I racconti dell’orso: il “film UFO” di Samuele Sestieri e Olmo Amato arriva nelle sale italiane

Prendete due giovani filmmaker dai percorsi eterogenei (diploma di cinema l’uno, laurea in neurobiologia l’altro), una scommessa “estrema” (girare un intero film soltanto in due, ricoprendo tutti i ruoli dietro e davanti alla macchina da presa, durante un viaggio di quaranta giorni tra Finlandia e Norvegia), una fortunata campagna di crowdfunding e un percorso che dal debutto in concorso al 33. Torino Film Festival ha portato il film in giro per il mondo, da Rotterdam al Messico. Sono alcuni degli ingredienti che hanno fatto di I racconti dell’orso, l’opera prima di Samuele Sestieri (classe 1989) e Olmo Amato (1986), un autentico “caso” del cinema indipendente italiano. 
 
Un film diverso da tutto, che dopo tanti appuntamenti festivalieri inizia finalmente la sua vita nelle sale cinematografiche, distribuito da MFN in collaborazione con Vivo film: il debutto, lunedì 12 marzo alle ore 20.45, in un cinema-simbolo come il Nuovo Sacher di Roma, seguito poi da un tour nelle principali città italiane accompagnato dagli autori. 
 
I racconti dell’orso è una bizzarra “favola apocalittica” che racconta la storia di un monaco meccanico che, in un mondo abbandonato dagli uomini, insegue uno strano omino rosso. Dopo aver attraversato boschi, città morte e lande desolate, i due buffi personaggi raggiungono la cima di una collina magica. Il ritrovamento di un vecchio peluche d’orso ormai malandato li farà riconciliare. Uniranno così le forze, nella speranza di poter dare vita al giocattolo inanimato e sfuggire al vuoto che li circonda.
 
La nostra idea – raccontano Sestieri e Amato – è stata fin dall’inizio quella di trasformare la povertà di mezzi in un’autentica risorsa: nessun dolly, nessun carrello, nemmeno una steady. Lontani dall’eccessiva programmazione e dallo studio a tavolino, abbiamo voluto restituire una messa in scena viva, pulsante, che respira con i suoi personaggi. La sceneggiatura è stata solo un punto di partenza: luoghi e persone che incontravamo nel corso del viaggio modificavano, ampliavano, arricchivano la nostra storia. Di fronte alle meraviglie di una natura incontaminata, il punto di vista è quello vergine di chi vorrebbe imparare a vedere, come se fosse per la prima volta“.
 
Quando vedemmo al Festival di Torino I Racconti dell’Orso – spiegano Marta Donzelli e Gregorio Paonessa di Vivo film – rimanemmo colpiti dalla sua magica capacità di porsi come un oggetto unico nel panorama del cinema italiano. Un UFO fuori dagli schemi, una fiaba atipica, ma allo stesso tempo universale. Davanti a noi c’era un mondo reale, fisico, oltre l’animazione, pronto ad accogliere non solo i bambini, ma anche gli adulti appassionati di un cinema che va al di là di schemi collaudati e che cerca di (far) sognare“.