Alita – Angelo della battaglia: recensione

Prevedere una collaborazione tra due geni della cinematografia come James Cameron e Robert Rodriguez era difficile da immaginare, anche se alla fine non era cosa così impossibile, e soprattutto notare che tale incontro sia avvenuto sotto il segno di un noto manga è cosa ancor più inaspettata; traendo quindi ispirazione da una famosa opera nipponica, creata da Yukito Kishiro nel 1990, il papà di Terminator e il creatore di El mariachi mettono insieme le proprie forze, il primo come sceneggiatore (assieme a Laeta Kalogridis) e produttore (assieme al fido Jon Landau), il secondo nella sola veste di regista, per portare sui grandi schermi una trasposizione degna di esistere di Alita – Angelo della battaglia, saga futuristica ambientata centinaia di anni avanti a noi, in una terra dominata dalla macchina e osteggiata dalla pericolosa mentalità umana.

In questo universo si muove la nostra protagonista cibernetica, interpretata dalla giovane Rosa Salazar (vista nel secondo e terzo capitolo della serie Maze runner), la quale, per l’occasione, è stata ritoccata digitalmente per farla assorbire dal suo personaggio fumettistico, esibendo quindi degli occhi dalle dimensioni spropositate e fuori dalla norma, dediti a caratterizzare l’animo “umano” di questa eroina robotica.

Ad interpretare il qui presente kolossal da centinaia di milioni di dollari un cast variegato e dalle grandi occasioni, a partire da un tris di premi Oscar come Christoph Waltz, Jennifer Connelly e Mahershala Ali, più il giovane Keean Johnson, Jackie Earl Haley, Ed Skrein, Michelle Rodriguez ed in veste non accreditata Edward Norton (lo scoverete con molta fatica).

Siamo nel 26° secolo e la terra è un mondo ormai allo sbando, centro di scarico di quello che viene ritenuto essere un vero e proprio paradiso vivente, cioè il regno di Salem, che vive proprio sopra i cieli, a centinaia di metri dal suolo terrestre.

In questo contesto lo scienziato Dr. Dyson Ido (Waltz) ritrova i pezzi di un automa, ancora capace di essere assemblato, e da questo rottame l’uomo tira fuori la splendida Alita (Salazar), una mentalità artificiale nel corpo metallico di un’adolescente, capace di sentire ogni tipo di sentimento umano possibile.

La ragazza si aggira per i centri urbani, facendo la conoscenza del giovane Hugo (Johnson) e scoprendo alcune gioie della vita, come il gioco Motorball, un passatempo estremo seguito da milioni di spettatori nel globo; nel mentre altri loschi e misteriosi personaggi si accosteranno ad Alita, come il sinistro Vector (Ali) e l’enigmatica Chiran (Connelly), i quali sono al servizio del malvagio Nova, un’entità suprema che regna incontrastata dal pianeta Salem.

Per quest’ultimo la giovane cyborg, divenuta nel frattempo una cacciatrice di taglie, sembrerebbe rappresentare un ostacolo per i suoi oscuri piani.

Pur non assistendo a qualcosa che rasenti l’originalità, essendo questo film la sagra del già visto in quanto ad elementi fantascientifici e temi trattati, Alita – Angelo della battaglia riesce ad essere pur sempre un prodotto tutto da godere, trainante in tutte le sue due ore di durata e capace di regalare barlumi emotivi nel mezzo, grazie soprattutto alla professionalità delle due menti che ci si sono messi a lavorare sopra.

Infatti, se da una parte troviamo il tocco ultratecnologico e tecnicamente attento del produttore Cameron, dall’altra è inutile negare che la creatività del grande Rodriguez dia un notevole contributo a livello ritmico, regalandosi anche dei guizzi autocitazionisti gradevoli e divertenti (la scena ambientata nella locanda, che apre tale e quale all’entrata nel Titty Twister in Dal tramonto all’alba), come anche altri rivolti al creatore di Terminator (tra i rottami la presenza del cranio di un T-800).

Una collaborazione, quella che avviene in questo contesto, che riesce a non banalizzare il materiale d’origine del caso, nonostante nel mezzo prenda il dominio anche la appiccicaticcia storia d’amore tra l’Alita un’adeguata Salazar e l’Hugo di Johnson (d’altronde il film è stato lanciato per il giorno di San Valentino); inoltre anche altre sottotrame vengono ben amalgamate (il passato che lega il Dyson di un bravo Waltz alla Chiran di una conturbante Connelly, lo scontro con il pericoloso cacciatore di taglie Zapan, interpretato da uno Skrein ritoccato in CGI) e così facendo l’opera di Rodriguez assume una dimensione ben felice di essere vista, senza divenire capolavoro, ma aprendo una porta a dei possibili sequel a venire, capaci di intensificare il mondo futuristico descritto un questo riuscito Alita – Angelo della battaglia.

Mirko Lomuscio