Goblin slayer: recensione

Ultimamente si è diffusa la voce di un manga capace di rivaleggiare con Berserk. Stiamo parlando di Goblin Slayer. Uscito inizialmente come light novel, è stato successivamente trasposto come manga e come anime, il secondo lo troverete tranquillamente su VVVVID.

Ma di cosa parla Goblin Slayer? La storia è ambientata in un mondo fantasy, dove gli avventurieri firmano contratti con una gilda predisposta, per svolgere lavori e ottenere compensi (un po’ come avviene nei GDR classici). Una giovane chierica forma una squadra di battaglia ma quasi immediatamente il gruppo viene annientato, tranne per una combattente, rimasta prigioniera nelle mani dei goblin, e la chierica, ferita da una freccia. E’ “l’uccisore di goblin” che interviene in loro aiuto, un uomo che ha consacrato la sua vita allo sterminio di tutti i goblin, con tutti i mezzi necessari. La protagonista decide quindi di unirsi al misterioso cavaliere, partendo per nuove avventure.

Ora, analizziamo bene ciò che abbiamo visto: il primo volume del manga ed i tre episodi appena usciti della serie anime. La storia ovviamente è una decostruzione degli stereotipi dei GDR come Dungeons & Dragons e Pathfinder: gli dei si sfidano a dadi (ovviamente un riferimento ai giocatori), prima di partire per un’ avventura, si guarda il livello degli esploratori ed il bilancio di squadra. Più un personaggio guadagna esperienza, più acquisisce nuovi talenti. Perfino il foglio d’iscrizione alla gilda è palesemente una scheda personaggio di Dungeons & Dragons. Anche la struttura delle missioni, appese a degli annunci, ricorda molto le bacheche che si possono trovare nei giochi di ruolo. Il mondo è fantasy, ma con tinte molto oscure: non mancano sangue, carneficine e stupri. Vedremo la speranza di certi personaggi infrangersi in pochi attimi, mentre goblin in apparenza deboli li macellerranno. Chiara strizzata d’occhio ai classici avventurieri spavaldi dei manga shonen.

Parlando dei lati negativi: c’è troppo fan service e stupri degni del peggior hentai con i mostri. I personaggi, per quel poco che è stato mostrato, sono un po’ stereotipati e solo il protagonista sembra spiccare per l’aura di mistero e tragicità che lo avvolge. La serietà costante che lo caratterizza lo rende quasi grottesco, ad esempio non si toglie l’armatura nemmeno per mangiare, rimanendo sempre pronto all’azione.

Per quanto riguarda le differenze tra anime e manga, sono poche, più che altro riguardano la posizione di alcuni flashback e la rimozione del background dei primi avventurieri, che avrebbe potuto lasciare un brivido di spessore alle prime vittime.

Per chi dice che sia il nuovo Berserk, non ha letto l’opera di Miura a fondo. Goblin Slayer per il momento non ha mostrato la profondità del primo, rivelandosi per lo più un seinen per gli amanti dello splatter e del “sesso mostruoso”.

Prima di tutto, Berserk non è solo macello gratis, ogni cosa ha il suo perché. Perfino le scene di stupro sono introdotte con “calma” nella storia e non schiaffeggiate in faccia con tanta leggerezza al primo volume. Vi facci un esempio: l’infanzia di Guts e le violenze subite sono un pugno nello stomaco. È un trauma che il protagonista si porta per tutta la vita, avendo perfino del disagio ad essere toccato dagli uomini. Nel primo volume di Goblin Slayer una ragazza del primo gruppo di avventurieri viene violentata, ma poi il suo destino viene narrato con una leggerezza disarmante. Stiamo parlando di stupro, signori, non di un ballo in maschera. Quindi, sebbene entrambi presentano creature aberranti, scene truculente e mostri lussuriosi, a Goblin Slayer, per il momento, manca quella profondità filosofica che caratterizza Berserk.

Il discorso di Griffith sui sogni, sul significato di amicizia è una delle parte più interessanti del fumetto di Miura e sono anche l’indizio per tutti gli eventi dell’Eclissi.

Purtroppo ci  stiamo basando sui tre episodi dell’anime e sul primo volume del manga, ma si dubita possa raggiungere la qualità di Berserk.

In conclusione, Goblin Slayer è una buona decostruzione degli stereotipi del gioco di ruolo, ricca di ambientazioni oscure e rivisitazioni interessanti, ma non è lontanamente paragonabile a Berserk.

 

Debora Parisi

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