Dampyr: recensione

Sembra che nel panorama cinematografico italiano si stia smuovendo qualcosa per far concorrenza alle major americane (Marvel e DC Comics docet), cercando di stare al passo con i tempi per quanto riguarda il termine “cinecomic” odierno; e chi meglio della Sergio Bonelli Editore poteva arrivare a tanto in Italia, cercando di sviluppare una propria sequela di progetti, sia per il grande che per il piccolo schermo?

Tra questi progetti quello che sta facendo capolino nei cinema è il qui presente Dampyr, tratto dal fumetto creato da Maurizio Colombo e Mauro Boselli, la storia dell’ “eroe per forza” metà uomo e metà vampiro, che dal 2000 impazza a livello editoriale e che ora trova qui una propria linfa cinematografica che possa dargli una nuova via del successo.
Tirando su un team all’altezza della situazione, Bonelli Entertainment insieme ad Eagle Pictures e Brandon Box cercano di realizzare per l’occasione un piccolo kolossal capace di competere con il cinema internazionale, creando un titolo che possa dare inizio ad un franchise di tutto rispetto ed interpretato da un anglofono cast variegato.

La storia è ambientata nel 1992, sullo sfondo della guerra nei Balcani, ed in questo contesto si sta smuovendo una lotta tra gli umani e delle creature centenarie, semplicemente denominati vampiri, i quali, dopo aver massacrato un piccolo villaggio, si ritrovano braccati da un gruppo di combattenti militari, guidati dal rude Emil Kurjak (Stuart Martin).

Ma questi, dopo essersi resi conto che gli ostili in questioni altri non sono che mostri di un altro mondo, decidono di chiedere aiuto a l’unico essere capace di contrastarli, ovvero un dampyr, un nativo metà uomo e metà vampiro che può competere con le forze dei temuti succhiasangue.

Lui si chiama Harlan (Wade Briggs), figlio del signore delle tenebre Draka (Luke Roberts), ed è con grande tormento che porta dietro di sé questa sua condanna, ritrovandosi d’un tratto alle prese con una caccia senza tregua al fianco di Emil stesso e della vampira prigioniera Tesla (Frida Gustavsson); insieme dovranno giungere al cospetto del potente Gorka (David Morrissey) e far sì che possa essere fermato, una volta per tutte.

Nonostante in tempi passati ci sia stato modo di assistere a qualche trasposizione cinematografica di alcuni albi della Bonelli, con opere come Tex e il signore degli abissi di Duccio Tessari, Dellamorte Dellamore di Michele Soavi e il dimenticabile prodotto yankee Dylan Dog – Il film di Kevin Munroe, la nota casa editoriale tenta il colpaccio a modo proprio grazie a questo Dampyr, un’opera prima firmata dal giovane Riccardo Chemello e che con grande professionalità costruisce un racconto fantasy dalla giusta visionarietà; e con tutta franchezza possiamo dire che il film in questione è un prodotto capace di competere con qualsiasi altra concorrenza d’oltreoceano, tirando su un plot ed una narrazione che nulla hanno da invidiare ad opere simili, come la saga di Underworld e quella di Blade tanto per rimanere in tema vampiresco.

Questo Dampyr è un notevole passo avanti per una certa mentalità produttiva tutta italiana, che prima mai come in questo caso riusciva a mostrare uno spirito organizzativo con un prodotto tecnicamente degno (maestranze a gran parte italiane, dagli effetti visivi a quelli di trucco, fino a fotografia e scenografia), con l’unica pecca qua di non trasudare alcuna italianità negli esiti finali e assecondando di conseguenza la visione kolossal che finora ha inculcato il cinema al di fuori dei nostri confini (soprattutto quello americano).

Ma al di fuori di ciò, questa “prima” avventura dedicata a Dampyr attirerà la vostra attenzione, con grande senso dell’intrattenimento c’è da aggiungere, sperando così per un futuro roseo capace di portare conseguenti sequel dedicati al protagonista interpretato da Briggs e ai comprimari Roberts e Gustavsson.

Mirko Lomuscio