Dreamwalker. La ragazza che camminava nei sogni: intervista esclusiva a Mariachiara Cabrini

Lettrice accanita, bookblogger e scrittrice, Mariachiara Cabrini cura il blog L’arte dello scrivere… forse con il nickname di Weirde.

Molto conosciuta sulla rete, grazie alle sue recensioni di libri letti in lingua originale e non ancora pubblicati in italiano, e alle sue campagne mediatiche per portare in Italia i libri degli autori che più ama, ha una forte ammirazione per Jane Austen, adora le trame anticonvenzionali, i vampiri e i romanzi con eroine non bellissime, ma sorprendentemente in gamba.

Ha pubblicato Imprinting love (Zerocentoundici Editore, 2010), un rosa contemporaneo semi adolescenziale; La fiamma del destino (Lulu.com editore, 2011), un romanzo fantasy intrecciato col genere musical; I colori della nebbia (scritto assieme a Francesca Cani e pubblicato da Harlequin Mondadori, 2013), un romance storico; Le rocambolesche avventure di una lettrice compulsiva, un saggio ironico sulla figura del lettore; L’accomodatrice Lie for me (Lie4me Professione bugiarda edito da Harlequin Mondadori Elit, 2015 e ripubblicato col titolo L’accomodatrice, Pub.me, 2017), un divertente chick-lit e ora con Dreamwalker. La ragazza che camminava nei sogni si è gettata sul genere new adult di stampo dramatic paranormal.

La sua ultima fatica letteraria, infatti, tocca temi complessi e delicati, come la diversità, la violenza sulle donne, la droga, ma lo fa intrecciando realtà e fantasia per scoprire il vero valore dell’amore e dell’amicizia. 

Per saperne di più, leggete l’intervista qui sotto!

Ha carta bianca e tre aggettivi per descriversi… 

Lettrice, introversa e sognatrice.

Mai senza?

Una borsa enorme, ma anche alla moda, dove riporre ogni ben di dio possibile, devo essere pronta per ogni evenienza. Porto con me libri, più paia di occhiali, da sole e non, salviette, fazzolettini, ombrellino, da bere. Le borse piccole non fanno per me. Se anche arrivasse l’Apocalisse zombie, io con la mia borsa sarei pronta.

Cosa le piace leggere?

Sono una lettrice onnivora. Leggo di tutto veramente. Ma i generi letterari che prediligo sono il fantasy, l’urban fantasy, il giallo, il romance storico o contemporaneo, il paranormal, lo steampunk e lo sci-fi. Il mio mito è Jane Austen, mentre tra le scrittrici contemporanee i miei pilastri sono Mary Balogh e Lois McMaster Bujold. Ma amo anche Jayne Krentz e Nora Roberts e Nalini Singh e molte altre. Adoro le trame anticonvenzionali, i vampiri e i romanzi con eroine non bellissime, ma sorprendentemente in gamba. Odio gli zombie.

Se dovesse esprimere tre desideri?

Avrei almeno quattro serie di libri che ho letto in inglese che vorrei vedere pubblicate in italiano in modo che anche i lettori che non possono leggerle in lingua originale possano conoscerle. Ne nomino solo tre: La Sharing knife serie di Lois McMaster Bujold, La Psy-Changeling series di Nalini Singh e la serie Ghostwalkers di Christine Feehan.

La sua vita in un tweet?

Lavoro a uno sportello pubblico, leggo tanto e scrivo storie fantastiche, il tutto con ironia.

Ci parli del suo ultimo romanzo. A chi lo consiglierebbe e perché?

Dreamwalker la ragazza che camminava nei sogni è stata una mia sfida che spero di aver vinto. Chi ha letto gli altri miei romanzi Imprinting love e L’accomodatrice lie for me, sa che il mio stile tende molto all’ironico e mi piace prendere in giro la realtà. Lavoro a uno sportello pubblico e vedo e sento cose incredibili, ma del tutto vere. La gente ti sorprende sempre. E mi regala molte ispirazioni. Se volete ridere vi consiglio di leggere il mio libro L’accomodatrice lie for me. Di solito la presento così: più astuta di una volpe, più creativa di un saltimbanco, più versatile di un abitino nero, più spericolata di uno stuntman e più sicura di sé di un marine pluridecorato: l’accomodatrice Alice Schiano con le sue bugie specializzate giungerà in tuo soccorso e risolverà i tuoi problemi con irreprensibile determinazione.

Dreamwalker è un romanzo più serio, anche se pur sempre abbastanza leggero.  Un new adult, perché i protagonisti hanno 23 e 26 anni rispettivamente, ma è anche un libro con un pizzico di paranormal. Vi racconto la trama in poche righe: Diana ha perso cinque anni della sua vita. Vorrebbe che non fosse accaduto, ma non può cambiare il passato, né cancellare le cicatrici che le ha lasciato. Può solo ricominciare da capo. Costruirsi una nuova identità, trovare nuovi amici, un nuovo scopo, e nascondere a tutti il suo segreto.  Nessuno potrebbe mai immaginare che dietro i suoi abiti sempre coordinati, la sua quieta determinazione nello studio e l’abilità di creare dolci squisiti, si celi una paura che stenta a tenere a bada. Nemmeno Sebastiano, l’assistente del corso di giapponese che Diana ha iniziato da poco a seguire. Quando la guarda, lui vede solo una ragazza attraente, con gli occhi grigi più belli che abbia mai visto, ma quando lei lo guarda vede ciò che sta cercando disperatamente di lasciarsi alle spalle. Vede un incubo che le impedisce di dormire, un dolore che l’ha cambiata per sempre e che non vuole mai più provare. Amare è un rischio che non vuole correre di nuovo, ma la scelta non è unicamente nelle sue mani, e osare potrebbe permetterle di raggiungere un traguardo che non aveva mai neppure osato sognare.

Consiglio questo libro a chi ama le storie d’amore, perché Sebastiano è qualcuno di cui non ci si può non innamorare. A chi ama le protagoniste coraggiose che non si arrendono mai.  A chi ama il mistero, perché c’è anche quello.  E chi ama lo sport e la cucina, perché queste due passioni salveranno letteralmente la vita di Diana, in un momento molto buio per lei. Può un sogno diventare la tua realtà? E se poi un giorno si trasformasse in un incubo, cosa faresti?

Come nascono i suoi personaggi, vi è un collegamento con la realtà?

In parte, di più nei miei due libri precedenti. In questo caso tutto è frutto della mia fantasia, Ciò che più è stato preso dal reale è la stanza di Diana e i libri della sua libreria che sono i miei libri, con le mie personali note a margine. E le ricette che cucina, che ho inventato di sana pianta e sperimentato nella mia cucina. Mi son sentita un sacco Benedetta Parodi in certi momenti…

Le ambientazioni che sceglie provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?  

Da lettrice cerco delle cose precise in un libro. In primis voglio delle storie strane innovative, qualcosa di inaspettato, ma di non troppo complicato. Mi piacciono la chiarezza e la semplicità e un certo grado di realtà. Purtroppo mescolare realtà e fantasia e magari anche paranormal, che è un genere che adoro, non è semplice. Ma cerco comunque di mettere tutto questo nei miei libri. Il risultato è sempre un mix strano, ma spero affascinante. Per controllare la mia tendenza a strafare e ad esagerare con la fantasia  e non perdere contatto con la realtà di solito scelgo ambientazioni italiane, reali, che conosco bene. Stavolta per Dreamwalker ho scelto un’ambientazione a me molto familiare, la città di Verona, dove ho frequentato l’Università, la stessa che frequenta Diana nel libro. Per immedesimarmi meglio nei personaggi e nella storia. Le stanze di Diana sia nella casa dei suoi genitori che nell’appartamento vicino all’Università rispecchiano molto la mia stanza  E anche questo per non lasciare sfuggire dalla finestra il realismo, che nel romanzo ho intercalato con il sogno. Fino quasi alla fine del libro il lettore si chiede quale sia il sogno e quale sia la realtà insieme a Diana, perché lo volevo coinvolto  nei suoi stessi problemi di percezione e pronto a tifare per lei. Ma non volevo creare un’ambientazione troppo onirica, semmai dei sogni realistici.

Come può riassumere ai suoi lettori il suo romanzo? Qual è il messaggio che vuole trasmettere?

Dreamwalker è una storia d’amore, ma anche di rinascita, coraggio, paura, sfida e speranza.  Conosciamo Diana in un brutto periodo della sua vita, quello in cui ha veramente toccato il fondo. Ha fatto molti sbagli, ha commesso molte azioni deprecabili e tutte per sopravvivere e per punirsi e per anestetizzare i sensi di colpa che la tormentano. Sono la somma di cinque anni che vuole cancellare, ma ancora così tangibili da portarne addosso le cicatrici e le sofferenze. La sua è una storia in bilico tra sogno e realtà, tra quello che le distingue e quello a cui ci aggrappiamo quando è il momento di scegliere. È una storia di accettazione: di noi stessi, del nostro passato e dei nostri errori. Ma anche delle scelte degli altri e di quello che queste comportano. È una storia che parla di ciò a cui ci appoggiamo quando ne abbiamo bisogno e di ciò in cui scegliamo di credere – perché alla fine quella scelta è solo nostra.  E la speranza e la felicità esistono sempre, anche negli angoli più bui nei quali sono nascoste.

È già al lavoro su un nuovo libro?

Sì, su molti. Purtroppo quando inizio un progetto mi vengono mille altre idee e quindi mi ritrovo almeno per un certo periodo a lavorare su diversi fronti contemporaneamente. Al momento sto lavorando a un progetto molto divertente a quattro mani con una mia amica, poi al seguito di L’accomodatrice Lie for me, a due racconti e ho in testa una bozza di idea per un thriller.

 

Silvia Casini

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