A Ludovica

Le tenerezze che serbo di te

vorrei comprenderle

illese nel canestro delle mani

poi liberarle e guardarle volare

rilucere radiose

bucare l’oscurità del giardino

come lumi di lucciole

le sere del giugno bambino-

vorrei alfine avvitarle

una all’altra come petali turgidi

nel bocciolo chiuso d’ibisco

e affidarle in eterno

a voce bianca di conchiglia

bocca marina

dalle slabbrate labbra

che sorride sulla battigia

di Danila Olivieri