La figura femminile nella letteratura araba: recensione

La figura femminile nella letteratura araba, edito da  Edizioni Accademiche Italiane e scritto da Samia Makhloufi, è un saggio che analizza il ruolo delle figure femminili nella letteratura araba per l’infanzia.

L’introduzione esamina il ruolo educativo e sociale delle fiabe, citando due figura molto importanti dell’ambiente: Propp, famoso per aver studiato la struttura delle fiabe, e Bruno Belletheim, psicanalista famoso per suo saggio Il mondo incantato, dove analizza il rapporto tra bambini e racconti.

L’autrice inoltre introduce brevemente lo sviluppo della letteratura araba per l’infanzia, da storie educative a tema fantastico, ad ambientazioni più simili alla vita quotidiana.

Il primo libro per l’infanzia esaminato è “Hala rende la sua vita migliore”. Come analizzato anche nei libri successivi, le bambine non portano il velo a differenza delle  donne adulte. Il velo assume diversi aspetti:  a livello religioso apre le porte all’età adulta, ma può avere anche un valore tradizionale e culturale, di rispetto verso sé stessi, mettendo in secondo piano l’aspetto fisico ed esaltando la propria interiorità.

La bambina indossa anche abiti della cultura “occidentale”, creando un’interessante contrapposizione tra tradizione e modernità.

 

Le bambine  rappresentate nei vari racconti sono indipendenti e coraggiose, cercano di affrontare con maturità i problemi, non sono affatto passive. Nel caso di Hala, è una bambina molto golosa e ciò si ripercuote sul suo fisico. Hala è oggetto di discriminazione dalle compagne, ma decide di prendere in mano la situazione, andando in bicicletta e dimagrendo. Come una brava sorella maggiore, è una guida per il fratellino, ed aiuta i bisognosi, come il bidello della scuola.

La storia si concentra sulle figure femminili ed è interessante l’analisi dell’autrice sui vestiti, in quanto i grembiulini rosa sono tipici della zona del Golfo.

La seconda storia, “Papà, mamma, perché non viviamo assieme?”, mostra una bambina confusa sul divorzio dei genitori ed è interessante come venga analizzato il tumulto interiore della piccola. La nonna, figura anziana e saggia, sarà la guida per la nipotina, e le spiegherà che i suoi genitori l’ameranno sempre, anche se saranno divorziati.

 

La terza e ultima storia, “Fayruz, la fanciulla del melograno”, narra di un paese che coltiva melograni, senza però mangiarli per una legge imposta. Un paese grigio, privo di allegria e colori, in quanto banditi. Sarà la nascita di una bambina colorata a cambiare la situazione del paese. La sua trasgressione e curiosità porteranno le persone a conoscere la bellezza della vita.

L’autrice analizza il contrasto tra gli adulti autoritari e soffocanti ed i bambini curiosi e ribelli. La famiglia della bambina conoscerà anche la discriminazione, proprio per aver accettato l’allegria ed i colori nella loro  vita.

In conclusione, il libro si presenta come un buon saggio, che rompe certi stereotipi che noi abbiamo verso altre culture, proprio analizzando le fiabe, i mezzi attraverso cui noi da bambini, abbiamo cercato di comprende il mondo.

 

Debora Parisi

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