazione a Star Wars, con il duello con le spade magiche che ricorda molto l’incontro tra Darth Vader ed Obin Wan Kenobi. Ovviamente lo scontro tra i due si scontrerà in qualcosa di volutamente anticlimatico, parodizzando tale scena. Purtroppo, la principessa non si trova con Herbert, così Fitzgerald è costretto a cercare in un altro regno.

Il terzo episodio è forse quello con le atmosfere più horror: qui facciamo la conoscenza di una dei figli preferiti di Papà Satàn, Inez, una strega decisamente più sveglia di Herbert. Il suo dominio si estende in un castello protetto da un’orda di zombie.

È decisamente divertente l’interazione iniziale tra Inez e suo padre, mostrando un ossimoro tra una conversazione affettuosa in un contesto di “signori oscuri”.

Unica pecca dell’episodio è il fatto che l’intero scontro viene narrato in un resoconto “tra amici”, in un pub, tra Fitzgerald ed Herbert. Ciò risulta frettoloso ed è in netto contrasto con l’episodio sucessivo, dove il combattimento viene mostrato. Questa cosa penalizza la struttura narrativa dell’episodio.

Passiamo al quarto episodio, parodia esplicita dei picchiaduro, in particolare di Mortal Kombat. Il nostro intrepido eroe dovrà scontrarsi con il fratello più “mistico” della famiglia:  Shigeru, che ricalca il classico combattente di arti marziali, imbevuto di filosofia ed una calma innaturale.

Fitzgerald avrà finalmente un avversario davvero tosto che gli darà del filo da torcere e qui, come nel primo episodio, il combattimento viene mostrato (con tanto di barre vita e voce fuori campo).

Forse uno degli episodi più affettuosi, ricalca un genere nostalgico per gli amanti dei videogiochi. Ovviamente i pugni e le mosse di arti marziali si vede che sono finti e low budget, ma ciò non rovina l’atmosfera della trama.

Quinto episodio: è concentrato interamente sul mondo degli rpg. Avete presente quando dovete rifornirvi per un viaggio o prima di un combattimento, andate dai negozianti e vi riempiono di dialoghi assurdi e noiosi che volete “skippare”? O peggio, quando per avere determinati oggetti dovrete risolvere delle missioni secondarie? Questo episodio rappresenta questo sentimento di frustrazione.

Divertente è la parte del dialogo con la morte (che scopriamo ricoprire il ruolo di cavaliere dell’apocalisse, dato che si cita Guerra ed altri due giocatori, ovvero Pestilenza e Carestia) in un’esperienza “mistica” provata dal nostro protagonista.

In conclusione, come detto prima, pur non avendo effetti speciali da cinema, il punto forte dell serie sta proprio nei dialoghi e nella sua struttura narrativa. La pricipessa è in un altro castello dimostra che su youtube c’è la possibilità di creare qualcosa di divertente e costruttivo e che non tutto è perduto. Già con Freaks! si era vista la possibilità di aprire un sipario per le serie tv sul web, per offrire spazio a giovani talenti. Il web, quindi, si presenta come un’opportunità per creare qualcosa negato nella televisione o nei film, una nuova frontiera di condivisione e multimedialità.

Non ci resta che sapere come  si svilupperanno le (dis)avventure del nostro protagonista.

 

Debora Parisi

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