Coldplay – A head full of dreams: recensione

È finalmente arrivato nelle sale, l’attesissimo film di Mat Whitecross – grande regista e amico fraterno di un gruppo straordinario di quattro ragazzi londinesi – sull’incredibile, affascinante storia dell’ascesa di una delle più grandi band rock degli ultimi decenni: i Coldplay in A head full of dreams.

Filmato nell’arco di vent’anni, questo piccolo capolavoro regala allo spettatore, i momenti più intimi e ricchi di quotidianità, impegni e relazioni dei quattro ragazzi d’oro di Camden: John Buckland, Chris Martin, Will Champion, Guy Berryman, alias i Coldplay.

Inutile dire che quanto appare sullo schermo, è l’esplosione gioiosa e coloratissima del talento musicale di questo gruppo, mai scontato, mai banale, tanto ricercato nelle sonorità, quanto semplice e vicino al pubblico nei gesti.

È chiaro sin dai primi minuti del docufilm che i Coldplay sono sempre rimasti con i piedi ben ancorati alla realtà, hanno sempre mantenuto ben intatte le loro personalità, così come il valore primario del gruppo: l’amicizia, senza la quale nulla sarebbe stato e sarebbe tutt’ora possibile.

La positività di questo legame, oltre agli innumerevoli successi in campo discografico, anche sapientemente costruiti, è il denominatore comune di questo documentario.

Non a caso Chris Martin, frontman dei Coldplay, ribadisce con chiarezza di vedute: “La verità è che senza gli altri, ognuno di noi sarebbe fregato” ed è proprio questa sua esatta visione che gli permette di affermare, proprio all’inizio del film, in un girato del 1998, che “I Coldplay diverranno immensi”.

Mai parole furono più vere.

Un documentario da vedere, assaporare, godere nell’eccezionalità delle riprese e dei brani musicali ivi inclusi, il quale dimostra che non è certo questione di lana caprina, bensì di talento, contenuto e valore, il fatto che per ben vent’anni i Coldplay abbiano venduto milioni di dischi, in barba ai radical-concettual-chic della musica impegnata che aspramente li hanno sempre voluti relegati alla musica commerciale per le masse.

Mai dimenticare che la musica è un abito che si indossa e ognuno ha il proprio.

 

Antonia Parini

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