Io sono l’abisso: recensione

Scrittore dal seguito ormai noto nel nostro paese, Donato Carrisi da qualche tempo alterna la sua attività di narratore su carta a quello di regista in toto, avendo portato sui grandi schermi un paio di opere thriller tratte da suoi libri di successo; infatti, dopo l’esordio datato 2017, avvenuto col premiato giallo La ragazza nella nebbia, David di Donatello miglior opera prima, il nostro autore ha poi bissato nel 2019 questa esperienza dietro la macchina da presa, grazie ad un altro lungometraggio di tensione quale è L’uomo del labirinto, interpretato da Toni Servillo, già presente nel titolo precedente anche, e Dustin Hoffman.

Oggi, 2022, memore della massima “non c’è due senza tre”, Carrisi porta nei cinema un altro titolo dark e oscuro, tratto anch’esso da un suo successo letterario; il titolo in questione è Io sono l’abisso, un film che lo scrittore stesso intende calare nel mistero più assoluto, chiedendo esplicitamente di non dichiarare alcun nome degli interpreti coinvolti, in modo da poter avvolgere la trama in questione in un fitto interrogativo pregno di assoluta tensione.

La storia si muove sullo sfondo di una Como autunnale, grigia e ammaliante al tempo stesso, luogo dove avvengono alcuni delitti per mano di un misterioso assassino, capace di far perdere le proprie tracce come niente fosse; a dargli la caccia sarà una donna in cerca di riscatto, una persona dal passato travagliato ma capace di voler aiutare chi è in difficoltà.

E dato che una serie di delitti vengono commessi nel luogo dove vive, decide di far luce su questo mistero, seguendo una lunga indagine che potrebbe portarla proprio verso la soluzione finale.

Ed intanto anche una giovane ragazzina paraplegica si troverà coinvolta dalle attenzioni di questo serial killer, intrecciando con lui un rapporto emotivo dai risvolti pericolosi.

Può darsi che il tenere assolutamente all’oscuro la lista dei nomi coinvolti come attori in quest’opera aiuti sul lato mistery del caso, fatto sta che Io sono l’abisso però non è un lungometraggio che possa ritenersi solido sotto ogni aspetto.

Seguendo una traccia thriller che alla lunga ricorda anche altre opere non dissimili (sulle prime viene in mente Almost blue di Alex Infascelli tratto da Carlo Lucarelli), il film di Carrisi intende rendere però più originale il tutto costruendo strada facendo una struttura quasi ad incastro, dove ogni singola scena sembra non legare con le seguenti, seppur l’intento finale è quello di tirare le somme in modo assai lineare e semplice.

Ma è proprio questo ricercare un linguaggio al di fuori della norma che rende Io sono l’abisso un’opera stucchevole, capace sì di regalare allo spettatore un film visivamente accattivante, ma dall’andazzo incerto e, a volte, fin troppo confusionale.

Sono tre le linee narrative che si snodano in questo racconto, quello del serial killer, quello dell’indagatrice e quello della ragazzina paraplegica, affiancate l’un l’altra in questa narrazione che vorrebbe fare la differenza con molta invadenza, ed invece a conti fatti estrae poco più di una visione proto televisiva.

Certo, il tono dark e la ricerca visiva di determinate inquadrature aiutano a rendere il tutto più accettabile, tant’è che possiamo parlare dell’opera più accattivante di Carrisi stesso sotto questo aspetto, però i risultati finali a stento riescono a rimanere nella media più assoluta, come il resto della filmografia di questo scrittore/regista.

Mirko Lomuscio