Il postino: Spaghetti alla Mario Ruoppolo

Come dimenticare  il film Il postino del 1994 diretto da Michael Radford e Massimo Troisi?

Impossibile! Non solo perché si tratta dell’ultima interpretazione di Troisi, scomparso dodici ore dopo la fine delle riprese, ma anche perché ispirato a Il postino di Neruda (Ardiente paciencia), romanzo scritto dal cileno Antonio Skármeta, ha ottenuto cinque candidature agli Oscar del 1996, ha vinto una statuetta d’oro (miglior colonna sonora drammatica) e ha incassato parecchi premi nazionali e internazionali.

Il film, ambientato nel 1952 tratta il periodo dall’esilio di Neruda alla sua partenza, e si svolge interamente in un piccolo isolotto dell’Italia, abitato da comuni pescatori analfabeti intenti nel loro mestiere. Di fatto, la storia raccontata sul grande schermo adatta il romanzo di Skármeta, modificandone alcuni dettagli della trama.

La figura immaginaria di Mario Ruoppolo, il postino di Neruda, è centrale e Troisi è bravissimo a dargli corpo e anima, tant’è che da timido e impacciato portalettere, poco a poco diventa più audace e inizia a creare metafore poetiche e sublimi.

Di fatto, dopo aver letto il romanzo di Antonio Skàrmeta, Troisi decise di trasportare nel mondo della celluloide questa dolcissima favola moderna, aggiungendoci un tocco della sua tipica malinconia. Così, il noto comico dei sentimenti, girò gran parte del film a Procida (Pozzo Vecchio e Marina Corricella), nell’isola di Salina (Pollara) e a Pantelleria.

Tra le curiosità cinematografiche che possiamo svelarvi, dovete sapere che come accennato, seppur diretto dallo scozzese Michael Radford, la regia venne attribuita anche a Massimo Troisi che, gravemente malato di cuore, morì alla fine delle riprese, tant’è vero che sul set, in alcune scene in cui era di profilo, venne sostituito da una controfigura (Gerardo Ferrara), proprio a causa dei suoi problemi di salute.

Nella versione americana, Massimo Troisi è doppiato da Robert De Niro, e per quanto concerne il fatidico brano di Luis Bacalov che vinse l’Oscar come migliore colonna sonora, nel 2013 venne riconosciuto a Sergio Endrigo, Riccardo Del Turco e Paolo Margheri la co-paternità delle musiche, dopo una lunga querelle giudiziaria.

Inoltre, il provino per il ruolo di Beatrice venne vinto da Mietta. Tra le provinate c’erano anche Monica Bellucci e Manuela Arcuri, ma alla fine la scelta cadde su Maria Grazia Cucinotta.

Delle vere chicche, non trovate? In più se siete cinefili e avete l’anima da chef, non potete di certo esimervi dal provare i famigerati spaghetti alla Mario Ruoppolo.

Vi ricordate della scena in cucina, quando Mario ricorda con nostalgia Neruda, ormai tornato in Cile e mentre aiuta Beatrice a preparare la pasta al sugo di carciofi, si ritrova dinanzi ai fornelli e tira fuori una vena poetica per ogni ingrediente?

Ebbene, se anche voi avete amore per il cibo, mettetevi sotto e sperimentate questa delizia!

Ingredienti

300 g spaghetti integrali di farro
2 carciofi
500 g di pomodori maturi
1 spicchio d’aglio
3 cucchiai di olio EVO
sale e pepe

Preparazione

Mondate i carciofi togliendo la punta, le foglie esterne, tagliandoli a metà ed eliminando la barba interna. Affettateli sottili, sottili e fateli cuocere a fuoco lento per una decina di minuti. Aggiungete i pomodori sbucciati e l’aglio, continuate la cottura per altri cinque minuti. Salate, togliete l’aglio e condite gli spaghetti.

Raffaella Fenoglio & Silvia Casini

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