Il corpo sa tutto: recensione

Buongiorno e benvenuti in questa nuova recensione cari lettori!

Oggi ci spostiamo nell’idilliaco Giappone per parlare di un’autrice acclamata in tutto il mondo, Banana Yoshimoto (pseudonimo di Mahoko Yoshimoto).

Nata nel 1964 a Tokyo, il suo scrittore preferito è Stephen King ma la sua scrittura si allontana totalmente dal thriller/horror. La lista dei suoi romanzi sarebbe davvero troppo lunga per essere riportata per intero; tra il 1988 e il 2011 ha pubblicato la bellezza di 43 romanzi e un saggio intitolato Il viaggio chiamato vita (2010). Cito qui i più conosciuti in Italia: Kitchen (1989), N.P (1992), Tsugumi (1994), Lucertola (1995), Amrita (1997), Honeymoon (2000), H/H (2001) e il romanzo di cui parliamo oggi, Il corpo sa tutto (2000).

Più che un romanzo Il corpo sa tutto si presenta come una raccolta di racconti. Il libro è composto da tredici brevi racconti che esplorano i temi delle problematiche giovanili apparentemente irrisolvibili, dei traumi psichici e dei drammi. L’autrice vuole farci entrare dentro uno studio di uno psicologo e lasciarci il piacere di ascoltare ad una ad una le varie sedute che ci sono.

Banana Yoshimoto ha uno stile fresco e molto piacevole alla lettura, è rilassante e raramente la sua lettura diventa noiosa o ripetitiva. Ogni suo romanzo ha qualcosa di diverso e non segue un vero e proprio filo conduttore con i suoi tanti lavori. In Italia è amata e odiata: c’è chi la critica definendola troppo “commerciale” o troppo “scontata” nei suoi romanzi, c’è chi la ama e chi vorrebbe leggere i suoi romanzi tutti insieme (come la sottoscritta).

Come anticipato, il libro è composto da tredici racconti, alcuni mi sono piaciuti poco, altri li ho adorati. Hanno quel classico misterioso contesto connaturato nel Giappone; quella cultura orientale che sembra del tutto sconosciuta a noi. Ma la cosa che colpisce è che c’è un confronto con l’Occidente in uno di questi racconti, cosa che in pochi libri di autori orientali ho visto!

I fiori e il temporale è ambientato proprio in Italia, in particolare in Sicilia e la ragazza che sta narrando la storia, inizia dicendo che quando si parla della felicità, pensa subito al viaggio che ha fatto in Sicilia. La illustra in modo molto positivo, descrivendola come un posto aperto e caldo. Questo racconto è uno dei miei preferiti, scritto meravigliosamente e mette in evidenza la nostra terra, quindi è impossibile non provare un po’ d’orgoglio e patriottismo.

In confronto a Roma dove ero già stata, l’atmosfera era più aperta e calda. Le montagne in lontananza ricevevano il colore arancio del sole e splendevano di una tinta dolce e delicata che non avevo mai visto al mondo. Lungo la strada ci trovammo improvvisamente in un ingorgo: tutti impazienti di tornare a casa suonavano i clacson. Ma ciò nonostante c’era qualcosa di molto dolce. Una felicità che si sprigionava dalla terra. Le persone amavano quel posto e ne erano rianimate“.

Ma il mio preferito è il più contorto di tutti, si chiama Mummia e parla della sindrome di Stoccolma. Una ragazza viene rinchiusa a casa di un uomo e inavvertitamente inizia a provare attrazione per lui, un’attrazione molto strana e perversa. Fin dall’inizio sa che l’uomo è pericoloso, ma nonostante tutto lo segue, anche se è consapevole dell’errore che sta facendo. Ha una carica erotica davvero impressionante senza descrivere nessun atto sessuale in particolare. Riesci a percepire come lei vuole averlo, anche se in realtà non le interessa nulla di lui a livello sentimentale. Ho riletto questo racconto più di una volta e ogni volta ho trovato delle sfumature diverse e meravigliose.

Parlare di ogni singolo racconto diventerebbe troppo noioso, ma è davvero un libro che consiglio a chi vuole vedere le cose da un’altra prospettiva. Banana Yoshimoto in qualunque sua storia riesce a farci entrare all’interno della cultura giapponese, tanto diversa dalla nostra e indirizzata verso la ricerca della felicità. Ti fa immergere in un caleidoscopico paesaggio del Sol Levante, che è insieme realistico e visionario, doloroso e vibrante di energia positiva.

La cosa che mi ha colpito in particolare di questo libro è proprio la diversità delle storie, dei protagonisti, delle varie risoluzioni e di come riesce in qualche modo a far sembrare gli epiloghi così simili. Ogni racconto finisce in modo positivo, in modo da farti sperare nel famoso “e tutti vissero felici e contenti”, ma ti lascia sempre quel piacevole amaro in bocca da farti dire: “Ha davvero risolto il suo problema oppure vuole auto-convincersi che è così?”

Un po’ quello che facciamo tutti noi nella nostra vita… qualche volta.

In definitiva, Banana Yoshimoto non mi ha delusa neanche stavolta, perché Il corpo sa tutto è un piccolo gioiello tra i suoi lavori… consigliatissimo!

Buona lettura da Giulia!

 

Giulia Paternò

© Riproduzione Riservata