Ti presento Sofia: recensione

Se c’è ormai una prassi nella Colorado Film di Maurizio Totti, quella è la linea di dover rifare all’italiana una serie di titoli stranieri, in maniera da poter abbracciare anche quella fetta di successo che le opere alla base hanno raggiunto con una buona dose di genuinità; lo sono stati film come Fuga di cervelli di Paolo Ruffini o I babysitter di Giovanni Bognetti, fino ad arrivare a Belli di papà di Guido Chiesa.

E sempre per la regia di quest’ultimo nome, approda nelle sale ora questo Ti presento Sofia, lungometraggio che riprende la sua facile trama a sfondo famigliare da un film argentino del 2015, Se permetti non parlarmi di bambini! di Ariel Winograd, e la riadatta per poter mettere in scena un degno prodotto divertente con a capo la presenza di un’accoppiata inedita e accattivante; loro sono Fabio De Luigi e Micaela Ramazzotti, i quali con molta verve decidono di reinterpretare tale storia tramite le loro singolari doti recitative.

La storia è quella del musicista Gabriele (De Luigi), un uomo con una mancata carriera da chitarrista e che ora gestisce un negozio di articoli musicali assieme al fratello immaturo Chicco (Andrea Pisani); alle spalle ha anche un matrimonio fallito con Adriana (Caterina Guzzanti), dalla quale è separato ed ha avuto una figlia di 10 anni, l’amata Sofia (Caterina Sbaraglia).

Ma l’incontro con una sua vecchia conoscenza, la fotografa affascinante Mara (Ramazzotti), porterà il nostro protagonista a ridimensionare il suo cuore di padre, dato che la donna, dopo averlo coinvolto in una solida relazione sentimentale, gli confessa di non sopportare assolutamente i bambini; a questo punto Gabriele decide di voler nascondere assolutamente Sofia dalla vista di Mara, creando una serie di situazioni equivoche ed imbarazzanti.

Quanto potrà durare tutto questo?

Quando le idee vacillano, senza aver un benché minimo spunto su cui appoggiarsi, guardare alla validità di soggetti appartenenti ad opere estere è sempre stato un buon rimedio, almeno fin da quando Benvenuti al Sud di Luca Miniero spopolò da noi, in quanto remake del successo transalpino Giù al Nord di Dany Boon; la factory gestita da Totti insiste quindi in riguardo e con Ti presento Sofia agguanta una trama facilona facendola diventare, nelle mani del regista Chiesa, un qualcosa di ancor più esile, dall’andazzo incerto e fin troppo approssimativo.

Ormai in questo tipo di prodotti non interessa più tanto l’andamento narrativo del tutto, ma ci si adegua sulla sola idea alla base per poi lasciar sì che i protagonisti mostrino i loro cavalli di battaglia da commedianti; e mentre un De Luigi, per quanto ripetitivo e solito alla solita caratterizzazione di personaggi privi di coraggio, ha delle qualità ironiche a sé, la Ramazzotti invece non sembra riuscire a ben quadrare il suo di personaggio, ancorato nell’immagine da svampita che ormai l’attrice si porta di film in film, stavolta senza neanche spiccare a riguardo.

In più Ti presento Sofia non arriva nemmeno a far valorizzare quell’unico elemento fondamentale dell’intero film, ovvero la presenza della giovanissima Sbaraglia nei panni della bambina nel titolo, la cui partecipazione è veramente mal gestita e poco curata, lasciando tutta la visione dell’intero lungometraggio in mano alla noia imperante, affiancata da una regia svogliata e poco attenta (un montaggio pregno di stacchi improvvisi, situazioni descritte ai minimi termini); inutile la presenza di altre guest come il cantate Shel Shapiro nei panni del papà di Gabriele, un incentivo che veramente serve poco all’insieme del tutto e che gonfia sempre più il vuoto pneumatico di cui è fatto questo film.

Agli autori verrebbe da consigliare di andare a cercare idee proprie la prossima volta, ma se le qualità in generale sono queste tanto vale fermarsi qui e basta.

Mirko Lomuscio