Transeuropa Discovery Tour: intervista esclusiva a Giulio Milani

La casa editrice Transeuropa nasce come una “felice anomalia” all’interno del panorama editoriale italiano. Costituita come coordinamento di autori/editori, nel segno di Pier Vittorio Tondelli, ha da sempre puntato al nuovo, all’inedito, al diverso e al non catalogato in ambito narrativo, tant’è che recentemente ha lanciato un nuovo genere letterario, che prende spunto da fatti di cronaca, ma li racconta con il gusto per il paradosso di una serie tv d’autore.

Per saperne di più abbiamo intervistato Giulio Milani, editore di Transeuropa, che quest’estate, accompagnato dalla sua famiglia, ha dato vita a un vero e proprio Discovery Tour, ovvero a una sorta di scouting itinerante, grazie al quale è andato alla ricerca di nuovi scrittori e nuove scritture.

Ha carta bianca e tre aggettivi per descriversi…

Uno straniero residente, come tutti.

Mai… senza?

Preservativo? (È un consiglio da amico, ho già tre figli…)

Cosa le piace leggere?

Saggistica, più che altro. E poesia. La saggistica mi piace, mi fa pensare; la poesia mi sorprende, mi commuove e mi diverte. La narrativa, invece, è studio e applicazione. È un’arte che può farsi scienza (sperimentale).

Se dovesse esprimere tre desideri?

Vorrei che la vita mi concedesse di veder crescere i miei figli, di assistere a un cambiamento epocale, di non farmi invecchiare male.

La sua vita in un tweet?

«Note depressive in tratti di personalità mimetica» (questa, almeno, è la stringata diagnosi dello psicologo della marina militare alla visita di leva: l’ho fatta mia per riassumere).

Ci parli del tour di Transeuropa. Come è nato e perché?

È un’idea che nasce alla fine del 2016, dopo il primo anno di sperimentazione dei miei laboratori faccia-a-faccia: avevo scoperto che lavorando sul testo con l’autore, anche se il manoscritto di partenza non era ancora pubblicabile ma mostrava delle potenzialità, era possibile sollecitare dei veri e propri salti di qualità, in certi casi sorprendenti. A quel punto mi è venuta l’idea di rovesciare i termini del rapporto: non è più soltanto l’autore che deve trovarsi l’editore, ma dev’essere anche l’editore – nel mio caso un autore/produttore – ad andare a caccia di temi e di talenti adatti al suo scopo. Ho condiviso questa idea con la mia compagna, e siccome siamo entrambi appassionati di viaggi e sperimentazioni, la cosa è andata in porto. Mi sono fatto riadattare un van postale tedesco a camper puro, e sono partito con tutta la famiglia. È stato uno sforzo terrificante, che ci ha messo a dura prova. Ma bisognava dare un segnale forte e chiaro, e credo che questo segnale sia arrivato.

Quali sono i criteri di pubblicazione previsti? Quali titoli usciranno nel 2018?

La prima regola è che non ci sono regole. Quando saltano le regole, infatti, vuol dire che stiamo immaginando un gioco nuovo. Nel caso della serie antologica “Wildworld”, il gioco nuovo consiste nel prendere un fatto di cronaca e utilizzarlo come trampolino per sovvertire la narrazione mediatica e la poetica di maniera che ricalca l’ideologia prevalente. Parlo di gioco, ma come si coglie dai presupposti e dai primi titoli in pubblicazione non sono mai stato così serio. Dentro queste indicazioni di metodo, quello che conta è la tenuta della scrittura e l’autenticità dell’autore rispetto al tema assegnato. In tutto usciranno quattro titoli nel 2018, due in primavera – La notte dei ragni d’oleandro di Mario Bramè, Sotto il suo occhio di Giulia Seri – e altrettanti in autunno (segreti, per il momento). I miei autori-registi, a cui ho affidato i singoli episodi della serie, sono tutti esordienti.

Cosa si augura per questo progetto così innovativo?

Mi auguro che cresca e che spacchi.

Il mestiere dell’editore non è affatto facile… ha mai avuto voglia di mollare tutto? Se sì, cosa l’ha fatta desistere?

Premetto che non sono un editore. Sono un autore che ne produce altri. Proprio per questo, ho avuto voglia di mollare tutto parecchie volte. Non stavo bene in un ruolo né nell’altro. Ho fatto una gavetta ventennale, sempre in bilico tra successo e fallimento, tra editoria e scrittura, da apolide, spossante. Non ho mollato perché mi accorgevo che tenevo botta e stavo imparando, specie dagli errori. Volevo che la scrittura, la mia e quella degli altri, mi fornisse un passaporto per andare dove mi pare e per dire quello che voglio. Alla fine ci sono riuscito: la mia è la casa dei racconti, immobile e senza confini.

Nel futuro di Transeuropa intravede altri progetti così ambiziosi?

Transeuropa riserva sempre delle sorprese.

 

Silvia Casini

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