La reincarnazione, un tema molto al di là dell’immaginazione ma ben ancorata ad una certa realtà religiosa che è inutile ignorare, un argomento che insomma si potrebbe ben amalgamare con qualche storia horror o thriller che sia per il mondo del cinema; recentemente è stato detto qualcosa a riguardo con Birth – Io sono Sean, pellicola del 2004 diretta da Jonathan Glazer e dove una vedova Nicole Kidman si ritrovava ad avere a che fare con un bambino che diceva di essere la reincarnazione del defunto marito.
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Su questa linea narrativa si muove ora questo The prodigy – Il figlio del male, un piccolo horror concepito sulla scia del tema “bambini diabolici”, nato anni e anni fa grazie a quel caposaldo quale è Il presagio di Richard Donner; diretta dal Nicholas McCarthy di The pact e Oltre il male, la pellicola ha per protagonista il piccolo Miles Blume (Jackson Robert Scott), figlio prodigio della coppia formata da Sarah (Taylor Schilling) e John (Peter Mooney), un vero orgoglio per i suoi genitori, tant’è che mostra sempre più nuove nozioni di apprendimento in ogni anno della sua crescita.
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Ma questa notevole evoluzione del bambino però ha una sua natura malvagia; infatti, Sarah, con grande spavento e dopo inspiegabili gesti ed eventi, tramite una serie di indizi, arriva ad abbracciare l’idea che Miles è forse la reincarnazione di un pericoloso serial killer, tale Edward Scarka (Paul Fauteux), e cosa ancor peggiore è tornato per portare a termine ciò che aveva lasciato incompiuto prima di morire.
Innumerevoli sono la serie di titoli che hanno sempre affrontato il binomio bambini/forze del male; oltre ai succitati film nominati sopra, possiamo annoverare anche opere meno note come il thriller Mikey di Dennis Dimster e il demoniaco Il respiro del diavolo di Stewart Hendler, e stando a tutto ciò inutile affermare che trovare nuove idee su questa linea non era proprio cosa facilmente concepibile.
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Ci prova questo The prodigy – Il figlio del male, giocando con l’idea di una rinascita malefica da parte di un assassino, ma oltre a questo spunto accattivante l’operato di McCarthy si adegua sempre sulla solita struttura fatta di eventi inspiegabili, atti a portare la storia verso un epilogo appagante, o così dovrebbe essere.
Si appoggia sulla presenza di un inquietante Scott, tratteggiato con la caratteristica somatica chiamata eterocromia (cioè che ha un colore di un colore diverso dall’altro), e poi si adegua su determinate alzate di tensione che arrivano di conseguenza, ma questo The prodigy – Il figlio del male non fa altro che riproporre tutto il dicibile del sottogenere a cui appartiene, con l’aggiunta anche di qualche strizzatina d’occhio al primo capitolo de La bambola assassina, almeno stando ai primi minuti di visione, ed al nostro caro Mario Bava (un’inquadratura è presa di diritto dal suo Shock).
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Il film di McCarthy si affida purtroppo all’esile script dell’esperto in horror Jeff Buhler (suo il piccolo prodotto Insanitarium, più le sceneggiature dei prossimi remake Pet sematary, Jacob’s ladder e Grudge), ma nulla si può fare quando ormai le idee a riguardo sono veramente al minimo, costringendo anche la tematica interessante della reincarnazione malefica a divenire un mero sottotesto fine a se stesso.
Per qualche brivido da provare in assoluta spensieratezze può anche andar bene, ma The prodigy – Il figlio del male è un titolo facilmente dimenticabile e assolutamente innocuo.
Mirko Lomuscio