Un viaggio a quattro zampe: recensione

Lui, il mondo dei migliori amici dell’uomo, lo conosce bene, dato che da un suo libro è stato tratto nel 2017 il film Qua la zampa! diretto da Lasse Hallstrom; ora W.Bruce Cameron bissa tale esperienza vedendo su grande schermo un altro suo scritto, una storia di amicizia tra cane e uomo divisi da chilometri di distanza.

Con Un viaggio a quattro zampe si torna a parlare quindi di questo argomento, tramite lo sguardo di un pitbull, la cui voce fuori campo (femminile) ci accompagna di minuto in minuto dando un punto di vista prettamente canino a riguardo.

Diretto dal Charles Martin Smith di Morte a 33 giri, autore che recentemente si è specializzato nel cinema indirizzato all’amicizia tra il mondo animale e quello umano, dato che ha messo mano al dittico dedicato a L’incredibile storia di Winter il delfino, questo lungometraggio conta nel suo cast la presenza di attori come Ashley Judd, Edward James Olmos e Wes Studi, per non parlare della presenza di una protagonista canina di nome Bella, che in originale, non accreditata, si trova ad essere doppiata dalla Bryce Dallas Howard di Jurassic World.

Nata e cresciuta tra i rottami di una casa abbandonata, un cucciolo di pitbull femmina, dopo aver visto portar via la sua amata mamma dagli accalappiatori, viene cresciuta da una gatta; in questo contesto fa la conoscenza del giovane Lucas (Jonah Hauer-King), un animalista che ben presto adotterà la piccola cagnolina crescendola a casa sua, assieme a sua madre Terri (Judd).

Però la legge non gli consentirà di poter tenere quell’animale in casa e Bella, questo il nome affibbiatole, si ritroverà lontana chilometri dalla sua casa, con la sola idea di voler tornare tra le braccia del suo padrone.

In fuga e dispersa per la strada, la nostra quadrupede protagonista affronterà un lunghissimo viaggio pur di rivedere il suo Lucas, affrontando miriadi di pericoli e facendo anche la conoscenza di nuovi amici, come un cucciolo di puma disperso tra le foreste, di cui Bella diverrà la sua unica madre.

Cinema animalista e dal punto di vista dei migliori amici dell’uomo ne è sempre stato fatto, basti pesare alla serie dedicata al cane Benji, cominciata nel 1974 con Beniamino, oppure a quel piccolo film intitolato In fuga a quattro zampe, dove due cani e una gatta attraversano gli Stati Uniti per ritrovare i loro padroni; sulla falsariga di quest’ultimo titolo si indirizza anche Un viaggio a quattro zampe che, con tutta la buona volontà, ci mostra una trama intrisa di buoni sentimenti e sguardi documentaristici per poter aggiungere qualcosa di nuovo a riguardo.

Sta di fatto che il qui presente titolo arriva nel 2019 con tutto un seguito di film che ormai hanno detto di tutto sull’argomento, tant’è che Smith fa quel che può tirando in ballo elementi più accattivanti in questo contesto da cinema per bambini, inserendo nel tutto un’analogia tra i cani randagi e i reduci di guerra, oppure infilando una parentesi omosessuale con l’apparizione di una coppia gay (interpretata da Barry Watson e Motell Gyn Foster) che si prende cura di Bella.

Ma tutto ciò non basta per portare la pellicola verso i lidi dell’originalità e quindi Un viaggio a quattro zampe fa quel che può appassionando con baci e abbracci uomo/cane, oppure mostrando un percorso di crescita tra quadrupedi quando la protagonista canina si prende cura di un cucciolo di puma (4 cuccioli da salvare docet, quarta avventura dedicata a Benji), quest’ultimo realizzato in una posticcia CGI.

Ancorato nella natura di film per giovanissimi, Un viaggio a quattro zampe è un esile prodotto buono giusto per gli amanti degli animali e della natura, che si accontentano di film che diano dell’intrattenimento come lo farebbe una qualsiasi puntata di Quark, perché quella voce fuoricampo di Bella ricorda molto più un Alberto o un Piero Angela del caso che un qualsiasi ruolo di narratrice della storia.

Mirko Lomuscio