Zerovskij – Solo per amore: recensione

Il tour che la scorsa estate ha registrato ovunque il sold-out, sorprendendo ed entusiasmando la critica e il pubblico arriva nelle sale: Zerovskij – Solo per amore, lo spettacolo ideato, scritto e diretto da Renato Zero.

In una improbabile stazione ferroviaria, diretta dal misterioso Zerovskij, tra reale e irreale, in scena Amore, Odio, Tempo, Morte e Vita, non più come concetti astratti ma finalmente umanizzati, pronti al confronto amaro, ironico, tenero e spietato con un figlio di nessuno, Enne Enne, e i due viaggiatori di sempre, Adamo ed Eva. Lo stile steampunk della stazione con il capo stazione si adatta benissimo all’idea di fondo dell’opera: treni, fermate e persone di tutti i generi, per raccontare il viaggio lungo una vita.

Durante i suoi 143 minuti di durata, Zerovskij – Solo per amore offre allo spettatore piacevoli sorprese visive: la suggestiva visione aerea di Verona, forse ad indicare il punto di vista di Dio (a cui Pino Insegno dà voce) che vuole prendere le distanze dall’umanità corrotta e lontana dalla sua visione originaria; oppure all’interno dell’ Arena, dove si svolge lo spettacolo, che permette allo spettatore seduto in sala di essere immediatamente trasportato nell’atmosfera di quell’evento senza precedenti.

Carenze genitoriali, il condizionamento da parte delle società, i falsi valori legati all’immagine e al denaro, il diritto alla vita e alla morte, i ruoli di genere, la morte della cultura, tutte queste questioni vengono affrontate e sottoposte alla riflessione dello spettatore, ancora una volta senza denunciarle inserendole tra le pieghe delle sue liriche, con assonanze poetiche e lessico moderno.

Zerovskij – Solo per amore non è un concerto, non è un musical né una pièce teatrale, ma una vera e propria novità, senza nessun precedente che riesce a mettere al centro della sua riflessione l’essere umano, con le sue debolezze, i suoi vizi ma anche virtù.

 

Federica Rizzo

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