The fall guy: recensione

Sono gli scavezzacollo per eccellenza, gente che per professione ci regala forti emozioni sul grande schermo inscenando incidenti o momenti adrenalinici dall’impatto sicuro; sono gli stuntmen, un numeroso gruppo di persone nel mondo del cinema che di per sé sono effetti speciali viventi, saltando, rotolando, combattendo e, addirittura, bruciando davanti alla macchina da presa il tempo necessario per regalarci momenti iconici di determinati titoli cinematografici.

Nonostante sia stata già dedicata più di una parentesi che omaggiasse il loro mestiere, primo fra tutti il drammatico Professione pericolo con Peter O’Toole del 1980, nel 2024, in un periodo in cui la figura di stuntman si fa più onnipresente che in qualsiasi altra epoca, è una commedia d’azione come The fall guy a ricordarci la loro importanza, un titolo che ha per protagonista l’accoppiata hollywoodiana formata da Ryan Gosling e Emily Blunt, due volti cardine dell’appena trascorso Barbienheimer (!), e che vede dietro il timone di regia uno che il cascatore lo ha fatto davvero, quel David Leitch oggi regista di film adrenalinici come Atomica bionda, Deadpool 2 e Bullet train.

Tratto da una nota serie di successo anni ’80 interpretata da Lee Majors (e il cui titolo italiano è proprio Professione pericolo), The fall guy è la storia dello stunt professionista Colt Seavers (Gosling), tra i migliori nel suo campo, capace di intraprendere qualsiasi pericolosa azione davanti la macchina da presa pur di far ottenere il migliore dei risultati alla star di cui è la controfigura, l’attore Tom Ryder (Aaron Taylor-Johnson).

Innamorato della bella operatrice Judy (Blunt), Colt sta vivendo tra i più rosei dei suoi momenti, fino a quando un incidente di lavoro non lo costringerà ad isolarsi da tutti.

Passerà del tempo prima che il nostro protagonista torni a farsi vivo su un set, e l’occasione si presenta lavorando per un film diretto da Judy stessa, alla sua opera prima, i quali si ritrovano assieme dopo il lungo periodo d’assenza che li ha visti lontani l’uno dall’altra.

Ma il ritorno di Colt porterà anche delle cattive notizie, come l’improvvisa scomparsa di Ryder e tutto ciò che ruota attorno a questa scottante faccenda.

Che il film di Leitch voglia rendere omaggio all’importanza degli stunt nel mondo del cinema è anche cosa ben ovvia, ciò che però sinceramente The fall guy non riesce a quadrare nelle sue due ore di durata è la capacità di amalgamare l’omaggio a sé con il dovere di raccontare una trama d’intrattenimento, non riuscendo pienamente a fondere i due elementi in modo alquanto riuscito; se infatti da una parte abbiamo questa ricostruzione minuziosa dei dietro le quinte di vari momenti spettacolari di matrice hollywoodiana, dall’altra ci troviamo a che fare con una trama pretesto che vede il calibrato Gosling e la meno affidabile Blunt (il suo personaggio risulta debole all’economia della storia in fin dei conti) darsi da fare in battibecchi e stanchi scambi di battute, circondati da un velo di stucchevole mancanza di fantasia nella costruzione dei loro personaggi.

C’è l’azione certo, come anche il divertimento, ma The fall guy sarebbe potuta essere una commedia d’azione ben concepita se livellata a dovere, a suo modo un buddy movie che sarebbe ben entrato nella tradizione dei migliori nomi del settore, tra cui quello Shane Black che sembra risuonare tra le righe dell’hollywoodiana intricata trama scritta da Drew Pearce (non per nulla co-sceneggiatore di Iron man 3 diretto da Black).

In poche parole in The fall guy, in ordine sparso e per gratuito riempimento, otterrete azione, divertimento, sentimenti, citazionismo sfrenato e sarcastiche strizzatine d’occhio al cinema d’oggi, come il Ryder di Taylor-Johnson che rifà il verso ai capricci d’immagine appartenenti ad alcune star contemporanee, non ultimo quel Tom Cruise che viene anche nominato in più di un’occasione tra una battuta e l’altra.

Mirko Lomuscio