L’innocenza perduta: intervista esclusiva a Tommaso Carbone

Tommaso Carbone è nato a Grassano, in provincia di Matera, nel 1963, si è laureato in Pedagogia e insegna nella scuola primaria. Nel 2009 ha pubblicato L’onda di piena (Edizioni Creativa).

Nel 2012 ha pubblicato Niente è come sembra (Rusconi).  Il suo racconto Un angelo vestito di nero è stato incluso nella raccolta Carabinieri in Giallo 3 (Mondadori).

Per Libromania ha pubblicato Il sole dietro la collina, Non avrete scampo e Il cadavere del santuario.

Il suo ultimo thriller, L’innocenza perduta, è edito da Delos Digital. Per saperne di più e carpire i suoi segreti, abbiamo intervistato Tommaso Carbone ed ecco cosa abbiamo scoperto…

Ha carta bianca e tre aggettivi per descriversi…

Ottimista , conciliante, pigro.

Mai senza?

Un buon libro. Sono un lettore compulsivo. Ne ho sempre due o tre nuovi sulla scrivania.

Cosa le piace leggere?

Leggo soprattutto  romanzi, con  una leggera preferenza per i gialli e i thriller. Mi piacciono molto anche i libri di storia e le biografie.

Se dovesse esprimere tre desideri?

Un mondo in cui siano banditi l’odio e l’intolleranza, le guerre e la fame. Vorrei poter continuare a fare le cose che amo. Ho tanti progetti in cantiere.

La sua vita in un tweet?

Non rimandare a domani ciò che puoi fare oggi.

Ci parli del suo ultimo romanzo. A chi lo consiglierebbe e perché?

L’innocenza perduta inizia in sordina, tra venditori ambulanti e adolescenti che provano a trasgredire: c’è chi, come Antonio, decide di marinare la scuola e chi, come Annetta, di usare il suo fascino acerbo per ottenere dagli uomini piccole somme di denaro per spogliarsi e farsi toccare. Quando Annetta incontra un orco dalle buone maniere, purtroppo non avrà scampo. Del delitto sarà accusato un sarto timido e introverso, Salvatore Rizzuto, complici una prova schiacciante rinvenuta dai Carabinieri nella sua abitazione e il vizio di collezionare immagini di ragazze in abiti succinti. Salvatore non regge alle accuse che gli sono state mosse ingiustamente e si suicida nella camera di sicurezza. L’omicida, uno stimato professore, non riesce a tenere a freno le sue pulsioni e molesta un’altra ragazzina, Rossella. Lei, però, nonostante lo shock, si confida con Antonio, il suo fidanzatino. Insieme decidono di dare una lezione al professore, con l’ingenuità e la scaltrezza proprie della loro età. Una serie di coincidenze, però, ne cambierà il senso. Del resto, “se il cacciatore diventa preda, non serve rimpiangere l’innocenza perduta per salvarsi dalla vendetta dei giusti…” come recita la frase sulla copertina.

Come nascono i suoi personaggi, vi è un collegamento con la realtà?

Ogni libro nasce dagli incontri, dal contatto con la gente, dalle storie che mi raccontano, dai discorsi che ascolto, dalle cose che vedo, e anche questo non fa eccezione. I lettori mi chiedono spesso: “Ti sei ispirato a qualcuno? È una storia vera?” Tutti i romanzi prendono spunto dalla realtà che poi viene elaborata narrativamente”.

Le ambientazioni che sceglie provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?

Tutti i miei romanzi sono ambientati in Basilicata anche se per le ragioni che sono facilmente intuibili i nomi dei paesi sono spesso di fantasia. Sono innamorato della mia terra e questo traspare chiaramente. Francamente avrei una certa difficoltà ad ambientare  i miei  libri in realtà che non conosco. Invidio scrittori come Salgari capaci di scrivere libri che parlano di terre lontane in cui l’autore non è mai stato”.

Come può riassumere ai suoi lettori il suo romanzo? Qual è il messaggio che vuole trasmettere?

È un libro complesso che tiene sulle spine attraverso una trama in cui il confine tra bene e male è sempre molto labile e i dilemmi morali ne diventano il filo conduttore. Tratta un tema delicato come quello della pedofilia di cui la cronaca quotidiana ci racconta di storie raccapriccianti.

È già al lavoro su un nuovo libro?

Ho terminato due romanzi diversi per tema e genere. La vita che volevo è un romanzo di formazione che ha come protagonista un ragazzo della Lucania idealista e insofferente della vita di campagna, con un rapporto conflittuale col padre e che approda nelle fila delle Brigate Rosse da cui fuoriesce, sdegnato dalla violenza delle azioni messe in atto dai brigatisti.

L’angelo sterminatore è invece un thriller il cui protagonista, dopo un incontro causale con un uomo che ha abusato di lui in un convitto retto da religiosi, decide di vendicarsi e inizia una mattanza che porta avanti come una personale lotta contro coloro che hanno commesso crimini contro bambini e adolescenti.

Ho tante idee ma il tempo è tiranno. Voglio scrivere a un romanzo ambientato in Basilicata qualche decennio dopo l’unità d’Italia. Sto raccogliendo il materiale preparatorio e prima o poi lo inizierò, vincendo la mia proverbiale pigrizia”.

 

Silvia Casini

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