La fiera delle illusioni – Nightmare alley: recensione

Dopo il trionfo da Oscar de La forma dell’acqua, il regista Guillermo del Toro volge la propria attenzione verso un libro di William Lindsay Gresham del 1946, il racconto noir Nightmare alley, una storia fitta di mistero che prende avvio tra le immaginifiche ambientazioni circensi di un gruppo di fenomeni da baraccone.

Già portato sullo schermo nel 1947, per la regia di Edmond Goulding e con Tyrone Power protagonista, del Toro tenta quindi ora una rilettura moderna di tale scritto, per poter così mettere alla propria prova tutta la sua visionarietà registica come ormai la conosciamo da tempo; La fiera delle illusioni – Nightmare Alley giunge dunque nelle sale con un cast di primordine, comprendente Bradley Cooper, Cate Blanchett, Rooney Mara, Toni Collette, Willem Dafoe, Richard Jenkins, Mary Steenburgen, Ron Perlman e David Strathairn, un bel gruppo di facce note che dovrebbero arricchire questo lungometraggio intriso di mistero e di accennata fantasia.

Siamo ben prima della Seconda Guerra Mondiale ed il vagabondo Stanton Carlise (Cooper) giunge in una fiera delle attrazioni, trovando ben presto lavoro per conto del padrone Clem Hoatley (Dafoe).

Qua Stanton apprende il mestiere del mentalismo, capacità di poter leggere nella mente delle persone facendo ben presente ad alcuni dettagli ed indizi fondamentali, capaci di poter far luce sulla storia dei vari incauti e suscettibili clienti.

Divenendo tra i migliori in campo ed amando la dolce Molly Cahill (Mara), Stanton fa però la conoscenza della psichiatra Lilith Ritter (Blanchett), la quale, conscia dei segreti professionali dell’uomo, intende coinvolgerlo in qualche nuovo affare.

L’evidente pericolo a cui potrebbe andare incontro è ben visibile, ma Stanton decide di avventurarsi ugualmente, scoprendo ben presto il prezzo da pagare per questo gesto estremo.

Nonostante visionariamente sia sempre stato un autore indiscutibile, grazie a quel suo modo di saper gestire mastodontiche scenografie e validi tocchi fotografici, a livello narrativo il noto del Toro ha invece mostrato sempre qualche difetto di troppo, per colpa di quel suo modo approssimativo di tagliare con l’accetta personaggi e caratterizzazioni del caso; in La fiera delle illusioni – Nightmaer Alley questo difetto però calca un po’ troppo la mano nel racconto in sé, perdendo ogni senso di logica con l’andare avanti della visione.

In poche parole, aprendo la visione come fosse un prodotto dai toni dark e fantasiosi, grazie ad un’ambientazione circense memore dei vari “freaks” di Tod Browning, David Lynch e Tim Burton, l’opera prende poi una sterzata realistica allontanandosi da ogni premessa fantasiosa possibile, gettando lo spettatore in una trama che per svilupparsi ci mette un bel po’ di tempo.

Tutta la parte circense d’apertura sembra veramente gratuita, come a voler soltanto ricordare da dove viene il cinema di del Toro e basta, e quando poi il film cerca di mettere le cose in chiaro è fin troppo tardi per poter calibrare perfettamente quanto si sta assistendo, anche perché l’intreccio thriller che si crea tra lo Stanton di un Cooper in parte e la Ritter di una mefistofelica e brava Blanchett non sembra solido abbastanza, chiudendo le danze di questo La fiera delle illusioni – Nightmare alley con un pugno di mosche in mano.

Per non parlare delle varie facce coinvolte tanto per fare scena (Collette, Perlman, Dafoe), partecipazioni meramente gratuite ed inutili all’economia della storia.

A conti fatti si potrebbe parlare qua di un vero e proprio film “truffa”, il quale si mostra inizialmente in un modo per poi divenire un altro prodotto, mal gestito e mal strutturato. Insomma una illusione vera e propria: sembra un bel film ma in verità non lo è.

Mirko Lomuscio