Vengo anch’io: recensione

Esordio al cinema per Corrado Nuzzo e Maria Di Biase, il duo comico conosciuto per gli sketch in programmi televisivi come Mai dire… e Zelig, Vengo anch’io racconta le vicende di un aspirante suicida (Corrado Nuzzo), un’ex carcerata (Maria Di Biase), un ragazzo affetto dalla sindrome di Asperger (Gabriele Dentoni) e di una giovane atleta del salento (Cristel Caccetta). L’eccentrico gruppo sarà costretto a intraprendere un viaggio insieme, da Milano al Salento a bordo di un pulmino rosso, che li porterà a confrontarsi con i problemi del proprio passato e i turbamenti del presente. Durante il tragitto scopriranno di essere un gruppo coeso e sopratutto di esser diventati ormai una famiglia, per quanto eccentrica e singolare, in grado di trasformare i punti deboli di ogni singolo membro in forza.

Road movie fortemente ironico, a tratti cinico, parecchio dissacrante e anche un po’ politico, Vengo anch’io è una commedia divertente e piacevole che riesce, grazie ad una buona scrittura e ad una precisa intenzione comunicativa, a parlare del diritto alla felicità che ogni essere umano dovrebbe rivendicare. Ai personaggi viene offerta un’ultima possibilità di salvezza: sono tutti soggetti scorretti e instabili che riescono a formare una famiglia, con cui si sentono finalmente a casa. Nonostante il forte feeling del duo, i due giovani protagonisti, Cristel Caccetta e Gabriele Dentoni risultano molto credibili e ben amalgamati con Nuzzo Di Biase. Perfetti e ben pensati, inoltre, i vari camei che si susseguono in tutto il film: si va da un Aldo Baglio poliziotto ad un Vincenzo Salemme datore di lavoro. Il più divertente risulta comunque il ristoratore interpretato da Francesco Paolatoni.

Stazione dopo stazione, casello dopo casello, insomma, Vengo anch’io affronta, lungo le soste, i problemi e le perplessità di tre personaggi che, in fatto di stranezza, è come se fossero una persona sola. Ripartire non diviene soltanto un concetto legato ai motori e alle canoe ma anche all’esistenza altalenante di individui giudicati inadatti dalla nostra società. Gli scenari salentini del brindisino, infine, offrono poesia e avventura alla vicenda.

 

Federica Rizzo

© Riproduzione Riservata