I morti non muoiono: recensione

Ormai la “living dead mania” sta prendendo un po’ tutti per la gola, dal cinema alle serie tv, fino ai fumetti e i libri, creando un vero e proprio fenomeno di successo che si sta dilagando nelle grandi masse.

Ma in tutto questo dilagare era difficile pensare che anche un regista come Jim Jarmusch fosse attratto da tale materia, nonostante nel 2013 abbia già varcato la soglia del genere horror, tra virgolette, con la storia di vampiri Solo gli amanti sopravvivono; senza rinunciare alla sua vena umoristica, l’autore di Daunbailò tira su la sua personale visione del regno degli zombi, portando sui grandi schermi questo I morti non muoiono, un’opera summa del pensiero jarmuschiano quando si tratta di strizzare l’occhio alla voglia di intrattenere senza prendersi sul serio.

E per arrivare a tanto viene chiamato a presenziare un cast di volti noti, chi già al cospetto della filmografia di questo autore e chi invece per la prima volta rodato al suo cinema; Bill Murray, Adam Driver, Chloe Sevigny, Tilda Swinton, Steve Buscemi, Danny Glover, Caleb Landry Jones, RZA, Carol Kane, Rosie Perez, Selena Gomez, Larry Fessenden, Iggy Pop e Tom Waits, ognuno di loro deciso a sgomitare pur di contribuire a questo bizzarro horror assurdo, tra comicità trattenuta e puro citazionismo.

La storia è ambientata a Centerville, dove la tranquillità e la calma che aleggia in questo luogo vengono accompagnate dalle note di una canzone altrettanto serena, quale è il brano The dead don’t die di Sturgill Simpson.

Su tale sfondo si muovono le gesta dello sceriffo Cliff Robertson (Murray) e dei suoi vice Ronnie Peterson (Driver) e Mindy Morrison (Chloe Sevigny), tre rappresentanti della legge che di colpo si ritrovano ad avere a che fare con uno strano evento; a causa di uno disastro climatico, i morti viventi tornano in vita, seminando terrore e morte nella cittadina di Centerville.

La lotta per la sopravvivenza sarà dura, ma basta seguire le regole dettate dai film horror per poter combattere l’orda dei morti che sta avanzando verso il paese.

La premessa è innanzitutto una sola; Jarmusch deve essersi divertito un mondo a dover creare questa pellicola zombesca, arricchendo l’esile trama con le sue battute secche e una insana voglia di citazionismo sfrenato, gettando rimandi al mondo romeriano, ovviamente, ed anche qualche accenno ad altro cinema e materiale (su una tomba c’è scritto il nome di Samuel Fuller, mentre il personaggio di Buscemi si chiama Frank Miller, come il noto fumettista dark).

Sta di fatto che I morti non muoiono non può vivere solo di questo, perché infine sarebbe servito un vero senso logico per poter dare linfa al tutto, tant’è che la visione avanza stanca e senza guizzi alcuni, affastellata esclusivamente di amici/attori/cantanti jarmuschiani, presi a farsi divorare dai vari zombi che circolano nel film.

Sarà anche un prodotto metaforico, dove le creature mangia uomini rappresentano il comune stantio vivere della società odierna, ma è un messaggio che ormai ha fatto il suo corso ed è stato già ben reso in passato (guardare sempre al nome George A. Romero), quindi inutile appoggiarsi nuovamente su questo dettaglio; inoltre l’ironia, già di per sé stanca e resa di soppiatto, arriva veramente alla frutta quando decide di gettarla sul meta cinema, dimostrando che ormai di idee qua poche ce ne sono e non molto si salva nel complesso.

Forse è il caso che Jarmusch torni al suo cinema di prosa e poesia, perché nel contesto horror ironico non riesce a dare dei degni risultati, lontano anni luce da prodotti analoghi, e molto più riusciti, quali sono Splatters – Gli schizzacervelli di Peter Jackson e L’alba dei morti dementi di Edgar Wright.

Mirko Lomuscio