Diavolo di un iperico: intervista esclusiva a Roberta Maresci

Sei depressa? Soffri di mal di testa, herpes, dolori muscolari o ti scotti facilmente la pelle? L’iperico è il medico “green” che la Terra ci mette a disposizione. Sottoforma di oleolito dona benessere ed entra di diritto nelle pratiche di beauty routine. Ha una forte azione cicatrizzante, rigenerante ed emolliente, unico nell’alleviare dolore e prurito. Lo sapeva anche William Shakespeare che, nella sua mezza estate, gli ha regalato il ruolo di protagonista dandogli i toni di un “sogno”. Usato per predire la durata della vita, la data del matrimonio di una donna e perfino per identificarne il partner, dell’Hypericum questo libro svela usi medicinali, storia ed energetica, riti e miti, ricerca scientifica e tradizioni popolari. Ma non solo. Perché l’iperico è un’erba spontanea superstar nei terreni del Mediterraneo ideale per chi segue uno stile di vita sano e una corretta dieta alimentare. Si raccoglie nella notte di San Giovanni Battista, che coincide nel solstizio di mezza estate; quando si fa il nocino, quando si scacciano gli spiriti maligni e quando i suoi fiori sono in pieno sboccio.

Qui sotto potete leggere l’intervista alla scrittrice e giornalista Roberta Maresci.

Parlaci un po’ di te…

Nata sotto il segno dell’acquario 51 anni fa, madre di Massimo e Claudio, pur non avendo neppure un pesce rosso nella bolla di vetro sul comò, sono una donna curiosa della vita e ottimista. Guardo il bicchiere sempre mezzo pieno, perché (dico sorridendo) che quello che manca l’ho già bevuto. Scherzi a parte, ho un diploma di maestra d’arte ceramica in tasca ma sono giornalista. Ho pubblicato 18 libri tra cui molte biografie di donne da Mina alla Maria Callas, da Wanda Osiris a Raffaella Carrà, passando per libri dedicati alla sigaretta, il collezionismo, lo scambio di coppie e il mercato del caro estinto. Ho scritto di tutto, di più. Sono stata autore, ideatore e conduttore di trasmissioni per RadioRai, conduttrice di alcune rubriche per Rai1 Unomattina e mi sono tuffata in progetti sul beauty curando e scrivendo per enciclopedie della moda Treccani e del profumo. C’è un tema che non ho mai trattato: la politica, ne sto alla larga. Mi piace passeggiare e viaggiare, anche con la mente. Non seguo mode, piuttosto le anticipo. Sono uno spirito vintage.

Cosa ti piace leggere?

Mi piace leggere i quotidiani. Adoro proprio il suono della carta quando apro e chiudo il giornale, meno di uno stridio e più di un calpestio a frantumare le foglie cadute. Ben più intenso poi è per me l’odore dei vecchi libri: mi ricorda un misto di note erbose con una punta di acido, sentore di lavanda con un sottofondo di cantina, di vino, di polpa di legno shakerato a memorie di gente radunate attorno a un tavolo, a fine giornata, illuminati dalla luce di una candela. È poesia. È piacere di un tempo nostalgico che solo la lettura di un libro vissuto mi regala. La professione mi ha deliziato di tonnellate di parole nei libri, che divoravo, anche per bambini e ragazzi quando per anni ho avuto le rubriche ad hoc. Se invece penso alla lettura più smart, mi piace leggere i quotidiani nazionali comprati in edicola perché ho lavorato molti anni nelle redazioni dove a mezzanotte, le rotative partorivano notizie calde, profumate d’inchiostro e cronaca. Già questo bastava per creare l’incipit di un noir. C’è da dire che ancora mi devo deliziare della lettura di un libro sull’amaca, nella mia campagna: il mio rifugio, ma mi riprometto di farlo presto!

Qual è il tuo hobby?

Il mio hobby prediletto è occuparmi di Madre Terra. Frequento il 2ASER dell’Istituto Tecnico Agrario Emilio Sereni di Roma. E ho la fortuna di aver realizzato un sogno che avevo da bambina: avere un giardino, ma non uno qualunque. L’ho chiamato Fair Play Garden ed è piuttosto una filosofia di vita, di gentilezza verso la natura. È la filosofia di William Shakespeare trasferita sul campo per affrontare il diritto alla gioia. Promosso in collaborazione con il Comitato Nazionale Italiano Fair Play (associazione benemerita riconosciuta dal CONI) presieduto da Ruggero Alcanterini, Il Fair Play Garden è quello che un tempo era l’orto di guerra in periferia, dentro le mura, tra le rovine, nelle carceri, nelle isole di confino, nei terrazzamenti delle civiltà mesopotamiche come a Babilonia o perdute come in Centro America per gli Inca a Machu Picchu, sino all’Altis con i suoi ulivi, che circondava il Tempio di Giove Olimpico. Oggi nel mio Fair Play Garden a Montopoli di Sabina (Ri) c’è la RSA per le piante anziane e l’Albergo dove lasciare in deposito provvisorio (il tempo della vacanza) orchidee, ortensie ma anche gerani.

Dalla GreenBank al Prendi&Pianta gratis (plantcrossing), è appena nato anche l’Humus Trek, una sorta di galleria della gentilezza “en plein air”, visitabile finché Madre Natura non se la riprenderà. Chi vuole giocare a scoprire l’arte che si fonde con erbe mediche e alberi da frutto, è invitato alla caccia al tesoro in questo mio parco. Per ora ci sono foglie, sassi, terra, rami e rovi su cui poggiano i “Mushrooms” di Mario Calcagnile, restauratore della Cattedrale gotica tedesca di Ulm, pittore e scrittore di Carmiano (Lecce). La prossima installazione si concentrerà sugli “Ovuli” dell’artista Patrizia Dalla Valle, che con la sua imperialità bizantina dei mosaici misti ad argilla invaderà il Fair Play Garden.

Arte e idee del FPG che contano sul sostegno morale del The European Fair Play Movement, con una prospettiva addirittura continentale. Sono ben 42 i paesi che attraverso la presidenza del Movimento Europeo Fair Play hanno accettato con entusiasmo questa opportunità di promuovere in tutta Europa il mio Fair Play Garden. Rapidamente, appena è arrivato il messaggio, a Bruxelles sono nati tre Fair Play Garden: in villa, con lago e percorso con opere d’arte ispirate, in un’area verde dedicata nello Stadio d’Atletica e con l’adozione della formula in un parco urbano della periferia della Città. Contemporaneamente si stanno aprendo delle situazioni anche in Italia.

Parlaci del tuo libro. A chi lo consiglieresti e perché?

Diavolo di un iperico (disponibile su Amazon), è il mio libro dedicato a quest’erba spontanea che cura ben 100 patologie cutanee e non solo. Sei depressa? Soffri di mal di testa, herpes, dolori muscolari e mestruali? L’iperico è perfetto. Ma è perfetto anche come antidepressivo e contro l’insonnia. Sottoforma di oleolito dona benessere e ha un forte potere cicatrizzante. Usato perfino per predire la durata della vita e la data del matrimonio di una donna,dell’Hypericum questo libro svela usi medicinali, storie ed energetica, riti e miti. Scritto con i caratteri anche del diario, ricco di foto, consiglierei la lettura di queste 74 pagine a chi, cogliendo il quesito di Kafka, si domanda non perché l’uomo abbia smarrito il paradiso in terra, ma perché non faccia niente per tornarci.

Come è nata l’idea?

L’idea è nata perché nel mio Fair Play Garden l’iperico cresce spontaneo e lo raccolgo. Perché la pianta è utile. Non si discute. Soprattutto in caso di disordine affettivo stagionale, quando la depressione dipende dalla luce scarsa dei mesi invernali. Ecco allora che chi lo ne diventa di colpo più recettivo ai raggi del sole. Ma la fotosensibilità si può calmierare, si può gestire proprio con gli oleoliti. Confesso di aver un debole per loro. Ne preparo con l’iperico ma anche con l’albizia, il rosmarino, rose, santolina, elicriso e altre erbe.

Progetti futuri?

Beh intanto raccogliere olive con la famiglia e farne olio, che in Sabina è dop. Raccogliere prugnolo per farne marmellate e liquore. Ma a parte la terra, pubblicare un libro sulla lavanda.

Silvia Casini

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